“La mano usala per fermare l’autobus”. Oppure: “Il fischio lascialo al capotreno”. Arriva a Messina, dopo la prima tappa a Bologna, la campagna Mezzipertuttə, contro le molestie sul trasporto pubblico. I cartelloni appesi sugli autobus, alle pensiline e alle fermate vogliono dare la sveglia alla cittadinanza su un problema che è tale per tutte, ma che soffre di una persistente normalizzazione. «Vogliamo dire chiaro che non è normale che un passeggero ti fissi, che ti faccia apprezzamenti che non vuoi, che si appoggi a te, che ti metta una mano sul sedere: la nostra urgenza è, per prima cosa, rendere le persone consapevoli che queste sono molestie a tutti gli effetti, che devono cessare, e che in diversi casi gli autori sono passibili di denuncia».
La sera, a casa in metro non ci torni!
A parlare è Arianna Vignetti, giovane attivista e tra i founder di Road to 50%, associazione che si batte per portare parità di genere in politica e nelle istituzioni e che sta facendo circolare la campagna Mezzipertuttə. «In città, la sera, sei costretta a uscire in auto o a chiamare un taxi, perché è scontato che a casa in metro non ci torni. A moltissime di noi sono capitati episodi decisamente sgradevoli: e sappiamo che ne basta uno perché incuta quella paura, quel senso di insicurezza che all’occasione successiva ti fa stare a casa perché non vuoi più riviverlo. Invece, noi vogliamo essere libere di usare il trasporto pubblico dovunque e a qualunque ora, sentendoci sicure».
Obiettivo: raccogliere dati che, per ora, non esistono
Sui cartelloni della campagna è visibile un QR code: puntando il telefono, se si è state vittime di molestie verbali o fisiche oppure testimoni di un episodio di molestia ai danni di un’altra, si può segnalare il fatto (per segnalare – sarà in forma anonima – nella città di Messina e nella città di Bologna).
«Nel nostro Paese non esistono, purtroppo, dati che ci diano un’idea del fenomeno e ciò, insieme all’assenza di politiche concrete, rende difficilissimo affrontare questa emergenza», aggiunge Federica Maria Raiti, vicepresidente di Road to 50%. «Il problema è che nelle città i dati sulla mobilità non vengono mai disaggregati per genere e poi, in particolare, non esistono dati che misurino le molestie sui mezzi pubblici. La nostra esperienza nelle scuole ci informa che almeno tre quarti degli studenti è stato vittima o testimone di un caso di molestia sui mezzi. Ecco, nelle scuole facciamo formazione per costruire il primo tassello di una strategia anti-molestie più ampia, a partire dalla consapevolezza di cosa sia molestia: purtroppo, la stragrande maggioranza di noi sembra formata, al contrario, per conviverci, come se avessimo fatto pace con un evento in qualche modo scontato e da accettare. Quando una bella campagna della municipalità di Londra, qualche tempo fa, ha fatto informazione mirata sul tema, i risultati da parte di cittadini e cittadine sono stati enormi».
Dopo Bologna, ecco Messina, puntando a Roma
Mezzipertuttə – che è stata presentata lo scorso maggio a Lipsia, all’International Transport Forum dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, che ha riunito i ministri dei Trasporti di 57 Paesi, oltre a CEO e dirigenti delle aziende di settore – approda dunque il 17 settembre a Messina: «Per una città del Sud, si tratta di un’opportunità ulteriormente importante», dice Federica Maria Raiti. «Una mobilità efficiente e sicura incoraggia le persone, specie se non dispongono di mezzi privati, a uscire, facilita le opportunità professionali e la socialità, aiuta chi deve muoversi per prendersi cura di famigliari che ne hanno bisogno… Rendere i mezzi pubblici accessibili e sicuri per tutte le persone deve diventare una priorità nei territori».
La campagna è realizzata pro bono dall’agenzia Kirweb di Roma, il cui CEO, Riccardo Pirrone aggiunge: «Abbiamo accolto con entusiamo l’idea di Mezzipertuttə, per aiutare a combattere la violenza di genere anche in circostanze in cui spesso non viene riconosciuta come tale. Ci piaceva l’idea di iniziare una conversazione proprio in quei luoghi abitati da milioni di persone ogni giorno, autobus e treni frequentati da tutte e tutti, per dare strumenti concreti per re-agire, per mandare al capolinea ogni forma di molestia».