Attraverso il QR-code sulla confezione il consumatore ottiene tutte le informazioni sul processo produttivo, dall’allevamento delle bufale al confezionamento. Ecco la storia della fattoria San Salvatore e della startup Authentico
Dietro ogni vasetto di yogurt c’è una lunga storia, che merita di essere conosciuta. Da quali animali è stato prodotto? Come sono stati allevati? Che trattamento ha ricevuto il latte? Quando si è arrivati al confezionamento finale? Queste le domande che tanti consumatori si pongono davanti al banco frigo del supermercato, ma come trovare una risposta? Ci pensa l’azienda agricola cilentana San Salvatore, che entra nel futuro della blockchain con i suoi yogurt e cremosi al latte di bufala.
Un progetto innovativo, realizzato in collaborazione con Authentico, startup specializzata nella tutela e promozione del Made in Italy (nella foto in alto i due team insieme): tramite smartphone i consumatori potranno conoscere l’intero percorso di lavorazione dei prodotti caseari. Il sistema di tracciabilità è semplice e intuitivo: scannerizzando l’apposito QR-code apposto sul nuovo packaging dei prodotti, si apre una pagina web dedicata, dove sono indicati l’esatta provenienza delle materie prime, i luoghi e i processi di lavorazione e molti altri dettagli. Finora tale controllo, sia per gli ingredienti che per le proprietà nutritive, è avvenuto principalmente attraverso l’etichetta, ma tramite blockchain sarà molto più affidabile, completo e puntuale.
La storia dello yogurt certificato dalla blockchain
Alla Dispensa di San Salvatore tutto parte dai foraggi, coltivati in gran parte su terreni di proprietà ed arricchiti con semi di lino, che contengono Omega 3, per migliorare il benessere delle oltre 750 bufale che l’azienda alleva. Dopo essere stato raffreddato in stalla, il latte viene trasportato in un furgone refrigerato nei locali di produzione: qui, entro massimo 24 ore, viene trasformato in yogurt, con la sola aggiunta di fermenti lattici, confetture di produzione propria o preparati a base di frutta, oppure in cremosi, tramite la miscelazione con panna, vaniglia, cacao o caffè.
“Il nostro obiettivo è certificare la filiera chiusa a chilometro zero – spiega Antonello Ricco, chief executive officer de La Dispensa di San Salvatore -, ma stiamo lavorando anche ad altri progetti che rappresentano il perfetto connubio tra artigianalità e tecnologie industriali all’avanguardia. La nostra attenzione è rivolta in particolar modo al tema dell’ecosostenibilità sia in termini di autosufficienza energetica, grazie a un impianto di biogas e a ben tre impianti fotovoltaici, sia tramite una politica aziendale plastic free: i nostri vasetti in vetro e in terracotta sono riciclabili e riutilizzabili”.
“Il nostro obiettivo è certificare la filiera chiusa a chilometro zero”
Prodotti certificati dalla blockchain: l’idea di Authentico
Lo yogurt è tra i prodotti immancabili nella dispensa: si prevede che entro il 2025 supererà i 43 milioni di tonnellate contro i 354 milioni di kg di oggi (fonte: IRI, 2021) con un consumo pro-capite di circa 6 kg annui. “La certificazione in blockchain apre nuovi scenari per l’intero mondo lattiero-caseario, su cui gli italiani chiedono sempre maggiore trasparenza”, spiega a Startupitalia Pino Coletti, CEO di Authentico, startup fondata nel 2017 per contrastare del problema dell’Italian Sounding e della contraffazione di prodotti agro-alimentari italiani.
Dalla zottarella al salami, dai maccaroni al regianito, il falso Made in Italy è un fenomeno di dimensioni enormi: si parla di un fatturato di oltre 79 miliardi di euro, di gran lunga superiore al totale di tutte le nostre esportazioni del settore wine&food (fonte: The European House Ambrosetti, Giugno 2022).
I prodotti caseari sono coinvolti in prima fila: “I disciplinari di produzione dei formaggi DOP prevedono l’utilizzo esclusivo di latte che sia non solo italiano, ma che abbia anche una specifica provenienza geografica, circoscritta ad una zona del territorio protetto dalla denominazione. La principale forma di contraffazione nel settore riguarda proprio l’origine della materia prima: magari viene usato latte straniero oppure di natura diversa, per esempio latte vaccino invece che latte di bufala o di capra, per ragioni prevalentemente economiche o di opportunità di approvvigionamento”.
L’etichetta sul prodotto, però, recita comunque la dicitura made in Italy: “La legge non dice quali sono gli strumenti per eseguire la tracciabilità alimentare, obbligatoria in Ue dal 1° Gennaio 2005. Ogni azienda la fa a modo suo: versione cartacea, fogli Excel, software gestionali nati per scopi amministrativi e contabili. Le caratteristiche intrinseche della blockchain, per sua natura inviolabile, incorruttibile e immutabile, ne fanno invece la piattaforma ideale per assicurare la tracciabilità e la trasparenza”.
“La blockchain, per sua natura inviolabile, incorruttibile e immutabile, è la piattaforma ideale per assicurare tracciabilità e trasparenza”
Nel software ideato dalla startup Authentico gli attori della filiera sono tutti collegati e ognuno, in modo autonomo e indipendente, fornisce dati e documenti lungo i vari step della trasformazione, dal campo alla tavola. Ogni fase è collegata alla successiva attraverso le transazioni di trasferimento della materia prima, di cui si attestano origine, pratiche di trasformazione e, se prevista da un disciplinare, certificazione. Il tutto è visibile anche all’estero grazie al QR code, che rappresenta il certificato digitale dello specifico lotto di produzione.
Green washing? No, lo dimostra la blockchain
La tracciabilità blockchain si è già sviluppata nei settori dell’agro-alimentare in cui i consumatori chiedono con più urgenza certezze sull’origine della materia prima, anche a causa di ripetuti scandali alimentari: “Il settore della pasta per l’origine del grano, il settore conserviero per l’origine dei pomodori e il settore dell’olio EVO per la provenienza delle olive”, specifica Coletti.
“Si mostrerà che le proprie azioni corrispondono al vero e non sono l’ennesima operazione di green washing”
In futuro saranno sempre più numerose le imprese che, attraverso la blockchain, potranno dimostrare ai consumatori il rispetto di valori come sostenibilità ambientale ed etica: “Attraverso dati e documenti si mostrerà che le proprie azioni corrispondono al vero e non sono l’ennesima operazione di green washing”, conclude il ceo di Authentico. “La trasparenza, supportata da una certificazione digitale, consentirà alle aziende di posizionare i loro prodotti di eccellenza a maggior valore e differenziarsi dalla concorrenza, aprendo le porte a nuovi mercati, italiani ed esteri, in cui la tracciabilità di filiera in blockchain sta diventando un plus che rende più facile l’ingresso”.