Il premio nazionale va a Elisabetta Franchi. Tra le nuove imprese giunte in finale, anche Poke House e Mirta
È andato a Elisabetta Franchi, amministratrice unica di Betty Blue che controlla centinaia di boutique e punti vendita abbigliamento e accessori che proprio da lei prendono il nome, il premio di imprenditore dell’anno 2021 assegnato da EY. Il riconoscimento torna a essere assegnato dopo una pausa dovuta alla emergenza sanitaria, con tanto di cerimonia che si è tenuta ieri a Palazzo Mezzanotte, storica sede di Borsa Italiana. Due riconoscimenti sono stati assegnati anche ad altrettante startup: quest’anno si sono portati a casa un riconoscimento Kineton e Natlive, in un momento in cui l’ecosistema innovazione e nuove imprese in Italia è forse vicino alla svolta definitiva per quanto attiene la dimensione complessiva del movimento e delle singole startup.
Ne è convinto Massimiliano Vercellotti, Partner EY e responsabile italiano del Premio EY L’Imprenditore dell’Anno, che abbiamo sentito a margine dell’evento. “Quest’anno abbiamo ricevuto più di 50 candidature, e siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla qualità dei nomi proposti. La giuria esterna, composta da membri ben conosciuti nel mondo delle startup, ha anche voluto dare un segnale: ci sono realtà molto particolari tra i nomi selezionati, tutte con caratteristiche diverse. Ma, soprattutto, sono tutte startup destinate a diventare aziende: che potremmo trovare di nuovo sul palco il prossimo anno a concorrere per il premio generale”. Il 2021 è in generale un momento positivo per questo ecosistema: “Stanno aumentando le dimensioni delle singole operazioni, arriveremo a 1 miliardo di raccolta complessiva: siamo ancora indietro, ma ci stiamo avvicinando ai paesi più avanzati come Germania, Francia. Sta cambiando la dimensione ma anche la tipologia di nuove imprese. Stanno aumentando le scaleup in Italia, e mi aspetto che nei prossimi due o tre anni vedremo anche qualcuno diventare un unicorno”.
Kineton, mobilità aumentata che viene dal sud
Il premio della categoria startup per questo 2021 è andato a Kineton, azienda nata a Napoli nel 2017 ma che ora è presente anche a Milano e che si muove tra automotive, media, telecomunicazioni e ora anche aerospazio. “Siamo nati come un gruppo di professionisti che ha deciso di riunirsi per creare un’azienda in grado di fare grandi cose: ci muoviamo nel campo dell’ingegneria del software – spiega a StartupItalia il CEO Giovanni Fiengo – In questi quattro anni ci siamo rapidamente evoluti, diventando veri e propri partner per i nostri clienti e affiancando alle attività di consulenza anche la realizzazione di veri e propri prodotti che oggi sono disponibili in moltissimi settori”.
Kineton si occupa, come detto, di ingegneria del software: i prodotti sviluppati vanno nella direzione di una verticalizzazione dell’offerta, come per esempio nel settore automotive dove sono in grado di offrire un prodotto completo che parte dal powertrain e arriva fino all’intrattenimento di bordo. E che va anche oltre: “La chiamiamo augmented mobility, mobilità aumentata – prosegue Fiengo – Per noi l’automobile è il nodo di una rete: non ci occupiamo solo dello spostamento da A a B, per così dire, abbiamo affiancato a questo un’esperienza per l’utente che può cominciare dal televisore di casa e che si sposta sullo schermo connesso dello scooter, dell’auto e ora stiamo aggiungendo anche soluzioni per veicoli specializzati come i trattori”. I dati, l’analisi dei dati anche attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, si svolge tutta in cloud.
E accanto all’automotive c’è tutto il settore media e telco, in cui Kineton è attiva e in cui conta clienti che spaziano tra radio e piattaforme televisive: e i contenuti posso fluire anche su un cockpit digitale a bordo, portando di fatto il cloud sugli schermi dell’automobile. Ma lo stesso principio si può applicare anche alle smart TV, ai dispositivi interattivi degli OTT, e Kineton mette a disposizione dei suoi clienti tutto quanto attiene la componente software sia in termini di sviluppo che di ideazione di nuovi prodotti. “La nostra piattaforma di connessione al cloud è potenzialmente universale: la stiamo portando anche nel settore aeronautico e aerospaziale – conclude Fiengo – Il nostro modello di business è ampio”.
