Apple e Google hanno aperto le loro conferenze ai minorenni. Anche in Italia si scoprono nuovi enfant prodige 2.0. Ma la scuola è pronta?
Federico Morello, friulano, quando aveva 15 anni è riuscito a portare la Rete dove non c’era. Nick D’Alosio, britannico di origini australiane farà diciannove anni a novembre ma è già passato alla storia come “uno dei ragazzi più influenti del mondo” grazie alla sua app Summly, venduta a Yahoo per 30 milioni di dollari. Grant Goodman, a quattordici anni, è già al suo terzo brevetto di successo ed è stato capace di mettere in competizione Apple e Google, inventando app per tutti i loro prodotti. Sono i nuovi enfant prodige 2.0. I colossi dell’informatica lo sanno che i nuovi genietti si nascondono tra i banchi. Gli unici a non accorgersi del potenziale umano che c’è in aula sono gli insegnanti (non tutti ma la maggior parte).
Baby boomer e Millennial a confronto
L’età degli inventori si abbassa sempre di più: ora sono i tredicenni a dare filo da torcere ai ventenni. Una “guerra” tra la generazione dei Baby boomer e i Millennial. Alle conferenze internazionali tecnologiche per presentare nuovi progetti partecipano sempre più ragazzi tra gli 11 e i 18 anni: gente che piazza apps che finiscono sui nostri tablet e cellulari.
A giugno Google ha organizzato a San Francisco la sua conferenza annuale I/O, dedicata a tutti gli inventori che sviluppano nuovi software: tra questi sono arrivati 200 giovanissimi. Alcuni di loro avevano persino 11 anni. Un mondo che è pronto a sfondare il mercato, a guadagnare grazie alla tecnologia.
Milionario a 17 anni e un posto di lavoro in Yahoo
Nick D’Aloisio è diventato milionario a 17 anni ed ha trovato lavoro in Yahoo: lavora da Londra mentre continua a studiare per il diploma. La sua app, che riassume gli articoli di giornale per piccoli schermi, è stata riconosciuta come una delle migliori nel 2012. Una storia come tante altre la sua: a 12 anni inizia a creare app per telefonini. Dalle vendite del primo gioco guadagna 79 sterline. Da lì parte l’entusiasmo, la voglia di mettersi in gioco. Il 7 gennaio scorso al Ces di Las Vegas ha annunciato il suo nuovo prodotto: Yahoo News Digest, una diretta evoluzione di Summly. Il ragazzo, product manager della nuova iniziativa imprenditoriale, è stato subito acclamato dalla critica che ha definito l’applicazione “audace e visivamente impressionante”.
I nuovi enfant prodige 2.0
Nei prossimi anni la scuola dovrà comprendere che è necessario essere all’altezza di questi ragazzi. Apple lo ha già capito e da due anni ha abbassato l’età minima per essere ammessi alle sue conferenze developer: dai 18 ai 13 anni. I ragazzi intestano le attività che aprono a nonni e genitori, per aggirare gli ostacoli della burocrazia e gli impedimenti legati all’età.
E mentre lo psichiatra Manfred Spitzer, dirigente del centro per le neuroscienze dell’università di Ulm, con il suo “Demenza digitale” (tradotto in Italia per “Corbaccio”) critica il fatto che “negli Stati Uniti i giovani ormai passano più tempo con i media digitali – oltre 7,5 ore al giorno – che a dormire”, loro, i nerds fanno affari grazie al tempo passato davanti al personal computer. In tutto questo resta da chiedersi che ruolo ha la scuola? Come può l’istruzione in Italia e non solo, sfruttare queste risorse umane? Può la scuola essere un incubatore di impresa?