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Il Managing Director ci ha parlato dell’ecosistema e degli scenari futuri
Pochi giorni fa, come abbiamo scritto su StartupItalia, l’ecosistema dell’innovazione del nostro paese ha accolto una nuova iniziativa. Parliamo di Italy Seeds, lanciata da Exor Seeds, che investirà fino a 150mila euro in ciascuna delle startup tech in fase seed e pre-seed ritenute idonee (trovate tutte le informazioni sul sito ufficiale). La nostra redazione ha incontrato e intervistato Noam Ohana, Managing Director di Exor Seeds, a Talent Garden, a Milano, per fare un quadro sulla situazione attuale, sui ritardi, sulle anomalie e sulle opportunità. «Credo che stiamo attraversando un momento molto interessante, qui in Italia – ci ha spiegato – l’ecosistema sta crescendo, con talenti e motivazione. Sono gli ingredienti per passare al livello successivo e riportare l’Italia là dove è il suo posto, ovvero tra i leader in Europa».
Exor Seeds: gli obiettivi
Tra gli obiettivi espliciti di Exor Seeds con l’iniziativa appena lanciata c’è quello di favorire la nascita di unicorni, ovvero quelle società valutate almeno 1 miliardo di dollari. Negli anni abbiamo raccontato le tante storie di successo, ma anche fotografato un ritardo complessivo rispetto ad altri distretti. E non per forza dobbiamo fare paragoni (fuori scala) con la Silicon Valley: basta guardare i passi avanti fatti dalla vicina Francia. «Se pensiamo alla Francia di cinque, sette anni fa il quadro era il seguente: talenti allo stato grezzo, maggiore disponibilità di capitale, un paese più attivo e costruttivo. Ecco perché faccio questo parallelo: non sarà sicuramente la stessa storia in Italia, ma qualcosa di molto simile». Giusto per dare un quadro: il presidente Emmanuel Macron ha festeggiato a inizio 2022 un nuovo unicorno francese. In tutto sono 27 Oltralpe. «L’Italia – ha detto Ohana – ha l’opportunità di creare una dozzina di unicorni nei prossimi anni. È una stima realistica».
Nel 2021 gli investimenti in startup hanno superato 1,3 miliardi di euro, come abbiamo calcolato nel nostro report presentato allo StartupItalia Open Summit. La strada è quella giusta, ma è opinione di tutti che bisogna accelerare. «Credo che la prima cosa da fare sia prendere spunto dalle best practice e le metodologie che hanno già funzionato altrove – ci ha spiegato il Managing Director di Exor Ohana –. Dobbiamo dare un’opportunità ai founder italiani di provarci, creando le giuste condizioni, in un ecosistema che lavora coeso, in modo collaborativo. Solo così creeremo le condizioni per ottenere buoni risultati».
Ohana: il programma Vento
Sul tema della velocità abbiamo già ricordato che Exor Seeds, attraverso la sua nuova iniziativa in Italia, punta a dare feedback rapidi a chiunque inoltri l’application. Pochi giorni per avere un sì o un no, hanno garantito. «È importante che tutto l’ecosistema acceleri – ha aggiunto Ohana -. Se lavori nel mondo startup vuoi che le cose siano fatte ieri, non domani».
Nel corso della nostra video intervista Ohana si è concentrato anche su Vento, il programma di venture building sostenuto da Exor. «Il nostro compito è individuare il talento, metterlo nelle condizioni di ricevere supporto e di crescere. Oltre a trovare potenziali co-founder con cui collaborare». Il modello è quello degli startup studio, iniziative che si sono affacciate soltanto di recente in Italia.
Farsi ispirare
Al Talent Garden c’è stato poi modo di fotografare quanto finora ha fatto Exor nell’ecosistema italiano. E come in tutte le iniziative di successo è importante che la voce circoli. «Abbiamo osservato quanto sia fondamentale avere aziende leader di una categoria in grado di ispirarne altre. Così si fissa uno standard di eccellenza. In Italia, per esempio, abbiamo la proptech Casavo, di cui siamo investitori. Queste realtà fanno da catalizzatore».
In conclusione Ohana ha anche commentato un aspetto interessante degli imprenditori italiani. «Il 64% dei founder rientra nella categoria emigrante: hanno lavorato all’estero, magari proprio in un unicorno, e sono tornati per lanciare la propria startup. Questo fa davvero la differenza. Non c’è una vera ragione – ha detto – per la quale l’ecosistema italiano sia così indietro. Crediamo sia un’anomalia».