Il 2024 sarà un anno decisivo per comprendere lo stato della democrazia nel mondo. Si vota in 62 Paesi con un totale di quattro miliardi di persone che saranno chiamate a esprimere il loro orientamento su sfide epocali. Un anno cruciale e non privo di rischi manipolativi causati dall’interferenza del deepfake. Quali sono i temi principali dei quali si sta discutendo in rete, durante questo anno elettorale? Quali emozioni sono rilevabili in un contesto così fortemente polarizzato? Lo abbiamo chiesto a Matteo Flora – Docente di Corporate Reputation, Imprenditore e Divulgatore, fondatore di The Fool, la Società leader nella Reputazione – che a SIOS24 Summer a Roma ha illustrato i risultati di una ricerca realizzata da The Fool sui principali focus tematici discussi sul web e sui social media.
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Matteo Flora, Imprenditore e Divulgatore, fondatore di The Fool
Flora, gli italiani come percepiscono l’AI e gli impatti sulla società?
L’entusiasmo nei confronti dell’AI è moderato, in Italia: si attesta al 38%, quasi 10 punti percentuali in meno rispetto al resto del mondo. L’apprezzamento, inoltre, si riduce con il salire dell’età: un italiano della GenZ su due è entusiasta delle novità portate dall’AI, ma la quota entusiasti tra i Baby Boomers scende al 27%. Nonostante questo, quasi un italiano su due è convinto che l’AI avrà un impatto positivo sul futuro della società contro il 24% che ne ha una visione pessimista.
In rete quali sono i numeri del “fenomeno AI”?
Tra febbraio e giugno 2024 sono stati pubblicati in Italia, sul web, quasi 150mila contenuti al mese sull’Intelligenza Artificiale. I due temi che hanno catalizzato maggiormente il dibattito sono l’approvazione al Parlamento Europeo dell’AI Act, e il Festival del Lavoro, dove l’Intelligenza Artificiale è stata presentata come la rivoluzione industriale della nostra epoca.
Dal punto di vista qualitativo, cosa evidenzia l’analisi delle opinioni?
Se guardiamo al sentiment, ovvero l’analisi delle emozioni e delle opinioni polarizzate legate al mondo dell’AI, possiamo individuare alcuni temi neutrali, come ad esempio le notizie inerenti agli impatti dell’AI in alcuni settori specifici come l’innovazione, il settore medico e quello finanziario. Tra le neutralità si ritrova anche le discussioni sulle nuove possibilità di analisi dati offerte dall’utilizzo dell’AI (efficienza, flessibilità, personalizzazione).
Quali sono le evidenze più favorevoli all’AI, emerse nella ricerca?
Tra i temi positivi troviamo l’AI come fattore abilitante per un’accelerazione tecnologica e il focus sulle strategie e gli stanziamenti che l’Italia sta introducendo a sostegno dell’adozione dell’AI.
Invece, dove si concentrano i dubbi degli italiani?
Tra i temi negativi si evidenziano le discussioni inerenti all’AI Act. Ci sono dubbi inerenti al ruolo dell’Intelligenza Artificiale nella sorveglianza, nella manipolazione dei dati, nella protezione dei diritti umani e la tutela della privacy. E poi le forti preoccupazioni sulla circolazione di video deepfake creati per scopi ingannevoli e manipolatori. Infine, i riferimenti all’utilizzo dell’AI nel conflitto russo-ucraino.
Quali sono le percezioni sull’AI in relazione al mondo del lavoro?
Non sono solo i cittadini a interrogarsi sulla trasformazione del mondo del lavoro; anche i legislatori hanno espresso preoccupazione per le potenziali minacce che l’IA rappresenta, in particolare per migliaia di lavoratori pubblici poco qualificati che potrebbero essere sostituiti. Si è aperta una riflessione sulla necessità di trasformare i mercati del lavoro e di responsabilizzare i lavoratori di fronte alla digitalizzazione. In particolare, la discussione si concentra sul ruolo dell’intelligenza artificiale nella trasformazione e definizione di nuove professioni.
Cosa si dice dell’efficientamento e della semplificazione che l’AI determina?
Secondo i cittadini e i decisori politici, l’IA è un mezzo che facilita l’innovazione: semplifica i compiti, aumenta l’efficienza e incoraggia nuovi approcci strategici e creativi per migliorare lo sviluppo professionale e la gestione delle risorse.
E i più giovani cosa ne pensano?
Sono proprio i giovani a essere preoccupati: gli adolescenti, in particolare, sono già consapevoli delle sfide che potrebbero incontrare nella ricerca di un impiego ben retribuito. Questa preoccupazione indicando un divario significativo tra aspirazioni e aspettative realistiche.
Secondo il campione analizzato quale sarà l’impatto dell’AI sulle hard e soft skill?
Il problem-solving e la data analysis saranno le skill più impattate. L’AI avrà anche un impatto su organizzazione e implementazione degli aspetti lavorativi: produttività, efficienza, precisione e organizzazione. Ad essere meno coinvolte, invece, saranno le soft skill: tra tutte, la qualità dell’empatia.
