La startup catanese arriverà in 15 nuove province e punta a potenziare l’algoritmo per individuare l’inquilino ideale e rassicurare i proprietari che affittano i propri appartamenti
Nuovo finanziamento per Zappyrent, che porta in cassa 1,2 milioni di euro, con oltre 900.000 euro raccolti con una campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd. Ad investire nella piattaforma digitale specializzata nell’affitto di immobili a medio-lungo termine sono stati FB5 Investments Srl, holding di partecipazione di Fire Group SpA, e ALIcrowd, il primo ELTIF di venture capital che utilizza anche il crowdfunding per ricercare le aziende oggetto di investimento, gestito da Azimut Libera Impresa SGR SpA. L’iniezione di capitale arriva dopo il round da 2,5 milioni di euro del gennaio 2020, quando a scommettere sulla startup catanese fondata nel 2019 dai fratelli Lino e Antonio Leonardi (per offrire una soluzione digitale alternativa alle agenzie immobiliare) furono vari manager con ruoli apicali in Uber e BlaBlaCar. Con i nuovi fondi Zappyrent punta al salire di livello, cioè all’espansione su scala nazionale, potenziando l’algoritmo che ha la capacità di ricercare e selezionare inquilini affidabili.
In un periodo difficile tanto per gli affittuari quanto per i locatori, con i primi che devono fare i conti con stipendi medi troppo bassi rispetto al costo della vita e i secondi colpiti da locatari morosi avvantaggiati dal blocco degli sfratti stabilito durante l’emergenza Covid-19 (con la Corte costituzionale che ha ritenuto legittimo il provvedimento in presenza di una situazione eccezionale come la pandemia fino al 31 dicembre 2021 e senza possibilità di ulteriore proroga), per chi punta a ricavare una rendita da una proprietà è cruciale trovare persone in cui riporre fiducia. Ed è proprio laddove non arrivano le agenzie immobiliari e un settore con poche opzioni per gli affitti sul lungo periodo – dove, secondo quanto riportato dalla stessa startup, a un proprietario privato occorrono più di 75 giorni per affittare un appartamento, mentre al contrario ben il 60% degli inquilini non paga regolarmente il canone – che Zappyrent trova terreno fertile per garantire sicurezze ai padroni di casa. Con costi nel complesso abbordabili, che a fronte di una fee iniziale pari anche al 100% dell’affitto per il primo mese, prevede una tariffa variabile ,in base al tipo di servizio che si sceglie, tra il 3% e l’8% per le successive mensilità.
Lo fa con la ‘Protezione Zappyrent‘, che permette al proprietario dell’immobile di ricevere l’affitto ogni mese senza eccezioni, anche in caso di affittuari poco seri o in difficoltà economiche che non saldano o lo fanno in maniera irregolare e ritardata rispetto ai tempi stabiliti (qui maggiori dettagli sulla misura). Il fulcro di Zappyrent è però il suo algoritmo, che consente a chi affitta di effettuare uno screening approfondito dei potenziali inquilini, con la startup che si occupa anche dei contratti e dei pagamenti garantendo il locatore. Così se da una parte chi cerca casa può selezionare le opzioni più gradite visualizzando decine di appartamenti tramite il virtual tour in 3D e poi visitarli sette giorni su sette tramite la rete di runner distribuita sul territorio, dall’altro lato la maggior rapidità della soluzione digitale rispetto ai metodi tradizionali permette di saltare passaggi burocratici e avere certezze su chi andrà ad occupare il proprio immobile.
“Abbiamo innovato il settore delle locazioni, rendendolo più snello, sicuro, digitale e libero dai vincoli burocratici e ora, con le partnership nate dal finanziamento, vogliamo affinare la nostra tecnologia per rendere ancora più sicuro il rapporto fra padrone di casa e affittuario“, spiega Lino Leonardi, amministratore delegato di Zappyrent, che abbiamo sentito per capire le prossime mosse della realtà siciliana.
Cosa avete in mente per migliorare l’efficacia dell’algoritmo?
L’obiettivo è di aumentare i fattori su cui si basa l’analisi e integrare il database per avere un quadro sempre più completo di ogni inquilino. Per migliorare l’efficacia puntiamo a sviluppare una panoramica ancora più completa e aggiornata del nostro storico, come ad esempio cosa accomuna i ‘cattivi pagatori’, valutando tipologia contratto, settore di impiego, stagionalità del lavoro, ma anche sull’integrazione di database tramite terze parti.
In quali città arriverete e con quali tempistiche?
Nel primo trimestre del prossimo anno avvieremo l’attività a Bologna e Verona. Successivamente guarderemo ai principali comuni italiani per entrare, nel complesso, in almeno 15 nuove province italiane.
L’espansione dell’attività significa crescita del team: quali e quante figure state cercando?
Il focus è sull’assunzione di runners per gestire il volume di visite e di ruoli manageriali per coprire le nuove aree che copriremo. Sarà implementato il team tech per continuare a migliorare l’efficienza del prodotto e dei processi operativi, mentre nuovi data scientist ci aiuteranno a migliorare l’algoritmo di screening. Per sostenere la crescita, inoltre, puntiamo ad assumere figure nel Marketing, per ampliare lo spettro di attività, nel Customer Service, per gestire tutte le richieste, e in ambito amministrativo, per snellire i processi interni.
Parliamo di numeri: quanti sono gli utenti che hanno scelto il servizio, qual è il fatturato dell’anno in corso e il vostro obiettivo per il prossimo triennio?
Contiamo circa 1500 visite mensili, mentre il fatturato per l’anno in corso si assesterà sui 600.000 euro, in crescita rispetto ai 140.000 euro del 2020. Quanto al futuro, il traguardo per il 2024 è raggiungere 20 milioni di euro con un Ebitda di 1.8 milioni e lo 0,7% del mercato italiano, con circa 9.000 affitti annui.
Il vostro modello di business si ispira a qualche realtà di settore già sul mercato?
Per noi il riferimento è Quintoandar, unicorno operante in America Latina, che ha provato la scalabilità e il successo del modello in un mercato dallo scenario competitivo simile a quello europeo in termini di valore e segmentazione.
Nell’ottica del servizio che offrite, quali sono le reazioni che avete raccolto da proprietari e affittuari?
Abbiamo notato due cose in misura diffusa. Da un lato i proprietari non si sentono tutelati, già prima quando un inquilino diventava moroso i tempi tecnici per attuare l’effettivo sfratto si aggiravano intorno ai 14 mesi. Durante il periodo covid con il blocco degli sfratti questa tempistica si è impennata, aumentando conseguentemente la perdita per i proprietari di casa, che hanno però continuato a pagare le tasse sugli immobili. Dall’ altro lato, essendo cresciuta l’incertezza relativa all’affluenza turistica, molti proprietari che prima utilizzavano piattaforme di breve periodo come Airbnb, hanno capito che i costi benefici derivanti da affitti sul breve periodo hanno meno valore rispetto alla garanzia di una rendita stabile e certa tramite Zappyrent.