«Il nostro sogno è che la manutenzione di edifici e contesti urbani diventi un processo condiviso, dove i cittadini possano segnalare guasti e prendersi cura degli spazi che vivono». Maria Giovanna Pacifico, classe 1990, architetta e docente a contratto presso l’Università Federico II di Napoli, è la project manager di MUST – Maintenance Urban Sharing Tool. L’app, presentata in occasione della Milano Digital Week, permette a chiunque, grazie all’intelligenza artificiale, di rilevare e segnalare anomalie e danni, dalle buche stradali alla crepa nel pilastro di un edificio. Per la rubrica “Viaggio in Italia” oggi ci muoviamo tra Napoli e Genova per raccontare un progetto che punta a cambiare il modo in cui gestiamo il nostro patrimonio, rendendo ogni cittadino parte attiva nella cura del proprio contesto quotidiano. Una storia di realtà e territori che si incontrano e si contaminano aprendo nuovi orizzonti.
Un progetto universitario diventato startup
«L’idea nasce da una ricerca universitaria sulla riqualificazione dei centri storici e degli edifici di pregio», ci racconta Pacifico, che ha iniziato a lavorare al progetto durante il suo dottorato. «È un trasferimento tecnologico tra i dipartimenti di Architettura e Strutture dell’Università Federico II, l’azienda ETT, industria digitale con sede a Genova, e il Consorzio Stress, che si occupa di tecnologie per l’edilizia sicura e sostenibile».
MUST, nata nel 2021, è l’esempio della collaborazione virtuosa tra università e impresa. «Il nome richiama il verbo inglese “must”, a sottolineare che la manutenzione è un dovere», spiega Pacifico. «Oggi è impossibile fare innovazione senza lavorare in partnership. Ognuno di noi ha messo la propria competenza. L’app è il risultato di questa forte sinergia». L’obiettivo? «Vogliamo estendere la fase di monitoraggio, che spesso è la più onerosa, ai fruitori dello spazio: cittadini, turisti, lavoratori, abitanti di condomini. E promuovere un’etica collettiva di cura del costruito».
Architetta, ricercatrice e manager, Pacifico è anche arbitro di rugby. «Dirigo le partite in campo, come gestisco i progetti in MUST. Sia nell’architettura che nello sport ho seguito le orme di mio padre. In realtà volevo fare il medico», ci racconta sorridendo. «Ed ecco perché ho scelto di specializzarmi in manutenzione. È l’ambito dell’architettura che più si avvicina alla diagnostica medica: gli interventi sul patrimonio costruito sono un po’ come le cure per i pazienti». E a proposito di contaminazioni, aggiunge: «Lo sport mi ha permesso di aprire i miei orizzonti e instaurare contatti con persone di ogni parte del mondo. È interessante poter unire vari aspetti della vita e trovare una connessione».
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
La cultura della condivisione è alla base di MUST. L’app è destinata a diversi contesti, dal singolo condominio ad asset più estesi, come parchi e stazioni. Funziona così: l’utente scatta una foto del guasto e una a campo largo. L’AI suggerisce le possibili categorie del danno. Il gestore riceve la segnalazione, può validarla e pianificare ispezioni o interventi.
«Abbiamo lavorato molto su tecnologia e grafica per rendere l’app accessibile a tutti. L’interfaccia è intuitiva. Il codice è modulare, come un puzzle con singoli componenti che si incastrano per rispondere alle diverse esigenze dei clienti. Il core è l’intelligenza artificiale». L’algoritmo, sviluppato con il supporto del dipartimento di informatica (Dibris) dell’Università di Genova, riconosce le categorie dei guasti. Dall’altro lato, una dashboard di gestione permette ai responsabili di monitorare le segnalazioni e programmare la manutenzione. «In base alle segnalazioni, i gestori possono anche capire quali sono le esigenze sociali di un territorio e programmare gli interventi secondo le priorità», sottolinea Pacifico.
I piani per il futuro
La startup ha già sperimentato l’app in ambienti complessi, come il Porto Antico di Genova e l’aeroporto di Genova. «Ora stiamo sviluppando nuovi progetti al Parco della Floridiana di Napoli e ai musei di Genova, con l’applicazione dell’AI anche ai video, oltre che alle foto». Il team proseguirà la ricerca in ambito tecnologico con l’obiettivo di sfruttare l’intelligenza artificiale non solo per riconoscere le anomalie, ma anche per predirne l’evoluzione.
«Ci muoviamo in una logica di Digital Twin, per ricostruire il comportamento dell’edificio in ambiente virtuale. Stiamo collegando MUST ad altre piattaforme per integrare dati e analizzare l’evoluzione del degrado, con l’intento di fornire una visione predittiva». L’ambizione per il futuro? «Che sempre più amministrazioni pubbliche scelgano MUST e che la manutenzione diventi davvero partecipata, con cittadini, istituzioni e imprese che collaborano per preservare il patrimonio comune».