Avete analizzato anche le conversazioni sulla transizione energetica. Gli italiani la considerano rilevante?
Assolutamente sì: più di un italiano su due considera importante la tematica ambientale e una persona su due sostiene l’adozione di soluzioni di energia pulita; questi sono dati che si posizionano ben al di sopra delle media worldwide. Inoltre, forse a sorpresa per alcuni, la sostenibilità non è un interesse prevalente dei più giovani: la consapevolezza ambientale è maggiore nelle fasce d’età più adulte.
Che tipo di conversazioni sono quelle concentrate sui temi ambientali?
Quello della transizione energetica è un conversato fortemente politicizzato: i contenuti e i commenti si concentrano sulle dichiarazioni effettuate da politici e ministri (ad esempio, la dichiarazione sull’energia nucleare da parte del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Alfonso Urso) e sui decreti del Governo, come ad esempio quello sull’agricoltura. Emerge, inoltre, un focus sugli incontri organizzati tra funzionari governativi, imprese e altre istituzioni per discutere delle sfide e opportunità economiche e ambientali, in Italia e in Europa. Viene anche messo in evidenza l’aumento delle richieste di investimenti per sostenere le imprese nell’adozione di tecnologie digitali e pratiche sostenibili.
Quali sono le criticità più rilevanti?
Tra le tematiche negative che destano preoccupazione troviamo contenuti sul cambiamento del clima e sul riscaldamento globale. La transizione energetica viene quindi descritta come necessaria per affrontare questi problemi. Ma si parla anche dei costi che le aziende dovranno per sostenere per la svolta green: meno emissioni, ma anche meno produttività. L’adeguamento delle imprese all’aumento dei prezzi dei fattori produttivi causato dalle nuove imposte sulla CO2 e le tensioni geopolitiche dalla Russia al Medio Oriente, potrebbero rallentare la produttività.
La ricerca analizza anche le conversazioni sulle auto elettriche…
Le auto elettriche rappresentano un cluster che raccoglie diverse criticità associate alla produzione, all’acquisto e all’utilizzo. Si discute dei costi elevati e con preoccupazione si parla delle infrastrutture di ricarica per le auto elettriche e dell’autonomia delle batterie. In generale, i consumatori italiani dimostrano attualmente una scarsa intenzione all’acquisto dei veicoli elettrici, con una flessione considerevole rispetto all’anno precedente: solo l’8% (meno 4 punti percentuali, anno su anno) intenderebbe passare all’elettrico.
Cosa dicono i dati globali?
Osservando i dati globali il divario maggiore si evidenzia tra Paesi europei (10%) ed extraeuropei (16%), riconducibili a fattori economici, infrastrutturali e di incentivi governativi. Nei Paesi extraeuropei la maggiore disponibilità di incentivi fiscali, un’infrastruttura di ricarica più sviluppata e un costo complessivo inferiore per l’acquisto e il mantenimento dei veicoli elettrici, contribuiscono a un’intenzione d’acquisto più elevata. Al contrario, in molti Paesi europei, l’adozione è frenata da preoccupazioni sui costi iniziali, l’insufficienza delle reti di ricarica e la percezione di un supporto governativo inadeguato. Nonostante i miglioramenti tecnologici, le soluzioni attualmente disponibili non soddisfano ancora pienamente le esigenze di praticità dei consumatori italiani.
Invece quali sono i fattori incentivanti per l’acquisto di un’auto elettrica?
Tra le motivazioni che guidano la scelta di un’auto elettrica, gli italiani mettono al primo posto il fattore ecologico, ma anche l’esperienza di guida: scegliere l’elettrico fa bene al Pianeta ma anche a sé stessi, permettendo di guidare in «modalità silenziosa».
Un consumatore italiano su quattro sceglie l’elettrico per motivazioni fiscali, distanziandosi in tal senso dalla media europea ed allineandosi invece a Cina e Stati Uniti.
Le fonti di energia rinnovabili sembrano essere apprezzate dagli italiani, in rete…
Sì, le fonti rinnovabili rientrano tra le opinioni positive: i dati più significativi indicano un apprezzamento dello spostamento verso la produzione di energia rinnovabile rispetto ai metodi tradizionali, sottolineando i progressi tecnologici e i nuovi standard industriali. C’è attenzione anche ai miglioramenti nella produzione di energia solare e di idrogeno («idrogeno pulito»). Viene data evidenza alle aziende e istituzioni impegnate a promuovere iniziative incentrate sulla mobilità sostenibile, investendo in soluzioni innovative e sostenibili per ridurre l’impatto ambientale e promuovere il benessere urbano. Il settore più discusso è quello automobilistico, seguito dalla mobilità sostenibile con un interesse particolare verso il trasporto pubblico integrato e l’adozione di soluzioni a basso impatto ambientale. Infine, emerge un filone di contenuti sugli eventi sul clima e sull’ambiente, come ad esempio il G7 Clima, Energia e Ambiente; Earth Day etc…