Quando arte, design, musica e tecnologia si incontrano, la fantasia può arrivare ovunque, anche nello spazio. Con questa idea è nata Intorno Labs, startup che con avanzati strumenti tech si occupa di “spazializzazione del suono”. «Per noi, la spazializzazione è una nuova forma di arte ed è al centro del nostro design», ha commentato Ludovico Vignaga, founder di Intorno Labs. La realtà specializzata in tecnologia del suono 3D e in strumenti audio per produzioni live, esperienze immersive e installazioni si muove tra l’Italia e la Spagna. Milano è la sede della sua “capsula“, dove ci si immerge a 360 gradi in un’altra realtà. Chi sa se prossimamente anche a Sanremo si presenteranno esperienze di questo tipo. Intanto, questa startup nata circa 11 anni fa sta collaborando con alcuni artisti italiani e internazionali. Tra questi, Ghali, concorrente della nuova edizione del Festival della Canzone italiana, con il quale il team di Ludovico ha lavorato alla campagna di presentazione di uno dei suoi ultimi album, oltre ad essersi occupato dalla messa in streaming del concertone “Heroes” nel 2020, andato in scena all’arena di Verona e disponibile esclusivamente online a causa della pandemia.
Nella capsula di Intorno Labs
Intorno Labs, con il suo software di spazializzazione del suono, lavora sia nel campo del sound design che in quello delle installazioni audio. «A Milano, negli spazi di BASE, in via Bergognone, abbiamo realizzato uno studio che abbiamo chiamato “la capsula”, all’interno del quale proviamo le nuove frontiere del suono immersivo con i sound producers – spiega Ludovico – Al momento lavoriamo tra la Spagna e l’Italia, a Milano e Barcellona, ma presto arriveremo anche in UK, che sarà la nostra terza gamba».
«Questo studio è l’unico nel suo genere in Italia, ed è il solo che sta ospitando un sistema di audio 3D nativo – racconta il founder a StartupItalia – La capsula è nata principalmente dall’esigenza di avere uno spazio, che è soprattutto logistico, vissuto in modo esperienziale, con la possibilità di manipolare il suono attraverso un controllo sulla localizzazione, la direzione e gli effetti con contenuti artistici. Lo spazio è aperto a terzi ed è gestito dal Music Innovation Hub, che realizza progetti innovativi e socialmente responsabili nel settore musicale». Qui è possibile replicare tutto ciò che di mediatico esiste in uno show, all’interno di un ecosistema integrabile. «Nel mio team ci sono due figure principali: una che si occupa della gestione tecnica, che mette in scena i tools, e una che cura la direzione artistica – spiega Ludovico – Per quanto riguarda le etichette discografiche, queste si muovono con formati più vicini alle richieste dei consumatori, mentre i live tools adottano paradigmi molto diversi. Nella mia realtà abbiamo sviluppato il ramo ricerca e quello di produzione commerciale». Oltre a questo progetto, infatti, Intorno Labs lavora anche come azienda specializzata con studi, spazi, agenzie creative e musei.
Come si sta muovendo il settore
Il team di Ludovico oggi conta 5 persone che lavorano full time nell’azienda: 3 si occupano dello sviluppo del software, mentre le altre 2 della gestione commerciale. L’audio immersivo oggi è presente, ed è richiesto, in tanti contesti, ma scopriamo, a sorpresa, che non è così abituale nel comparto musicale. Questo è dovuto al fatto che non c’è ancora un mindset e una tecnologia giusta per accoglierlo.
«Quando si fa innovazione in un settore che non è ancora maturo ci sono alti e bassi – racconta Ludovico – Arrivare dove siamo adesso non è stato semplice, e siamo stati oggetto di negoziazioni per essere acquisiti da un paio di enti. L’unica maniera per monetizzare il ramo software è vendere licenze ad uso esclusivo ad altri enti. Il settore oggi è ultra-frammentato e le soluzioni tech proposte, anche a livello di business, non sono uniformi». Ludovico racconta di un comparto che viaggia a filiere separate. «Questo tipo di tecnologie introducono una complessità aggiunta che è croce e delizia perché richiede più cultura da parte di chi ci lavora ma anche più costi, associati alla complessità dei prodotti. Inoltre, non si è ancora così certi sulla qualità percepita – conclude – Per spiegarmi meglio, in questo settore se si deve investire si dovrebbe puntare su margini di crescita del 60-80%, ma per farlo si devono sostenere costi elevati. Altrimenti, il gioco non vale la candela. Investire poco non sposta così tanto il livello di qualità percepita dal pubblico».