Il COO Stefano De Vivo ci ha raccontato perché PlayNook ha scelto di focalizzarsi sul sonoro. Il titolo è disponibile gratuitamente sugli store. Si gioca ascoltando
«Il sound design fa la differenza in un videogioco. Mi vengono in mente lavori fatti su titoli come God of War Ragnarok o Call of Duty. Per quest’ultimo sono andati a registrare i suoni dei carri armati. Le avventure di Marco Polo è un audio game in cui raccontiamo un personaggio iconico che ha fatto la storia del nostro Paese, in relazione con altri luoghi del mondo. Ci interessava molto il concetto di viaggio e di scoperta». Stefano De Vivo, COO di PlayNook, ci ha raccontato come nasce un’esperienza videoludica che mette in secondo piano l’aspetto grafico per focalizzarsi interamente su voci, rumori e sensazioni che spingono sulla potenza del sonoro per emozionare. Disponibile gratuitamente su iOS e Android, il videogioco è disponibile sull’app PlayNook. Questa è la nostra intervista dopo averlo testato a pochi mesi da un’importante appuntamento: l’8 gennaio 2024 saranno passati 700 anni dalla morte dell’autore de Il Milione.
Partiamo dall’app. Avviata su iPhone funziona a dovere: al momento i contenuti sono ridotti (appena due capitoli), ma la navigazione è fluida e senza intoppi. Va poi detto che le copertine degli episodi sono state realizzate con una cura grafica che suggerisce al gamer in che atmosfera storica sta per calarsi. «Il nostro obiettivo è realizzare stagioni con quattro capitoli ciascuna. Ogni storia dura dai 20 ai 25 minuti», ci spiega De Vivo. Accompagnati dalla voce dell’attore Taiyo Yamanouchi, è disponibile in italiano e in inglese. «In alcuni momenti compaiono schermate. Si possono guadagnare karma e gold, c’è il tiro dei dadi. Ma l’aspetto centrale è che si potrebbero chiudere gli occhi e non perdere alcun passaggio».
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Su StartupItalia seguiamo da tempo l’universo gaming, con interviste e approfondimenti. Non ci è capitato spesso di affrontare la nicchia degli audio game, ma ne comprendiamo l’interesse. «Ci siamo ispirati ai libri game anni ’80 in cui si poteva scegliere un percorso. Per ora ci concentriamo soltanto su mobile». Non dovendo lavorare su effetti speciali e skin dei personaggi, come procede la fase operativa di una startup come PlayNook? «Ti serve tantissima creatività. Si registrano eventi realmente accaduti, un oggetto che cade per terra. Ma si lavora anche alla creazione di suoni tramite computer e sintetizzatori».
Fondata a Fucecchio, vicino Firenze, PlayNook ha un team di nove persone ed è al momento in una fase di bootstrap con piani per una raccolta fondi. «Ci rendiamo conto che sono davvero poche le software house che realizzano audio game. Una delle versioni più diffuse sono le Alexa Skills, piccoli giochi all’interno degli smart speaker di Amazon. Ma il nostro prodotto si differenzia perché si avvicina agli audio libri e ai podcast. Vogliamo intercettare più trend». Ora che nel mondo dei videogiochi e dell’intrattenimento si parla molto di AI e dei suoi rischi il lavoro dei creativi che rischi corre? «Bisogna partire da un’idea. L’AI non fa niente da sè».