Alcon Entertainment, la società che ha prodotto Blade Runner 2049, il film di Denis Villeneuve del 2017, ha accusato Elon Musk, la sua casa automobilistica Tesla e la multinazionale statunitense Warner Bros Discovery di violazione del copyright. In particolare, dal punto di vista della società, il CEO di Tesla e la Warner Bros avrebbero usato una scena del film senza permesso per un evento proprio di Tesla che si è tenuto il 10 ottobre in uno studio della Warner Bros a Burbank, in California, durante il quale è stato presentato il nuovo “robotaxi” dell’azienda.
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E ora che succede?
«Alcon ha rifiutato tutte le autorizzazioni e si è opposta categoricamente alla possibilità che gli accusati suggerissero qualsiasi affiliazione tra Blade Runner 2049 e Tesla, Musk o qualsiasi società di proprietà di Musk», ha commentato la società che ha prodotto il film.
In particolare, la scena oggetto di discussione è particolarmente famosa nel film. Ritrae il personaggio interpretato da Ryan Gosling che guarda da lontano una metropoli in rovina. L’immagine in questione è stata mostrata in live streaming per 11 secondi mentre Musk presentava il robotaxi (Cybercab), una macchina che si muove senza bisogno di conducente e che Tesla dice di voler produrre entro il 2027. Il magnate ha citato espressamente il film di Scott (di cui Alcon ha i diritti) e spiegato di aver voluto mostrare quell’immagine perché «adora Blade Runner», ma ha aggiunto che non pensa di volere quel genere di futuro distopico per l’umanità.
L’accusa di Alcon
Alcon sostiene che la conseguenza di quanto accaduto avrebbe portato alla società ingenti perdite economiche, dato che stava trattando con altri marchi automobilistici per potenziali partnership in vista della serie tv Blade Runner 2099, che sta producendo. L’azienda ha anche sottolineato che non vuole in alcun modo essere associata a Musk o a qualsiasi delle sue società. «Qualsiasi brand prudente che consideri una partnership con Tesla deve tenere in considerazione il comportamento sopra le righe, altamente politicizzato, capriccioso e arbitrario di Musk, che talvolta sfocia nell’incitamento all’odio», dice nella causa. «Se, come in questo caso, un’azienda o i suoi dirigenti non sono d’accordo con le opinioni politiche e sociali estremiste di Musk, allora una potenziale affiliazione del proprio brand con Tesla è ancora più problematica».