Altro round per l’azienda di Stefano Buono. Exor e Azimut fra gli investitori
La startup con sede a Londra, ma dal cuore torinese Newcleo raccoglie (altri) 300 milioni di euro. Si tratta infatti del secondo aumento di capitale in meno di due anni per la società nucleare fondata da Stefano Buono, al lavoro sulla progettazione e costruzione di reattori di nuova generazione in grado di ridurre la produzione di scorie e di utilizzare come combustibile quelle generate dai vecchi reattori, chiudendone il ciclo.
All’iniezione di capitale da 300 milioni di euro hanno partecipato due terzi degli investitori già presenti nel primo round da 100 milioni chiuso a settembre 2021. Fra loro figurano, in particolare,Exor Seeds, Azimut, il banchiere Claudio Costamagna e Liftt. L’operazione è stata chiusa nel giro di due mesi nonostante il momento di mercato difficile per il venture capital, a testimonianza dell’interesse per la tecnologia di Newcleo.
I fondi raccolti saranno fondamentali per accelerare la crescita complessiva di Newcleo e la sua espansione strategica nella produzione di combustibile nucleare per i suoi reattori di nuova generazione dai rifiuti esistenti prodotti dai reattori tradizionali.
Gli obiettivi del round e il centro di ricerca a Torino
I proventi dell’aumento serviranno a Newcleo per accelerare lo sviluppo dei primi prototipi di reattore. La società ha già stretto alcuni contratti per progetti sperimentali nel Regno Unito e in Francia. Di recente, in particolare, Newcleo ha costituito una nuova sede sussidiaria a Parigi e stretto un accordo esplorativo con la multinazionale dell’energia locale Orano. Sono, inoltre, in corso contatti con altre utility francesi.
Nonostante la sede sia a Londra, Newcleo svolge gran parte delle attività di ricerca e sviluppo a Torino. Grazie anche ai nuovi fondi, la startup conta di arrivare entro la fine del 2023 a un organico di oltre 500 persone, distribuite fra Regno Unito, Francia e appunto Italia. In Italia Newcleo ha in essere anche una collaborazione con Enea per la costruzione di un prototipo di rettore non nucleare.
Per Stefano Buono:”Newcleo si sta muovendo rapidamente per rispondere alla pressante esigenza di energia pulita e sostenibile. I recenti sviluppi geopolitici hanno innegabilmente rafforzato l’importanza del nucleare nel garantire la sicurezza energetica globale e il necessario cambiamento di passo negli sforzi di decarbonizzazione. Lo slancio è forte e l’appetito del mercato dei capitali è evidente. Questo è il momento giusto per cambiare il paradigma dell’energia nucleare verso una nuova tecnologia, che possa efficacemente affrontare le maggiori preoccupazioni della nostra industria: costi, sicurezza e rifiuti, in modo sostenibile”.
Newcleo e la Futurable Energy
L’obiettivo ambizioso e affascinante di Newcleo è lavorare a una ‘Futurable Energy’ che, come scrive Stefano Buono significa “sviluppare un nuovo modo di controllare il processo di estrazione di energia dai nuclei, sostenibile e completamente sicuro che permetterà al pianeta di raggiungere emissioni zero, riducendo drasticamente al contempo la produzione di scorie radioattive e ridurre concretamente il surriscaldamento globale”.
Newcleo nasce acquisendo la società americana Hydromine Nuclear Energy, si basa sull’applicazione innovativa di tecnologie preesistenti e già sviluppate, tra cui i Lead Fast Reactors (LFRs) che utilizzano il piombo come refrigerante al posto dell’acqua o del sodio, gli Accelerator Driven Systems (ADSs), che si basano sulla combinazione di un reattore subcritico con un acceleratore di particelle, e l’utilizzo del torio come carburante naturale.
La startup ha costruito fra Torino e Milano l’asse portante del primo round da 100 milioni chiuso a settembre 2021. All’operazione hanno contribuito Exor Seeds, Liftt, il Club degli Investitori, la famiglia Drago (De Agostini), Claudio Costamagna, l’ex Ubi Victor Massiah. A loro si sono uniti diversi fondi di venture capital internazionali e altri protagonisti della finanza italiana come la famiglia Rovati, Davide e Vittorio Malacalza, Novacapital di Paolo Merloni e la dinastia svedese Lundin. Come detto, molti di questi investitori hanno partecipato anche al nuovo round da 300 milioni, tra cui MITO Technology con il fondo Progress Tech Transfer, che ha investito 3 milioni nell’operazione.