L’allarme arriva da Save The Children. Intanto un minore su due ascolta la radio
Si incontrano sempre meno per strada, nei giardini, nei cortili, ma si “incrociano” in Rete. Sono i bambini e gli adolescenti italiani: un esercito di nativi digitali che hanno occupato lo spazio virtuale. A tracciare questa fotografia è l’Atlante dell’ Infanzia 2014 presentato nei giorni scorsi a Roma da “Save The Children”. A differenza di vent’anni fa oggi i bambini e i ragazzi si muovono e si incontrano su “nuove” strade: navigano in Internet quasi un bambino su due sotto i dieci anni (44,9%) e otto ragazzini su dieci fino ai 14 anni (80,7%), ma lo usano regolarmente tutti i giorni, più di sei adolescenti su dieci (il 67,5% nel centro dell’area metropolitana; il 64,7% in periferia, il 59,1% nei piccoli comuni).
Il loro corpo “è perennemente “in touch” con l’universo: è qui e altrove; abita ogni luogo ed è aperto alle intrusioni”, ha osservato l’urbanista Giancarlo Paba. Numeri che secondo l’urbanista cambieranno persino la fisiologia di questa generazione: “L’occhio – ha spiegato Paba – l’organo di senso che apriva il corpo all’orizzonte più lontano, è oggi spesso concentrato su un piccolo schermo, mentre il tatto, il senso più limitato e materiale, è capace di scatenare con un solo tocco gli spazi più imprevedibili e dilatati”. Ma se andiamo a vedere con la lente d’ingrandimento i dati che ci offre l’Atlante dell’Infanzia scopriamo che in realtà Internet è ancora sconosciuto a molti: quasi 30 minori su 100 tra sei e diciassette anni sono ancora disconnessi e nel 2013 non hanno mai avuto accesso alla Rete.
L’emergenza riguarda soprattutto la Campania, l’Umbria e la Calabria dove si raggiungono rispettivamente percentuali di 41,5% , 36,9% e 35,3 % di bambini e ragazzi che non usano internet. Non scherzano nemmeno le regioni del Nord: in Lombardia si arriva ad una percentuale di 30,3% e in Toscana al 30,7%. I più connessi sono invece in Valle d’Aosta, Trentino, Liguria, Emilia Romagna e Veneto. In questo gioca un ruolo importante la scuola che ha il compito di educare all’uso della tecnologia.
Ho scritto “educare” perché a noi insegnanti spetta il dovere di far apprendere le competenze necessarie ed indicare le “strade” per usare in maniera corretta la Rete. Chi vive, poi, nelle periferie del nostro Paese sa bene quanto i nostri ragazzi abbiano in mano cellulare all’ultima moda, magari solo per accedere a WhatsApp.
Una nota positiva va data: a stare al passo con la Rete è la radio. I nostri ragazzi amano ascoltarla e in quasi tutt’Italia si registra un dato interessante pari a quello della navigazione: la ascoltano in media quasi un minore su due, il 45,3%. Va forte soprattutto tra gli adolescenti di Trentino Alto Adige (57,2%) e Basilicata (51,9%). Insomma ragazzi sintonizzati che leggono invece poco il giornale e non frequentano i teatri, i musei, il cinema e i concerti, secondo l’Atlante dell’Infanzia. Qui si gioca la sfida più alta per l’Italia: dobbiamo tornare ad appassionarci di cultura e dobbiamo farlo a partire dai bambini. Magari anche attraverso la tecnologia. Non sembra ma è la battaglia più innovativa che abbiamo di fronte.