Tulips ha annunciato di aver rilevato il 100% di Floema, startup bolognese che vende online prodotti agricoli del territorio e l’avvio di un nuovo round di finanziamenti e apertura al venture capital per 25 milioni. Per investire in robotica e mettere a segno acquisizioni strategiche
Tulips annuncia la sua prima acquisizione e presenta un piano di sviluppo per i prossimi 18 mesi che prevede nuovo capitale per oltre 25 milioni di euro, investimenti in tecnologie avanzate e ulteriori operazioni strategiche di M&A. Il fondatore e amministratore delegato della società Enrico Martini ha raccontato di aver raggiunto un accordo per l’acquisizione del 100% delle quote di Floema, startup bolognese nata nel 2018 dall’iniziativa imprenditoriale di tre agronomi. Floema è startup innovativa che accorcia la filiera ortofrutticola attraverso il commercio online di prodotti degli agricoltori del territorio. Il suo punto di forza è l’attenzione alle produzioni locali e alla qualità del prodotto fresco sfuso. La startup ha chiuso il 2021 con un fatturato di 800 mila euro. Obiettivo, investire in robotica nei propri dark store con una gestione integrata di merci e clienti e mettere a segno acquisizioni strategiche.
L’operazione di acquisizione
“Questa acquisizione – ha commentato Enrico Martini – ci permette di consolidare la nostra presenza nella regione, oltre a offrirci grandi sinergie di costo attraverso la condivisione delle piattaforme di preparazione ordini, degli acquisti, della logistica e della tecnologia. Nonostante una proposta di valore diversa, dal momento che Floema ha una gamma di prodotti limitata e premium più vicina all’offerta di un ‘mercato rionale online’, mentre Tulips è un supermercato online a prevalenza locale – ha aggiunto Enrico Martini – condividiamo il 95% della struttura dei costi, quindi con grandi possibilità di sinergie. Floema rimarrà un’azienda indipendente con una propria cultura aziendale e una propria offerta specifica al cliente finale”.
I dati e l’evoluzione di Tulips
Oggi l’online rappresenta soltanto il 2% del mercato della GDO, la grande distribuzione organizzata, che vale 120 miliardi di euro. Si stima che nel 2030 la percentuale dell’online salirà fino al 25%. Tulips punta a conquistare quote crescenti di questo mercato grazie all’unicità del proprio modello di business, fondato su una filiera completamente integrata per gestire sia le merci sia i clienti: da una parte i dark store di prossimità, magazzini organizzati come un supermercato senza clienti e sempre più automatizzati, dall’altra la qualità del prodotto sfuso locale, un servizio clienti eccezionale e la consegna gratuita in tre ore mantenendo prezzi competitivi.
Sono passati 5 anni dalla nascita della startup, creata da Enrico Martini con Mattia Mordenti e tre anni dal primo Dark Store, seguito da altri tre nel 2020-2021. La società, che serve le province di Forlì-Cesena, Rimini, Bologna e Ravenna, confida di raddoppiare il fatturato 2021, che era stato di 5 milioni di euro. I dipendenti sono diventati 80 in quattro città diverse, età media circa 30 anni, tutti assunti con contratti regolari con un salario medio di 27 mila euro, nessun rider. “Siamo il più grande promotore green del settore, anche se non lo urliamo, ha detto Enrico Martini nella sua presentazione, applichiamo l’economia circolare su larga scala, attraverso la restituzione e il riutilizzo del packaging. Abbiamo sviluppato un software per ridurre gli sprechi alimentari, attraverso sistemi di offerta automatica di prodotti a breve scadenza. Promuoviamo “brutti ma buoni” (marchio registrato Tulips). Ci attiviamo concretamente e costantemente per fare education ai nostri clienti sugli sprechi di prodotti alimentari”.
Il piano di investimento e i prossimi passi
Nei prossimi 18 mesi, ha annunciato Enrico Martini, sul fronte finanziario verrà chiuso a novembre un nuovo round di finanziamenti da 2 milioni di euro per puntare poi a un ingresso in Tulips di investitori di venture capital per 25 milioni di euro, destinati sia ad acquisizioni strategiche per consolidare la leadership, sia a investimenti in robotica per aumentare la marginalità dei dark store e a investimenti in tecnologia proprietaria per mantenere il vantaggio competitivo sulla concorrenza.