Sonia China, fondatrice della startup Tinkidoo, racconta come è riuscita ad avvicinare i bambini alla tecnologia attraverso il gioco con un approccio didattico che si ispira al “metodo Montessori” nell’era digitale
Tinkidoo è una startup innovativa che avvicina i bambini alla tecnologia utilizzando dei giocattoli digitali. Nel 2014 la fondatrice Sonia China, a Londra conobbe Primo, startup inglese che ha lanciato un giocattolo in legno per insegnare il coding ai bambini piccoli. Sonia non ci pensò un attimo ed acquistò il prototipo, così è iniziata la sua avventura tra coding e laboratori per bambini. L’impatto è stato tanto positivo da convincerla a cercare altri prodotti simili da potere analizzare, raccogliere e mettere a disposizione dei bambini organizzando dei laboratori educativi. Così nasce il metodo Tinkidoo con l’obiettivo di avvicinare i bambini alla tecnologia attraverso il divertimento e l’utilizzo di giocattoli digitali come Cubetto, Dash&dot e Osmo.
Cosa intendete per giocatoli “digitali”?
Si tratta di giochi con finalità educativa. Vogliamo offrire al bambino un’esperienza sempre diversa con tecnologia. Cubetto, ad esempio, il robottino di legno della startup Primo utilizza come interfaccia una board in legno dentro cui i bambini inseriscono blocchi di legno colorati. Ogni colore corrisponde ad una direzione, così i bambini, scrivendo una successione di blocchi, riescono a portare il robot dal punto A al B. In questo modo imparano il concetto di algoritmo e comando. I Dash&dot utilizzano la stessa intuizione, ma utilizzano come interfaccia iPad e app Le applicazioni consentono ai bambini di guidare i robottini in un percorso If that do this.
Il vostro approccio potrebbe essere definito come il nuovo “metodo Montessori” dell’era del digitale?
Crediamo moltissimo nella potenzialità dell’esperienza. Di certo se Montessori avesse avuto la possibilità di guardare ad alcuni di questi prodotti, sono certa avrebbe trovato coerente il loro approccio alla sua impostazione pedagogica. I bambini imparano soprattutto quando possono lavorare in autonomia. I giocattoli digitali consentono loro di acquisire concetti complessi come la programmazione, i comandi, gli algoritmi, semplicemente giocando.
I genitori e gli insegnati come hanno accolto la vostra iniziativa?
C’è stata moltissima partecipazione ed interesse. Il punto chiava è la gamification alla base del metodo. Il gioco è la chiave di questa riduzione di distanza tra generazioni, perché coinvolge tutti.
Che risultati avete ottenuto fino adesso?
Siamo partite circa 8 mesi fa e ad oggi contiamo più di 800 bambini coinvolti in 20 eventi. Il 16 giugno 2015 abbiamo ottenuto il secondo posto alla finale Techgarage di Napoli. Dal 17 al 26 luglio saremo al Giffoni Innovation Hub, dal 17 al 26 Luglio, avremo a disposizione uno spazio per organizzare circa 4 laboratori al giorno. Vogliamo portare il futuro, dove c’è a tratti ancora il passato.
Che sviluppi prevedete in futuro?
L’asset più importante che stiamo costruendo è quello della produzione. Abbiamo lanciato una call per designer e makers per aiutarci a sviluppare il nostro primo giocattolo, orientato all’educazione ambientale. Un altro punto importante per il nostro modello è l’e-commerce, che lanceremo entro due mesi. Stiamo lavorando molto per diffondere la nostra intuizione, formando a distanza i Tinkidoors, gli ambasciatori del metodo Tinkidoo.