Un paio di anni fa abbiamo iniziato una serie di viaggi in Italia che ci hanno portato – e continuano a portarci – alla scoperta degli hub e di quelle realtà dove grazie all’innovazione e alla tecnologia si lavora per costruire il futuro. Lavorando in sinergia e contribuendo, ogni giorno, ad allargare sempre di più l’ecosistema. Un appuntamento ricorrente, tutti i giovedì, che abbiamo chiamato, appunto, “Viaggio in Italia” e che, inizialmente, è andato a caccia delle startup più conosciute regione per regione, attraversando tutta la Penisola. Successivamente, abbiamo pensato di mappare le principali realtà innovative italiane per tematica (dalle SaaS agli E-sport, dalla cybersecurity alla space economy, dal fashion tech al green, dal fintech all’healthcare, ecc..). Dallo scorso anno, abbiamo iniziato un viaggio tra i singoli hub, andando alla scoperta di quei luoghi dove si pensa a come migliorare il nostro presente – e il nostro futuro – grazie all’innovazione. Durante questo mese vi proponiamo una serie di puntate speciali del nostro “Viaggio in Italia” che racchiudono alcune tra le ultime realtà che abbiamo conosciuto. In questa prima puntata vi portiamo a Firenze, dove è nato l’Erbario digitale, a Bergamo, alla scoperta dell’Institute of Interaction Design per finire a Cagliari, dove RES ha avviato la costruzione di un impianto per trasformare l’anidride carbonica in biometano.
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A Firenze, l’Erbario Digitale
A Firenze si digitalizzano le erbe più antiche del mondo con l’obiettivo di rintracciare online una copia dei 4 milioni e 200mila campioni vegetali dell’Erbario Centrale Italiano, per la maggior parte conservato al museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze. Con questa missione, un paio di mesi fa, ha preso il via una tra le operazioni più significative in ambito scientifico-naturalistico degli ultimi decenni, che si avvarrà di un finanziamento di quasi 7 milioni di euro come parte del National Biodiversity Future Center. Un progetto che è stato seguito dal responsabile scientifico per l’Erbario Centrale Italiano dell’Università di Firenze, Alessio Papini, da Stefano Cannicci, responsabile scientifico del NBFC per l’ateneo fiorentino, da Elena Canadelli dell’Università di Padova e responsabile del progetto per la digitalizzazione, e da Luigi Fiorentino, presidente del National Biodiversity Future Center. Dal capoluogo toscano, l’iniziativa si è allargata a tutta Italia, con l’idea che presto possa diventare un riferimento anche oltre i confini nazionali e che tutti possano godere di questo patrimonio gigantesco semplicemente accedendo a un sito web. Qui il responsabile scientifico del progetto, Alessio Papini, ci ha raccontato le ambizioni dell’Erbario e le nuove frontiere dell’open innovation nel settore.
A Bergamo, nell’Institute of Interaction Design
Nato da un progetto itinerante che è partito da Ivrea per spostarsi oltreconfine, a Copenaghen, e tornare in Italia, a Bergamo, nell’ex monastero di Astino, l’Institute of Interaction Design tra un mese aprirà, per la prima volta, le porte grazie a un accordo tra l’istituto di Copenaghen e Intesa Sanpaolo e al sostegno di Fondazione MIA. «La scuola di Interaction Design di Ivrea, dopo avere preparato alcune tra le menti italiane più brillanti nel settore dell’innovazione, ha chiuso i battenti nel 2005», ci ha raccontato qui Simona Maschi, cofondatrice e direttrice del Copenaghen Institute of Interaction Design. «Il governo danese ha finanziato il lancio della scuola di Interaction Design a Copenaghen, di cui sono direttrice, ma non ci siamo fermati qua». Dopo avere aperto una sede anche in Costa Rica e lanciato programmi di formazione in più di 20 Paesi, Simona ha deciso che quel progetto sarebbe dovuto tornare da dove è partito: in Italia. E qui ci sarebbe dovuta essere una scuola di Interaction Design: «Bergamo ha un’alta intensità e qualità di industrie e ha sviluppato una capacità manifatturiera e un sistema universitario eccellente creando sinergie tra l’ambito lavorativo e quello accademico in un ecosistema fertile».
A Cagliari negli impianti innovativi di RES
Nel capoluogo sardo, RES ha messo a punto un impianto unico in Italia con l’idea di trasformare l’anidride carbonica e l’idrogeno in metano e conservare l’energia in eccesso. L’azienda di Ravenna, fondata nel 2004 da 3 soci: il presidente, Davide Bersani, il vice-presidente, Chato Della Casa e Stefano Silvi, certificatore energetico, ha scelto Cagliari per portare avanti il suo progetto pilota non a caso. «Di impianti di questo tipo ce ne sono soltanto 2 a livello europeo», ci ha raccontato qui il CEO di RES, Davide Bersani.
Realizzato per Sardegna Ricerche, a Cagliari, Res ha dato vita a un impianto di metanazione biologica, costituito da un reattore nel quale crescono dei ceppi batterici specializzati che si nutrono di anidride carbonica (immessa tramite bombole in questa fase sperimentale, ma di fatto uno degli inquinanti che più causano problemi all’ambiente) e idrogeno. Questo processo ha bisogno di energia per realizzarsi, che può essere green e che viene immagazzinata sotto forma di metano attraverso la conversione dell’idrogeno. Si passa così, ad esempio, da un surplus di energia solare, non immagazzinabile a lungo termine in batterie, al biometano, che è una risorsa energetica stoccabile e conservabile senza grandi complicazioni.