Sul palco anche Mirta e Poke House
A testimoniare la varietà delle industrie in cui spaziano le startup di quest’anno, le altre tre selezionate dalla giuria del premio sono tutte diverse tra loro: genericamente le potremmo definire impegnate nel media, nell’e-commerce e nel food, ma tutte condividono un alto tasso di crescita che dimostra la qualità dell’idea e la capacità di scalare grazie a una execution da manuale. È il caso di Poke House, ad esempio, che in meno di tre anni ha messo in piedi una rete di oltre 70 ristoranti in Italia e all’estero, e quest’anno ha anche completato un round da 20 milioni: il CEO Matteo Pichi ha le idee molto chiare, e a StartupItalia spiega che “Poke House offre servizi di ristorazione, ma siamo in un certo senso una startup mobile”.
Poke House mescola online e offline, e cerca di applicare la tecnologia in egual misura ad entrambi i mondi: l’infrastruttura delle operation è totalmente digitale, ad esempio, ed è l’unico modo per aprire nuovi punti vendita e contemporaneamente portare avanti quella che Pichi definisce la costruzione di una vera e propria community attorno al marchio. “Come startup abbiamo deciso di mantenere la mentalità di chi punta a fare le cose in grande: per questo dobbiamo ringraziare anche chi ha creduto e investito in noi, che ci supporta e ci permette di coltivare grandi ambizioni”. Ambizioni che prevedono ad esempio l’allargamento della presenza all’estero a partire dagli USA e puntare ad altri mercati emergenti, e arrivare in breve ad aprire altre decine e decine di punti vendita.
Mirta, invece, è una sorta di ambasciatore del made in Italy: i due co-founder e co-CEO, Martina Capriotti e Ciro Di Lanno, vengono da una precedente esperienza rispettivamente in Asia e in Nordamerica, dove hanno conosciuto le esigenze dei clienti e dei retailer di quelle geografie e percepito fame per i prodotti italiani. Così hanno dato vita a un vero e proprio marketplace digitale per il lusso (anche sostenibile, visto che i prodotti sono tutti build-to-order), dove si possono trovare le eccellenze dell’artigianato italiano: pelletteria, abbigliamento, cachemire, tessile, realizzati con lo stile del Belpaese e nei distretti dove ciascuno di questi prodotti è già eccellenza. Ma, soprattutto, disintermediando la catena del valore tradizionale e mettendo in contatto diretto con i clienti quelli che un tempo avremmo chiamati terzisti: oggi Mirta è soprattutto un B2C ma sta iniziando anche lavorare in ottica B2B, ci sono già più di 200 “artigiani” sulla piattaforma (chiamarli artigiani forse è riduttivo: sono imprenditori del lusso made in Italy) e uno scontrino medio che supera i 450 euro di media.
Premio speciale a Natlive
Riappropriarsi dei contenuti e del sistema di distribuzione dei contenuti stessi: il CEO di Natlive, Fabio Porcellini, ha le idee molto chiare quando illustra il modello di business della sua startup che si muove tra Italia, USA (dove egli stesso vanta una importante esperienza lavorativa) America Latina e Regno Unito. Per farlo, però, la sfida sul piano tecnologico è importante: Natlive ha sviluppato l’intera infrastruttura che va dai server alla rete di distribuzione, puntando sulla qualità del servizio, sulla sua personalizzazione e anche su un costo che rispetto alla concorrenza affermata è decisamente più abbordabile anche per piccole e medie imprese.
“Creare fiere digitali efficaci, piattaforme verticali e scalabili dedicate a settori specifici come la moda, essere in grado di operare in Cina senza limitazioni: sono tutte qualità che rendono la nostra tecnologia in grado di attivare modelli di business innovativi” spiega Porcellini a StartupItalia. Il core business di Natlive è l’IT, con un cloud privato totalmente gestito in modo autonomo: “La necessità del mercato è non traghettare il contenuto proprio dal proprio dominio digitale: il paragone migliore è quello dello stadio di proprietà delle squadre di calcio – prosegue Porcellini – Oggi il nostro mercato è costituito da grandi aziende, che operano in diversi settori, ma in futuro puntiamo anche a nuovi comparti compreso quella della PA”.
Natlive ha già ottenuto riconoscimenti in diversi contest per startup e nuove imprese, tra cui il premio AWS del Premio Marzotto, e ora al suo palmares ha aggiunto anche il premio speciale EY Startup.