La startup milanese ha lanciato una tipologia più sofisticata di opera digitale, basata sulla corrispondente fisica: “sono essi stessi opere di qualità molto elevata, realizzate attraverso scansioni 3D con una definizione di 16K e create dopo l’autorizzazione e l’esclusiva dell’autore o della fondazione proprietaria”
“Il mondo dell’arte, nonostante il suo incredibile fascino, presenta ancora oggi diverse barriere all’entrata. Non solo per i collezionisti, ma anche per gli stessi artisti”. Luca Bertolani, cofondatore di Aesthetes, startup lanciata lo scorso ottobre a Milano insieme a Claudia Cimaglia, attuale ceo, ha un’idea ben precisa dei pro e i contro che attraversano il settore in cui la sua azienda opera. “Da diversi anni seguo progetti tecnologici e in ambito blockchain”, racconta a StartupItalia. “Insieme a Claudia abbiamo deciso di innovare e democratizzare uno degli ambiti più tradizionali a oggi esistenti”.
Per farlo, i cofondatori di Aesthetes e il loro team di cinque persone hanno unito le competenze tecnologiche e la passione per l’arte, dando vita al primo phygital nft. Si tratta di un’evoluzione del classico non-fungible token, dal quale si differenziano per diversi aspetti. “Gli nft sono legati solamente a opere digitali, il cui valore dipende dall’hype di mercato. L’acquirente di un phygital nft, invece, è contemporaneamente proprietario al 100% di un’opera digitale basata su un’opera fisica e di una quota di proprietà frazionata dell’opera fisica a esso collegata, gestita da Aesthetes per garantirne i più elevati standard di sicurezza”, spiega Bertolani.
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Aesthetes si rivolge a un mercato internazionale. “Attraverso il nostro marketplace vogliamo ridurre gli ostacoli che impediscono l’accesso al settore dell’arte e consentire l’ingresso a un numero elevato di persone e artisti, provenienti da tutto il mondo. Garantendo loro un’esposizione e una visibilità molto ampie”. Inoltre, a differenza della maggior parte delle realtà incentrate sulla tecnologia blockchain, la startup milanese non ha scelto la piattaforma Ethereum ma XRP Ledger, più efficiente a livello energetico e in grado quindi di ridurre l’impatto ambientale delle nuove tecnologie.
StartupItalia: I phygital nft, la scelta di non utilizzare la blockchain più diffusa, la vostra posizione nei confronti del settore artistico. I tanti elementi di distacco rispetto ai canoni principali contribuiscono ad attrarre investitori o rischiano di generare scetticismo?
Luca Bertolani: «Andremo sul mercato entro la fine dell’estate, rilasciando il nostro marketplace dedicato ai phygital nft. Ma finora l’interesse nei nostri confronti c’è stata e si è manifestata anche nei mesi scorsi: dopo una selezione internazionale durata più di quattro mesi, abbiamo ottenuto un grant di 150mila dollari da Ripple, unicorno statunitense e principale attore sulla blockchain XRPL, da noi utilizzata. Per rafforzare la presenza di Aesthetes sui mercati internazionali e accelerare lo sviluppo dell’offerta phygital in ottica metaverso, abbiamo ora intenzione di cercare uno o più partner, per un seed round da un milione di euro, da concludere tra la fine di quest’anno e il primo trimestre del prossimo».
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SI: Avete portato un’innovazione in un mercato già di frontiera, come quello degli nft, che però si sta dimostrando molto voltatile.
LB: «È il motivo per cui abbiamo deciso di lanciare i primi phygital nft, così da dare ai nostri prodotti un valore reale e non solo legato a eventuali bolle e oscillazioni del mercato, riducendo la volatilità dei loro prezzi. Il mercato dell’arte fisica ha una storia millenaria e consolidata ed è capace di crescere nel medio periodo più dell’indice Standard & Poor 500».
SI: Non a caso, a proposito di nft, ha dichiarato che occorre distinguere l’euforia generata dal legame con le opere d’arte digitali dalle potenzialità strutturali legate allo strumento di certificazione.
LB: «Sono convinto che lo sviluppo l’arte digitale non sia un macro trend destinato a esaurirsi nel breve periodo. L’euforia legata a questo ambito resta comunque altalenante. Si alternano momenti di hype a periodi di depressione. Ecco perché è fondamentale, in un progetto come il nostro, fornire ai clienti prodotti ibridi e non legati soltanto al digitale. Un altro aspetto positivo è proprio il servizio di certificazione».
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SI: Quali altre caratteristiche contraddistinguono i phygital nft di Aesthetes?
LB: «Rappresentano un miglioramento rispetto ai classici nft. Per dare un valore concreto a quanto offriamo, le opere digitali legate ai nostri phygital nft sono di qualità molto elevata. Sia perché realizzate attraverso scansioni 3D con una risoluzione di 16K, sia perché, in caso di copyright, vengono create soltanto dopo aver ricevuto l’autorizzazione e l’esclusiva dell’autore o della fondazione proprietaria».
SI: Volete rendere l’arte più inclusiva e democratica. In molti si chiedono se ci può però essere il rischio, come spesso accade per una moda, di coinvolgere persone digiune della materia, non abituate ad apprezzare e riconoscere il valore delle opere.
LB: «Da un lato, ritengo che più persone partecipano al processo di evoluzione di un dato settore, più veloce e tendenzialmente migliore potrà essere questa evoluzione. Dall’altro, vogliamo preservare il valore assoluto dell’arte, così come l’uomo l’ha conosciuta per migliaia di anni. Motivo per cui collaboriamo con partner nazionali di primo piano per la scelta e la conservazione delle opere, aspetto che sta alla base dei nostri phygital nft».
SI: Può fare qualche esempio delle opere che avete acquistato?
LB: «Le posso anticipare che una di esse è un dipinto del celebre pittore francese Paul Signac».