“Da rifiuto a valore, insieme”. Questo è il claim e la mission di Regusto, un progetto nato nel 2016 su iniziativa di Marco Raspati e Paolo Rellini dalla PMI innovativa e società benefit Recuperiamo srl. «Volevamo creare qualcosa di innovativo dove sostenibilità e beneficienza si incrociassero. Siamo partiti dal settore del food per allargare, nel tempo, la nostra idea anche ad altri enti non food con soluzioni innovative», racconta Paolo, COO e co-founder di Regusto. E questa innovazione passa per la blockchain. «Abbiamo pensato di garantire la trasparenza e la tracciabilità degli stock collegando le aziende nella filiera agroalimentare con gli enti non profit e i comuni. A oggi abbiamo salvato 26 milioni di pasti», spiega Paolo. Il nuovo appuntamento con le startup a impatto sociale va alla scoperta di questo progetto nuovo nel settore che da 8 anni lavora per riallocare la materia prima e i prodotti, così come le scorte, grazie alla tecnologia.
Come funziona la piattaforma?
Attraverso la piattaforma Regusto, le aziende alimentari e non alimentari possono donare e vendere i propri prodotti, digitalizzando e tracciando l’attività in maniera trasparente e ricevere dati, statistiche, KPI da inserire nei propri bilanci di sostenibilità. Per ogni transazione effettuata, su Regusto viene calcolato e monitorato l’impatto che si ottiene a livello sociale, ambientale ed economico nel territorio grazie ad algoritmi proprietari che si basano su standard di riferimento internazionali e sono conformi alle nuove norme europee ESG. «Attualmente è in fase di rilascio una versione più evoluta della piattaforma, che integrerà anche l’AI e implementerà l’analisi dei dati in forma predittiva per agevolare il matching tra domanda e offerta dei prodotti a rischio spreco – spiega Paolo – In linea con gli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite per l’agenda 2030».
Qualche dato
Secondo quanto comunicato dal team, ogni mese su Regusto vengono donate e vendute oltre 200 tonnellate di beni alimentari e non. Solo in ambito food, il progetto nato da Paolo e Marco, a oggi ha gestito 13mila tonnellate di alimenti a rischio spreco, l’equivalente di 26 milioni di pasti, per un valore economico di 34 milioni di euro e un risparmio di 35.000 tonnellate di CO2 dal mancato smaltimenti dei prodotti. Tra i prodotti della filiera agroalimentare più richiesti che passano per la blockchain di Regusto ci sono, soprattutto, frutta e verdura (23%), latticini, prodotti freschi e carne, con una percentuale del 17%, prodotti a lunga conservazione (19%). Ad andare per la maggiore sono anche i prodotti da forno, salumi, salse spalmabili e legumi.
Chi utilizza attualmente la piattaforma?
Regusto, attualmente partner strategico e cofondatore dell’iniziativa di solidarietà Spesasospesa.org, oggi è adottato da aziende non solo del food ma anche di altri settori, e vuole diventare un riferimento per il waste management connettendo digitalmente un grande ecosistema con oltre 650 aziende e più di 1300 enti non-profit. «Il nostro è un modello che collega enti non profit a comuni e aziende. Questi tre soggetti, nella piattaforma, hanno la possibilità di essere connessi digitalmente – spiega Paolo – Tra questi ci sono: Esselunga, Penny, Selex, Bennet, PAM, Rovagnati, Parmacotto, Leroy Merlin, L’Oreal e più di 1300 enti non-profit come Banco Alimentare, Caritas, Croce Rossa, progetto Arca». Regusto ha 3 sedi in tutta Italia: a Perugia, Milano e Torino. «Siamo partiti dal settore del food perché crediamo che sia quello che abbia un maggiore impatto, poi alla nostra filiera si sono aggregate anche molte altre aziende non food e adesso ci stiamo aprendo a un mondo che nn era mai stato esplorato prima».
Dallo scarto al recupero
Immettendo nella blockchain i dati relativi agli stock alimentari, anche le aziende non prettamente alimentari possono calcolare l’impatto sociale, ambientale ed economico per un prodotto che non passa dal riciclo di rifiuti. Regusto punta a riallocare prodotti alimentari nella filiera della donazione e della distribuzione, con fini di solidarietà sociale e limitando gli sprechi. «Per la prima volta abbiamo applicato il modello della blockchain al waste management per collegare enti non profit a comuni e aziende – spiega Paolo – A regolare questa materia è la legge n. 166 del 2016, che regolamenta lo spreco di prodotti e agevola le aziende creando una rete di recupero. Un tempo gli scarti venivano buttati, oggi invece riusciamo a recuperarne tanti».
Il team di Regusto
Dopo il primo round, chiuso nel 2019 e guidato da investitori privati, il team di Regusto, che conta in totale una decina di persone, quest’anno ha chiuso un secondo aumento di capitali a 550mila euro, raccogliendo, complessivamente, 750mila euro. «Tra i nostri investitori sono recentemente entrati due nuovi fondi – spiega Paolo – Adesso stiamo anche lavorando sui traslochi aziendali, per garantire il recupero degli oggetti inutilizzati. Dare una nuova vita a questi prodotti significa migliorare la vita di qualcun altro. Pertanto recuperarli e immetterli nel nostro network è molto importante. Ci auguriamo di crescere sempre di più allargando la nostra gestione anche ai sottoprodotti».