Un tempo oggetti destinati ai mercatini rionali, oggi i beni di seconda mano muovono qualcosa come 96 miliardi al mondo. Il nostro viaggio tra le startup for kids, ossia tra le neo-imprese che si rivolgono alla generazione Alpha, si concentra proprio sulla second hand economy
Ottava puntata del nostro viaggio tra le startup for kids (qui per leggere tutte le altre), ossia tra le neo-imprese che si rivolgono alla generazione Alpha, focus sulla second hand economy. Statista ha calcolato che la second hand economy nel mondo ha un valore stimato di 96 miliardi di dollari nel 2021 ed è in costante crescita. Del resto, in tempi di crisi il consumatore se può risparmia qualche soldino, specie considerato quanto costa crescere un bimbo. Nel 2022 su Subito.it, uno dei maggiori siti di compravendita oggetti di seconda mano in Italia, è soprattutto il verticale Market a crescere, ovvero la second hand per antonomasia. Tra le categorie in crescita c’è anche Tutto per bambini che ha subito un incremento del 16% lo scorso anno.
Data la grande quantità di oggetti, giocattoli e capi di abbigliamento necessari ai bambini nelle loro fasi di crescita l’economia circolare consente alle famiglie di risparmiare a livello economico e ambientale. Nonostante ciò la sorte di molte startup second hand dedicate alla generazione alpha, però, non sembra perseguire l’andamento dei dati. Sono diverse le realtà del settore che negli ultimi tempi hanno chiuso i battenti, quasi a dimostrare che la second hand “funziona” ma prevalentemente su siti generalisti come Subito o Vinted.
Passeggini a noleggio
Tra le startup “verticali” Babonbo è un sito per noleggiare attrezzatura per bèbè. La piattaforma permette di noleggiare in più di cento città, culle, passeggini, seggiolini per auto giocattoli e altre attrezzature per bambini che vengono recapitati direttamente nelle mete di viaggio e nei luoghi di destinazione prescelti come hotel, aeroporti, parchi, centro città o stazione da famiglie o negozi locali. “Dopo numerosi viaggi con la mia bambina, ho capito che viaggiare con i più piccoli può diventare molto stressante; quindi mi sono chiesto perché non aiutare le famiglie a viaggiare libere da ogni attrezzatura?”, commenta Doygu Sefa, fondatrice dell’azienda. Gli oltre 1.700 accessori, prodotti e attrezzature presenti sul marketplace arrivano da oltre 190 fornitori locali, famiglie o negozi che hanno deciso di aprire il loro piccolo e-shop gratuito. La startup punta a fornire un approccio sostenibile di sharing economy perché mette in contatto genitori che hanno attrezzature baby in ottimo stato ma che non le utilizzano più con famiglie che vogliono viaggiare insieme ai piccolissimi e mantenere la valigia leggera.
Giocattoli circolari
Il Club dei giocattoli nasce da un’esigenza personale: “Desideriamo sorprendere continuamente i nostri bambini per accompagnarli nella crescita e stimolarne fantasia e abilità con giochi di qualità – commenta la fondatrice Alessandra Garini -. Siamo però molto attente all’educazione e vogliamo trasmettere ai nostri figli valori come condivisione e sostenibilità, dicendo basta agli sprechi e alle camerette piene di giochi inutilizzati”. www.clubdeigiocattoli.com è una piattaforma online che si rivolge alle famiglie con bambini da 0 a 12 anni e collabora con le aziende di giocattoli con la missione di avere un ruolo attivo nell’evoluzione dei consumi, in un’ottica di sostenibilità, sharing- ed economia circolare.
Il servizio dedicato a genitori e bambini dà loro la possibilità di provare i giocattoli e poi decidere se acquistarli o restituirli. Nella pratica i genitori possono ordinare i giochi online e terminato il periodo di noleggio di un mese possono decidere se restituire gratuitamente oppure acquistare uno o più giochi a un prezzo agevolato. I giochi restituiti vengono igienizzati e rimessi nuovamente in circolo.
