“Nella scuola tradizionale i piccoli imparano che l’autunno è un albero spoglio con le foglie che cadono. Nel bosco i bambini l’autunno lo vivono” spiega Paolo Mai, educatore dell’Asilo nel bosco di Ostia
Giornate scandite da piccoli riti, il pane abbrustolito sul fuoco, la ninna nanna sotto i tigli. Il profumo dell’erba bagnata dalla pioggia, la felicità di guadare una pozzanghera, la sorpresa di trovare i funghi all’improvviso. I giocattoli non durano per sempre, ma le esperienze sì. Questa è la filosofia dell’asilo nel bosco. Una realtà pedagogica che prevede attività educative quasi completamente all’aperto, e l’insegnamento nella natura. L’asilo nel bosco accoglie i bambini degli ultimi anni del nido e della scuola d’infanzia. I piccoli sono sempre all’aperto: fanno passeggiate e giochi, pranzano e prendono il tè, imparano nuove parole, nuovi animali, nuove abilità. Imparano facendo e osservando: il cambio di stagione, le variazioni meteorologiche, la sostenibilità.
Il primo asilo nel bosco è nato negli anni ’50 in Danimarca, e questa pratica educativa si è diffusa soprattutto nei paesi del nord: paradossalmente, dove il clima è più rigido, i bambini trascorrono molte più ore all’aperto rispetto ai paesi mediterranei. In Italia è attivo ormai da quasi due anni “L’Asilo nel bosco” di Ostia, nel Lazio, unico caso italiano in cui si pratica sistematicamente l’insegnamento all’aria aperta. In Emilia Romagna, invece, è in corso dal 2010 “La Scuola nel Bosco”, a cura di Fondazione Villa Chigi in collaborazione con alcuni Centri di Educazione Ambientale della Regione, il Comune e l’Università di Bologna.
Il bosco è un campo da gioco
“Durante la giornata ci sono delle cose che facciamo sempre, per abituare i bimbi e favorire un’atmosfera calma e rilassata. Ci mettiamo in cerchio, cantiamo una canzone e ascoltiamo il bosco che ci risponde seduti sull’erba. Se c’è fango abbiamo delle piccole sedute. A metà mattina prendiamo il tè che prepariamo dentro un carretto. I bambini usano ramoscelli e foglie per creare centritavola, e poi c’è il pranzo. Dopo i pasti, ci addormentiamo sotto i tigli. Il bosco è uno straordinario laboratorio di apprendimento e un campo da gioco illimitato”. Secondo Irene Salvaterra, educatrice della Fondazione Villa Chigi, l’educazione ambientale è più efficace della scuola tradizionale. “Il bosco non è un luogo strutturato come una classe normale: i giochi sono gli oggetti della natura, tutti riescono ad avere il proprio bastone, nessuno resta senza gioco. I bambini imparano l’uno dall’altro e costruiscono un legame molto forte sia con la natura sia tra di loro. Noi educatori non dobbiamo anticipare nozioni, ma lasciare che i bimbi le sperimentino da sé. Non dobbiamo togliere loro il piacere della scoperta”.
Michela Schenetti che ha condotto degli studi sull’asilo nel bosco presso l’Università di Bologna ha analizzato il comportamento di maestri e bambini che si trovano a dover svolgere per la prima volta attività nel bosco. I bambini saltavano, correvano, esprimevano una forte esigenza di muoversi. “Gli insegnanti, invece, avevano comportamenti di ansia, contavano spesso i bambini perché avevano paura di perderli, si comportavano come se fossero in classe. A poco a poco – continua Schenetti – gli educatori si sono ammorbiditi, le file si sono scomposte, ed hanno permesso ai bambini di aumentare la loro autonomia. I bambini che sembravano più fragili spesso dimostravano abilità che non avevano mai mostrato prima”.
L’esperienza diretta come strumento di conoscenza
La scoperta di un insetto sotto a un tronco, la meraviglia di accendere un fuoco, la felicità di riuscire a saltare oltre quel grosso ramo che taglia il sentiero. Paolo Mai è un educatore dell’Asilo nel bosco di Ostia, e con grande entusiasmo descrive quante emozioni possono nascere da una giornata passata nella natura. “I giocattoli di plastica hanno tutti lo stesso peso, mentre ogni ramo della natura è diverso dall’altro. La pioggia, che molti maestri eviterebbero, lasciando i bambini al chiuso, in realtà è molto divertente per i bambini. L’esperienza diretta permette ai piccoli di imparare le cose di cui hanno bisogno, e le imparano perché si divertono e perché lo vogliono, non perché devono prendere un voto o un complimento. Noi stiamo molto attenti anche a dire “bravo” a un bambino, perché vogliamo che abbia comportamenti naturali e non volti a compiacere noi educatori. Nella scuola tradizionale i piccoli imparano che l’autunno è un albero spoglio con le foglie che cadono. Nel bosco i bambini l’autunno lo vivono, e in questo modo la differenza tra le stagioni gli resta molto più impressa”.