Anna Amati, fondatrice e vice-presidente di META Group, ha commentato i dati emersi dal paper stilato da StartupItalia!
Quasi un miliardo di finanziamenti per le startup italiane nei primi mesi del 2022. Sono i dati che emergono dal paper pubblicato da StartupItalia in occasione dello StartupItalia Open Summit Summer Edition. Esattamente, stiamo parlando di 968.499.000 euro; per fare un raffronto, in tutto il 2021 sono stati investiti complessivamente 1 miliardo e 392 milioni. Dati incoraggianti che riguardano l’intero ecosistema e che ha commentato anche Anna Amati, fondatrice e vice-presidente di META Group, società di consulenza e investimenti internazionale. “L’ecosistema di cui tanto parliamo non si crea a tavolino, e, soprattutto, per mantenerlo in equilibrio, ci vuole la volontà di tanti singoli individui capaci di costruire valore, relazioni, scambi. E’ necessario pensare a sè ma anche creare valore con gli altri, perché è l’unico modo per crescere”.
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Se, da un lato, gli investimenti in startup, aziende e PMI, in Italia sono aumentati, da un altro ci sono ancora diversi ostacoli da dover superare. “Bisogna lavorare sulle riforme strutturali, a partire dalla riforma scolastica; dalle scuole primarie all’Università”, afferma Anna Amati.
Equity Crowdfunding, numeri in calo. Quale spiegazione?
La fiducia nel crowdfunding ha visto una battuta d’arresto significativa nel 2022, secondo quanto emerge dal report diffuso da StartupItalia, ma perché? “Credo che sia una conseguenza diretta della paura post Covid e dell’attuale instabilità dei mercati – afferma la vicepresidente – Le campagne di crowdfunding sono, generalmente, popolate da piccoli risparmiatori e, in una situazione di incertezza, ritengo naturale che ci possa essere un’attenzione maggiore alla prudenza. Siamo distanti anni luce dai bisogni di un mercato globale: che si tratti di vendere o di attirare l’attenzione“.
Anna Amati
PMI e acquisizione di startup. Cosa ne pensa Anna Amati
In Italia sono diverse le PMI che hanno acquisito startup per fare innovazione. Ma cosa pensa in merito la vicepresidente Amati? “Se è vero che le PMI devono innovare costantemente, per non essere espulse dai mercati, non credo, però, che possano fare innovazione acquisendo una startup senza cambiamenti interni strutturali. Una startup è un’impresa a rapida crescita, con un modello scalabile e ripetibile, che vuole occupare un mercato globale in tempi relativamente brevi ed è capace di creare valore per sé. Per innovare le PMI, credo non ci sia altra via se non quella di coinvolgerle, anzi immergerle, nei processi di innovazione che guidano i mercati; di introdurre talenti capaci di guidare questa innovazione e di acquisire, anche dall’esterno, tecnologie e soluzioni laddove sia necessario accelerare i processi. E la differenza la fanno, sempre e ancora una volta, le persone. Ci vogliono, anche nelle PMI, CEO capaci di cogliere e di anticipare i cambiamenti del mercato e di guidare l’evoluzione dei loro prodotti nel tempo. In qualsiasi settore si collochino, le startup che hanno dimostrato di creare valore a livello mondiale lo hanno fatto, nella maggioranza dei casi, catturando un bisogno specifico ancora inespresso o reinterpretando abitudini consolidate grazie all’introduzione di nuove modalità di utilizzo anche in settori saturi e tradizionali, oppure valorizzando la conoscenza sviluppata all’interno di Università e centri di Ricerca“.