Second hand e riciclo
Ci sono poi diverse startup che offrono servizi e prodotti sostenibili anche ai bambini. Nata a maggio 2021 dall’idea di Silvia Atzori e Nicola Mascia Atotus (a tutti in sardo) è una piattaforma (e un negozio fisico in provincia di Trento) che favorisce il riciclo di capi di abbigliamento usati e la diffusione di abbigliamento e oggetti tessili sostenibili. “Atotus in sardo significa a tutti e nasce con un obiettivo preciso: coinvolgere tutti.
Il team
Per farlo abbiamo creato un circuito di economia circolare, il primo in Italia con queste caratteristiche, che include tutti gli attori della filiera della moda sostenibile e li coinvolge per un obiettivo comune: ridurre l’impatto ambientale e sociale della moda e incentivare il consumo responsabile”, spiegano i due fondatori, che aggiungono: “Abbiamo creato una piattaforma tecnologica e una moneta virtuale che premia il consumatore finale e lo incentiva all’acquisto di nuovi capi sostenibili. I capi usati raccolti, grazie agli attori del circuito, prendono tre vie: riciclo, upcycling e riuso. Per creare la circolarità abbiamo coinvolto, a oggi, 16 realtà denominate “attori del circuito” che si contraddistinguono per il loro impegno verso la sostenibilità. All’interno sono presenti 14 aziende italiane suddivise tra filatori, tessitori e brand di abbigliamento, una scuola di moda e una associazione non profit”. La startup raccoglie dai clienti abbigliamento usato con determinate caratteristiche utili al riciclo e vengono venduti i nuovi capi provenienti dagli attori del circuito.
Silvia Atzori e Nicola Mascia, fondatori di Atotus
“All’interno della nostra piattaforma – spiegano – gira la moneta T.I.P. (acronimo di Together Is Possibile) che funge da misuratore di sostenibilità e incentivo (1 TIP = 1 euro). Il sistema funziona come una camera di compensazione di crediti e crea una forma di scontistica, concessa al consumatore finale in cambio del suo usato”. Per bambino ora la piattaforma offre un quiet book realizzato con tessuti riciclati e presto verranno venduti anche capi di abbigliamento per bambini e ragazzi. “Abbiamo attivato una campagna di sensibilizzazione sulla sostenibilità tessile nelle scuole – concludono i fondatori – e i capi da bambini venduti dagli utenti, se in ottimo stato, vengono donati a una associazione che supporta mamme in difficoltà”.
Rifò Lab, startup pratese di moda sostenibile ed etica, realizza maglioni e altri capi per adulti e bambini da scarti di lana e jeans. Dopo una prima raccolta da 300mila euro a febbraio 2020, l’azienda innovativa ha completato una seconda tranche da 1,5 milioni di euro. Il team di Niccolò Cipriani, il founder, è cresciuto nell’ecosistema fiorentino dell’innovazione di Nana Bianca, partecipando al programma di accelerazione Hubble.
Niccolò Cipriani, founder di Rifò Lab
La piattaforma di noleggio abiti da cerimonia Dressyoucan propone già alcuni capi da bambina e ha in programma di aumentare l’offerta dedicata alla generazione alpha. “Noi di DressYouCan crediamo fortemente nella spinta positiva che il noleggio degli abiti può dare alla transizione ecologica del settore – afferma la fondatrice Caterina Maestro – Negli ultimi anni si sono prodotti capi destinati a non durare e si è scelto di produrre tantissimo e dare alle fiamme i materiali invenduti. Ai nostri figli dobbiamo presentare un modello diverso, abituarli a consumare in un altro modo e penso che con il fashion renting si faccia proprio questo”.
Fondata dall’imprenditrice e mamma Elisabeth Tocca, Cora Happywear propone una linea di abbigliamento per uomo donna e bambini realizzata in fibre naturali come eucalipto, cotone biologico, bambù e lana riciclata.