Tre realtà innovative – Tuidi, Regusto e Vitesy – hanno deciso di mettere insieme le proprie competenze per creare la filiera a zero-spreco. Ne abbiamo parlato con i fondatori per conoscere obiettivi comuni e sfide future
Ogni italiano getta nella spazzatura circa 27 kgdi cibo all’anno. Nel 2022, anno di ripresa post pandemia, abbiamo buttato 75 g di cibo al giorno, ossia 524 g settimanali, poco più di 27 kg di cibo l’anno a persona (fonte WWF Italia). Secondo l’indagine, sprechiamo 1 kg l’anno di frutta e poco meno di 1 kg di pane. Nella hit nefasta degli sprechi anche insalata, verdure, aglio e cipolle. Vale 6,5 miliardi di euro lo spreco del cibo nelle case e oltre 9 miliardi lo spreco di filiera, dai campi alle case. Per il Food Waste Index Report 2021 lo spreco alimentare delle famiglie, dei negozi di vendita al dettaglio e del settore della ristorazione ammonta a 931 milioni di tonnellate ogni anno, con impatti non marginali sui cambiamenti climatici. La maggior parte di questi sprechi avviene tra le mura domestiche (61%).
Perchè si spreca
Perché sprechiamo nelle nostre case? Un italiano su due (47%) ammette di scordare spesso il cibo acquistato e il 46% sostiene che il cibo era reduce dal frigorifero dei negozi e a casa è deperito in fretta. Un italiano su tre (30%) confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma anche (33%) di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo e quindi di esagerare negli acquisti (Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International). Il grosso dello spreco avviene nelle nostre case ma pure i dati di spreco lungo la filiera non sono da sottovalutare, fra perdite in campo e sprechi nella catena dell’industria e della distribuzione del cibo: nel 2022 sono andate sprecate nella filiera italiana oltre 4 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di 9 miliardi di euro. Lo spreco del cibo di filiera pesa il 26% in agricoltura, il 28% nell’industria e l’8% nella distribuzione.
La filiera no waste
Il problema dello spreco alimentare è riconosciuto come una dei più gravi paradossi dell’attuale sistema di produzione del cibo. In un mondo dove ancora oggi la sicurezza alimentare non è garantita per tutti, se si riducessero le perdite o gli sprechi alimentari si potrebbe garantire più cibo per chi ne ha bisogno, ridurre le emissioni di gas serra (lo spreco è responsabile del 10% di “inutili” emissioni) e allentare la pressione sulle risorse naturali, in particolare il consumo di acqua e di suolo, per aumentare la sostenibilità dei nostri sistemi di produzione e delle nostre società.
Sulla base di questo scenario, tre startup italiane – Tuidi, Regusto e Vitesy – hanno deciso di mettere insieme le proprie competenze per creare la prima filiera a zero-spreco, partendo dal produttore e arrivando al consumatore finale. Le tre realtà hanno deciso di collaborare e farsi sostenitrici di un movimento anti-spreco, coinvolgendo tutti gli attori della filiera che spesso, influenzati da processi decisionali non troppo precisi, contribuiscono a generare spreco alimentare. La sinergia ha lo scopo di condividere e diffondere le best practice per evitare tali inefficienze e aiutare produttori e distributori a ridurre lo spreco, generando un impatto positivo sulle performance aziendali e sulla salute del pianeta.
L’AI non può mancare
Per prevenire buchi a scaffale e overstock di magazzino, la startup Tuidi, fondata da Giulio Martinacci e Vincenzo Morello, utilizza l’ntelligenza artificiale di modo da generare un’accurata previsione della domanda così da ottimizzare i processi dell’industria alimentare.
«Operiamo nel retail tramite l’assistente virtuale Delphi, considerando variabili esterne come meteo, festività e concorrenza per prevedere le vendite e suggerire decisioni di approvvigionamento per minimizzare rotture di stock, esuberi di magazzino e il conseguente spreco alimentare», affermano i due co-founder . Nella produzione, tramite il software Demetra, si sfrutta ancora il demand forecasting per ottimizzare la pianificazione della produzione giornaliera così da aiutare l’industria nel diminuire inefficienze come ordini inevasi e overstock.
«La filiera alimentare è composta da vari attori ognuno dei quali è soggetto a inefficienze di varia natura. Infatti, ciascuno di questi, partendo dal produttore ed arrivando al cliente finale, ha difficoltà nel prevedere i propri consumi, generando di fatto spreco alimentare soprattutto in relazione ai prodotti con maggior deperibilità. Qui – proseguono gli imprenditori – nasce la volontà di unire le nostre competenze per divulgare insieme l’esistenza di best practice per prevenire questo fenomeno Infatti, ognuno di noi rivolge la propria esperienza, e il conseguente servizio/prodotto di ottimizzazione, verso uno o più attori della filiera. Insieme per attuare un cambio concreto: perché l’unione fa la forza per non sprecare».
