Temi, protagonisti, progetti e colore dalla Maker Faire Rome: un anno dopo la pandemia designer e maker tracciano le rotte del futuro
È stata la Maker Faire Rome della ripartenza. Giunta alla nona edizione, sull’orlo del decennale, la Fiera degli Innovatori ha ancora una volta dettato la linea, interpretato i tempi complessi che viviamo e provato a indicare i percorsi possibili. Per fare cosa? Per uscire dal pantano in cui siamo bloccati a causa degli effetti della pandemia, per spingere sull’innovazione, che poi vuol dire sostenibilità, uso intelligente delle risorse (che sono poche), nuove energie e nuovi progetti per la vita di tutti i giorni. Questa un po’ la sintesi di tre giorni, dall’8 al 10 ottobre, dell’iniziativa in programma nell’area del Gazometro (non la chiamate ex, è un’area con tante anime, chiamarla “ex” non è elegante), 12 mila metri quadrati, 250 progetti sparsi tra le sei aree della Fiera (Research, Fabrication, Education, Health, Arts, Life).
Alla fine la Maker Faire Rome 2021 porterà a casa questi numeri: 21 mila presenze.
«Si è consolidato un ecosistema virtuoso tra visitatori in presenza e online che coinvolge maker, università, centri di ricerca, imprese e appassionati, all’insegna dell’innovazione alla portata di tutti» (Lorenzo Tagliavanti, Presidente Camera di Commercio di Roma)
«Ci tenevo ad essere qui. Maker Faire Rome è una manifestazione che rappresenta un pezzo di ripartenza, una grande possibilità per le startup di potersi confrontare. È una porta di innovazioni e di confronto. Questi mesi di pandemia ci hanno chiuso nella nostra bolla. Una manifestazione come questa invece serve per scambiare esperienze e dare tantissimo in termini di sviluppo» (la ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone)
«Maker Faire è cosa succederà domani. Mette in moto un circolo virtuoso che porta l’innovazione italiana a crescere sui mercati esteri, per attirare capitali, per fare formazione e sistema». La necessità? «È portare le idee, le startup e i progetti italiani all’estero» (Carlo Ferro, di ICE Agenzia. Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane)
Massimo Banzi e gli altri super ospiti
Dunque il percorso da seguire. Ad indicare la rotta sono i protagonisti che si sono avvicendati sul palco del Main Stage, che è un po’ il cuore pulsante della manifestazione, la nota che detta la vibrazione giusta al resto dello strumento. Dunque Massimo Banzi, co-fondatore e Presidente di Arduino, l’hardware open source più diffuso al mondo, indicato da The Economist come uno dei fautori della “nuova rivoluzione industriale” messa in atto dal movimento Maker, sul Main Stage è stato chiaro: «L’innovazione è una chiave attraverso cui disegnare una traiettoria di sviluppo possibile» e «per vincere la sfida della rinascita». E è l’innovazione la chiave di volta del sistema. In tutti i settori. Proprio tutti. Anche quelli che meno ti aspetteresti.
Intelligenza Artificiale e diplomazia. Ve la ricordate Paola Pisano? Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione nel governo Conte II, Paola Pisano dopo la politica è tornata a Torino, ad insegnare all’Università. Per la Farnesina poi è consulente esperto sui temi dell’innovazione. Pisano si sta occupando di questo: le tecnologie di Intelligenza Artificiale, quelle che hanno alla base gli algoritmi, sono le protagoniste di una nuova fase delle strategie internazionali, dei rapporti tra stati e anche dell’organizzazione interna alle stesse strutture diplomatiche. «Il Covid – ha detto – ci ha lasciato questa lezione: non possiamo permetterci di agire in ritardo e di non capire. Italia ed Europa devono dire la loro sulle tecnologie di frontiera: Intelligenza Artificiale e cybersecurity prima di tutto». In particolare Paola Pisano si è soffermata su coma la Farnesina stia utilizzando le tecnologie di Machine Learning «e di come vadano gestite anche da un punto di vista ai valori». Etica, inclusività, no gap di genere e di etnia, così dovranno essere gli algoritmi del futuro.
Luca Parmitano e la salute degli astronauti (e la nostra)
Spazio: la nostra frontiera. Questo ci ha detto l’astronauta della European Space Agency (ESA) Luca Parmitano, intervenuto alla Maker Faire Rome nella doppia veste di chi mette in pratica il lavoro di ricerca sulla salute dallo spazio e di chi vive, come astronauta, le questioni relative alla salute e al quotidiano nello spazio, con tutte le implicazioni che la vita in quelle condizioni comporta.«Come dobbiamo comportarci per non compromettere le nostre funzioni? È indispensabile tenersi in forma, fare attenzione alla dieta». E il ritorno dallo spazio? Per Parmitano «il rientro a Terra non è stato molto diverso da quello che viviamo ora dopo la pandemia».
Una nuova energia
Lavoro, trasferimento digitale, spazio, ed energia. Una nuova energia. La stessa del Sole e che sulla Terra può essere generata dalla fusione nucleare. Ne ha parlato nel suo intervento Eliana Demarchi, Eni Nuclear Fusion Manager & DTT Project Board Member, che è entrata nel dettaglio dell’energia da fusione «carbon free, inesauribile e sicura. Eni (Main partner di Maker Faire Rome) ha messo in piedi un programma di accelerazione in collaborazione con il MIT di Boston, creando uno spinoff e un road map «sfidante: produrre energia da fusione per la metà degli anni Trenta».
Startup – Il progetto RECO2
È chiaro: speaker a parte. La Maker Faire Rome è una Fiera. Con progetti, prodotti, cose. Non si può raccontare la Maker Faire senza raccontare le aree, i progetti e i makers. Ma sono veramente tanti. Più di 250. Allora facciamo così. Prendiamo un progetto, RECO2, che è una startup messa su da giovani talenti, che si occupa di sostenibilità. Il loro progetto, Vytreum, ha ricevuto una menzione speciale come miglior prodotto nel contest #MakeItCircular. «Questi riconoscimenti sono la dimostrazione che l’economia circolare è l’unica via perseguibile, e ci spingono a migliorarci giorno per giorno!» hanno scritto. Sotto c’è tutto.
Che fa RECO2? La compagnia sviluppa prodotti per l’isolamento termoacustico e per la pavimentazione bio-compatibile di interni ed esterni. Lo fa con il 100% di materiali riciclati (tra cui vetro e scarti di acciaieria) e con un processo che permette di ridurre dell’80% i costi di produzione e il 90% di emissioni CO2. Dietro il progetto c’è il talento di Desirée (COO, il direttore generale) e Tommaso Farletti (CEO), Daniele Nora (si occupa della strategia commerciale) e Luca Spiridigliozzi (CTO, il responsabile della parte tecnologica e degli aspetti tecnici del processo di produzione), tutti originari di Pontecorvo, nel frusinate.
Il progetto Vytreum
Vytreum è un materiale realizzato da RECO2 a partire da materie prime seconde inerti per pavimentazioni green sia da interni che da esterni applicazioni di rinnovo, applicazioni di design, arredo urbano.
A spasso per la Fiera – Le foto
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