A dicembre 2022 l’Italia contava 557 scaleup, superando la soglia dei 2 miliardi di dollari annui nella raccolta capitali, con un incremento di oltre il 40% rispetto al 2021
Con 557 scaleup registrate a dicembre 2022, l’ecosistema delle scaleup italiane alla fine dello scorso anno aveva superato la soglia dei 2 miliardi di dollari annui nella raccolta capitali, con un incremento di oltre il 40% rispetto al 2021. Le 557 realtà italiane hanno raccolto 7,3 miliardi di dollari in equity e generato revenue per circa 4,4 miliardi di dollari, quasi lo 0,2% del PIL nazionale, e contano 18.000 persone direttamente impiegate: lo 0,08% dell’occupazione totale. I dati sono contenuti nel report “Tech Scaleup italy 2023” realizzato da Mind the Bridge con il supporto di TIM Enterprise. Secondo l’analisi, ogni dollaro investito nel venture capital italiano ritorna in meno di 2 anni in termini di PIL.
Leggi anche: Round da oltre 5 milioni di euro per Sidereus Space Dynamics. A finanziare la startup Primo Ventures e CDP Venture Capital SGR
Come sono fatte le scaleup italiane
La ricerca stima circa la presenza di 10.000 startup che non hanno ancora raggiunto lo status di scaleup. Per loro, il contributo in termini di reddito è probabilmente ancora modesto ma il potenziale è rilevante, così come il contributo in termini occupazionali (circa 20.000/30.000 persone). Ma quali sono le caratteristiche della scaleup italiane? La maggior parte sono state fondate nel 2015 e sono diventate scaleup nell’arco di 4 anni, raccogliendo almeno 1 milione di dollari. In media, hanno ottenuto finanziamenti per 13,4 milioni di dollari, producendo tra i 2 e i 5 miliardi di dollari di entrate all’anno (40%), impiegando tra le 10 e le 50 persone (47%). In realtà circa un terzo produce meno di 1 milione di dollari di entrate l’anno, mentre il 5% produce oltre 50 milioni di dollari. Le scaleup più grandi rappresentano una minoranza relativa: il 3% impiega tra le 250 e le 500 persone. Quasi il 90% ha segnalato un aumento dell’organico tra il 2022 e il 2021 e prevede nuove assunzioni nel 2023. Solo 1 azienda su 20 segnala una diminuzione e un 3% prevede licenziamenti nel 2023.
Milano resta capitale dell’innovazione
In questo contesto, Milano rimane la capitale italiana dell’innovazione: è l’unica città italiana presente nel Tech Scaleup City Index, la classifica delle Top15 città europee per numero di scaleup che qui hanno raccolto cumulativamente 4,4 miliardi di dollari di finanziamenti fin dalla fondazione, ovvero il 60% di tutto il capitale raccolto dalle scaleup italiane. Altri hub in cui si stanno concentrando le scaleup includono Roma, Torino, il Triveneto, l’Emilia Romagna, la Toscana e diverse città del sud Italia, tra cui Napoli e Cagliari. Non si registra una specializzazione interna ma una concentrazione significativa attorno a settori tecnologici più “tradizionali” come l’e-commerce (61 scaleup, 1.2 miliardi di dollari raccolti), l’healthtech (59, mezzomiliardo di dollari raccolti), il fintech (52, 1.4 miliardi di dollari raccolti), Business & Productivity Software (38, mezzo miliardo di dollari) e pubblicità (37, meno di mezzo miliardo di dollari).
E nel resto d’Europa?
Il gap tra l’Italia e gli altri ecosistemi rimane ancora significativo: rispetto alla Spagna, suo più vicino contendente europeo, ospita il 35% di scaleup in meno e raccoglie meno della metà dei finanziamenti. Con gli altri paesi il divario è ancora più ampio: un terzo delle scaleup della Germania (1732) e meno di un quarto della Francia (2258) per, rispettivamente, 9 e 7 volte meno. In termini di scaler, parliamo di 18 italiane verso 30 spagnole, 109 francesi e 113 tedesche con Satispay, Docebo, Scalapay, Medical Microinstruments (MM), Newcleo e Bending Spoons tra gli “Italian Tech Champion”. L’Italia ora ospita circa 1 scaleup ogni 100.000 persone, mentre gli investimenti a queste dedicati rappresentano lo 0,25% del PIL. Due indici ancora ben lontani dalle medie europee – rispettivamente di 3,8 scaleup/100.000 abitanti e 1,3% del PIL – e dalla fucina dell’innovazione europea, i paesi nordici.
Da chi provengono i finanziamenti
Sul fronte dei capitali, la stragrande maggioranza (l’89% del totale) proviene da venture capital, compresi fondi privati, veicoli di finanziamento sostenuti dal pubblico e aziende private. Il 47% di questi finanziamenti è locale, il 20% proviene dagli Stati Uniti, 9% dal resto Europa e UK. 38 scaleup hanno scelto di quotarsi in borsa: sebbene le operazioni più importanti siano avvenute fuori dall’Italia, sta comunque diventando sempre più un canale praticabile per la crescita. Tra le principali difficoltà riscontrate dalle scaleup ci sono difficoltà nei processi di tech transfer e valorizzazione dell’IP, difficoltà di accesso ai fondi, limiti culturali e un sistema Paese che non favorisce l’imprenditorialità, un mercato del lavoro inadeguato e limitate opportunità di exit. Per Mind the Bridge, si dovrebbe, dunque, intervenire sul rafforzamento dei processi di tech transfer con incentivi per l’accesso ai fondi, per la formazione, la governance, nel rinnovamento mercato del lavoro e nel rafforzamento del mercato delle exit.