Tra gli obiettivi futuri della startup vi è il lancio di una piattaforma di condivisione dati con Conad Centro Nord tra retailer e produttori così da mettere ognuno di questi attori della filiera nella posizione di prendere decisioni di business che minimizzino i rispettivi sprechi. «In un’epoca di trasformazione digitale e interconnessione costante, utilizzare i dati per minimizzare gli sprechi non dovrebbe essere una best practice ma la quotidianità». Quanto è lontano, ad esempio, un futuro in cui in avremo frigoriferi talmente smart da calcolare in automatico il fabbisogno dei proprietari di casa e suggerire così una lista della spesa secondo le preferenze passate, le disponibilità nei supermercati e la convenienza dei prezzi per poi confermare la consegna tramite delivery della spesa con un solo click? «Questo è forse un futuro non troppo distante ma per il momento in Tuidi ci preoccupiamo di consapevolizzare produttori e distributori di Italia e presto di tutta Europa che esistono metodi innovativi per combattere gli sprechi».
Donare fa bene
Quando però le imprese della grande distribuzione si ritrovano a dover gestire le eccedenze di magazzino e recuperare i potenziali sprechi entra in gioco Regusto, il primo portale per la gestione dei prodotti a rischio spreco. Attraverso la piattaforma proprietaria le aziende alimentari e non possono donare e vendere i propri prodotti, che vengono messi a disposizione della rete di oltre 700 enti non-profit attivi a livello nazionale che li ridistribuiscono alle famiglie più fragili. Regusto è inoltre in grado di documentare e rendicontare i ritorni concreti per le imprese e per il territorio in chiave di benefici ambientali e sociali, certificando gli impatti positivi generati grazie al mancato smaltimento del prodotto (ad esempio, numero pasti equivalenti distribuiti, CO2 evitata, acqua risparmiata). I dati certificati attraverso la blockchain di Regusto possono essere inseriti dalle aziende nel proprio bilancio di sostenibilità.
«Siamo diventati un riferimento a livello nazionale nella prevenzione e riduzione dello spreco con un modello di “sharing for charity” basato su tecnologia blockchain unico a livello italiano ed europeo. Questa collaborazione nasce quasi naturalmente, per poter offrire alle aziende partner una risposta il più possibile completa nella gestione dei prodotti a rischio spreco, attraverso soluzioni che si possano integrare o alternare nelle diverse fasi del ciclo di vita del prodotto», commentano i due co-founder Marco Raspati e Paolo Rellini. A giugno partirà il crowdfunding di Regusto sulla piattaforma We Are Starting con un obiettivo minimo di 100mila euro e massimo di 300mila. «Tale contributo – precisano – servirà ad implementare la struttura per rendere ancora più esteso l’impatto positivo generato e certificato nel territorio grazie al ciclo virtuoso di riduzione dello spreco. Per il prossimo anno è prevista l’internazionalizzazione».
Per chi scorda l’insalata…
Ma come comportarsi quando lo spreco avviene in casa propria? Un italiano su due ammette di dimenticare spesso il cibo acquistato, portandolo quindi alla scadenza. In questo caso entra in scena Shelfy, ideato da Vitesy , azienda italiana, fondata da Vincenzo Vitiello, Alessio D’Andrea, Paolo Ganis, che si impegna a migliorare la vita e il benessere delle persone attraverso soluzioni sostenibili e intelligenti.
Shelfy è un prodotto innovativo che grazie alla tecnologia fotocatalitica elimina gli inquinanti all’interno del frigorifero responsabili del deterioramento del cibo, riducendo gli odori e la carica batterica. In questo modo i cibi freschi presenti nel frigo di casa potranno durare il doppio o addirittura il triplo rispetto alla loro normale durata. «Ma sappiamo benissimo che questo problema non avviene solo in questa fase della filiera. Per questo ci siamo uniti a Tuidi e Regusto per unire le nostre competenze e fare una reale differenza ad ogni step della produzione alimentare, per offrire soluzioni innovative che riducono o eliminano completamente lo spreco lungo l’intera catena di approvvigionamento, dal produttore al consumatore» – affermano i fondatori.
Vitesy è da poco diventata PMI innovativa «ed è sicuramente sfidante, essendo una realtà hardware, distinguersi in un mercato pieno di prodotti IoT. Con Shelfy stiamo facendo una significativa differenza perché per la prima volta offriamo un prodotto completamente nuovo e innovativo che non si è visto sul mercato». L’obiettivo è trasmette consapevolezza sullo spreco alimentare. «In questa fase del nostro business è fondamentale dare forza all’immagine del brand per permettere all’azienda di crescere, migliorarsi e aggiungere prodotti innovativi al catalogo Vitesy».