La piattaforma che riunisce i vicini di casa ha ottenuto un altro finanziamento milionario, sta per sbarcare in altri due paesi e in Italia registra grandi numeri
Creare un senso di comunità tra vicini di casa per tornare a far rivivere lo spirito di quartiere, semplificando la vita di chi lo abita attraverso la condivisione di informazioni, consigli, iniziative ed eventi. Questa è l’essenza di Nextdoor, applicazione nata nel 2011 negli Stati Uniti e poi arrivata in altri sette paesi per facilitare le connessioni tra le persone in un periodo in cui molto spesso non si conosce neppure chi abita dall’altro lato del pianerottolo.
La natura simile a un social network ha giocato un ruolo decisivo per la diffusione della piattaforma, che però si discosta da Facebook e simili per due aspetti cruciali: la sicurezza, che è un aspetto primario e si fonda su precisi sistemi per verificare gli utenti consentendo l’accesso a un quartiere solo a chi vive realmente al suo interno, e il capovolgimento del rapporto su cui si fondano i social media, perché Nextdoor parte da uno spazio virtuale per arrivare al reale, cioè all’incontro in carne e ossa tra le persone.
Un’idea che piace
L’idea alla base dell’applicazione è piaciuta subito e in Italia è stata apprezzata ancor di più che altrove. Per farsi un’idea della crescita di Nextdoor bastano alcuni numeri: al momento è utilizzato in oltre 230.000 quartieri sparsi tra Usa, Regno Unito, Paesi Bassi, Germania, Francia, Spagna, Australia e Italia, e nell’anno in corso sta registrando in Europa un incremento tre volte più rapido rispetto al 2018. Arrivato in Italia otto mesi fa, oggi è presente in più di 200 città con oltre 2.100 quartieri attivati. A Milano ha fatto presto il pieno, tanto che i quartieri attivi corrispondono al 95% del totale, mentre nella più ampia aerea romana si ferma al 70%. Il quartiere più popolato con oltre 650 membri, invece, è Marconi a Bologna.
Valutazione super
L’intuizione di puntare sulle comunità locali dei fondatori Nirav Tolia, Sarah Leary, David Wiesen e Prakash Janakiraman si è rivelata vincente e la dimostrazione arriva dall’interesse suscitato tra gli investitori che sono tornati di recente a puntellare il serbatoio della piattaforma con un finanziamento di 123 milioni di dollari, che si aggiungono agli oltre 250 milioni raccolti in passato grazie a investitori americani (come Benchmark e Greylock Partners) ed europei (Axel Springer). A guidare l’ultima iniezione di capitale – che ha portato la valutazione dell’azienda a oltre 2 miliardi di dollari – è Riverwood Capital, il cui co-fondatore, Chris Varelas, entra a far parte del Board aziendale, sul cui futuro ha già diverse idee: “Crediamo che Nextdoor rappresenti il futuro delle community e del commercio locale”, ha specificato Varelas. Va ricordato, in proposito, che l’accesso alla piattaforma è gratuito per gli utenti e Nextdoor guadagna con gli annunci a tema (per esempio di natura immobiliare e comunque in relazione ai tratti distintivi dei singoli quartieri) inseriti nei gruppi.
L’impatto sociale
Detto che i fondi in arrivo serviranno per ampliare l’assetto societario e lanciare la piattaforma in Svezia e Danimarca, da sottolineare c’è l’impatto sociale generato dall’utilizzo di Nextdoor. In primo luogo va tenuto a mente che enti pubblici come polizia e pompieri se ne servono per inviare raccomandazioni e dialogare con i cittadini, con la consapevolezza che il loro messaggio arriverà a destinazione con maggior certezza rispetto ad altri strumenti (tale aspetto vale in particolare in Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi e Francia). Altro dettaglio è rappresentato dalle possibilità offerte dal mezzo: utile, certo, per ottenere consigli e trovare in breve tempo un idraulico referenziato (o altre figure professionali), ma anche per far nascere iniziative e migliorare la vita del quartiere. L’esempio in tal senso arriva da Milano, dove è stato organizzato un concerto di beneficienza, oppure dal gruppo di vicini di Torino che ha ideato un corso per imparare a disegnare secondo i dettami di Leonardo Da Vinci. Un mezzo, insomma, che unisce la sicurezza dell’area con la condivisione di momenti e attività di gruppo da cui possono nascere nuove (e altrimenti impossibili) amicizie.