Nel sistema solare tutto è in movimento. La Terra orbita intorno al Sole trascinandosi dietro la Luna che la accompagna da quando, all’inizio del sistema solare, si è formata a seguito di un impatto catastrofico nel corso del quale la giovane Terra, colpita da un altro corpo celeste, ha perso parte del suo mantello che ha dato origine alla Luna. Il nostro satellite è a tutti gli effetti, un pezzo di Terra, una parentela che è apparsa chiara dall’analisi dei campioni lunari riportati a casa dalle missioni Apollo.
A ricordarci il periodo convulso della formazione del sistema solare ci sono gli asteroidi, pezzi di materiale primordiale che ci raccontano di pianeti che non si sono formati, oppure sono stati distrutti da collisioni simili a quella che ha fatto nascere la Luna.
La maggior parte si trova nella fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, Sono numerosissimi e hanno dimensioni che spaziano dai pesi massimi, come Cerere e Vesta, che vengono classificate come mini-pianeti, ai campioni di leggerezza di piccole dimensioni.
C’è una seconda famiglia di sassi celesti che descrive orbite non molto diverse da quella della Terra. Si chiamano NEO per Near Earth Objects e sono tenuti sotto stretto controllo perché qualcuno di questi massi potrebbe colpire la Terra provocando danni che vanno dalla formazione di crateri all’estinzione dei dinosauri a seconda delle dimensioni dell’asteroide considerato.
Diciamo subito che gli asteroidi killer (cioè quelli che hanno diametro uguale o superiori a 1 km) sono tutti censiti e nessuno è in rotta di collisione con la Terra. Tuttavia, sappiamo benissimo che anche un visitatore più piccolo, dal diametro di qualche centinaio di metri, potrebbe fare danni importanti. Per questo sono in corso campagne di misura per scrutare il cielo alla ricerca di NEO non ancora classificati.
E’ un lavoro che viene fatto dalla spazio, per esempio dalla missione NEOWISE della NASA appena conclusa, oppure dalla missione Europea Gaia. Ma la ricerca può essere fatta anche da Terra con telescopi a grande campo che scrutano il cielo alla ricerca di sorgenti luminose in rapido movimento.
Quando si trova un nuovo asteroide (come quello mostrato nell’animazione), partendo dai dati si calcola l’orbita e si stima a che distanza passerà per farci un saluto. È quello che è successo il 7 Agosto 2024 quando gli astronomi del South African Astronomical Observatory che operano all’interno del programma ATLAS (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System) finanziato dalla NASA hanno scoperto 2024PT5 che non è apparso un NEO come gli altri. La sua orbita è tale che l’asteroide il 29 settembre è stato temporaneamente catturato dalla gravità terrestre e sta descrivendo una traiettoria a ferro di cavallo intorno al nostro pianeta prima di riprendere il suo cammino.
La cattura di un asteroide da parte di un pianeta non è un evento eccezionale. I due piccoli satelliti di Marte (Phobos e Deimos) con la loro forma irregolare butterata da crateri, sembrano proprio asteroidi e lo stesso è vero per un certo numero delle lune più piccole di Giove e Saturno.
Anche la Terra cattura gli asteroidi che descrivono orbite simili alla sua e, negli anni, lo abbiamo visto succedere almeno quattro volte, ma le visite sono sempre state brevi.
Gli asteroidi che non riescono a sfuggire alla gravità terrestre, e finiscono per orbitare intorno al pianeta per un certo periodo di tempo, sono definiti mini-lune. Essendo così piccoli e veloci, sono difficili da individuare e identificare. Anche se le mini-lune vengono scoperte raramente, uno studio dell’Università delle Hawaii ha calcolato che, in qualsiasi momento, dovrebbe esserci almeno un asteroide con un diametro di almeno un metro in orbita attorno alla Terra. Inoltre, l’attività spaziale di esplorazioni di altri pianeti del sistema solare ha creato detriti interplanetari che possono essere scambiati per asteroidi.
Si tratta di resti dei razzi che hanno spinto le sonde verso la Luna o altri corpi del sistema solari e sono poi rimasti a vagabondare nello spazio descrivendo orbite complesse. Oggetti dimenticati la cui memoria torna a trovarci grazie ai complicati giochi della gravitazionale. L’asteroide 2024 PT5 è un sasso di una decina di metri di diametro, sicuramente naturale. E troppo piccolo per essere visibile a occhio nudo, per accorgersi della sua presenza ci vuole un telescopio capace di rivelare una debole sorgente luminosa, giusto un puntino in movimento nelle immagini. La sua orbita fa sospettare che potrebbe essere un piccolo pezzo di Luna, scagliato nello spazio a seguito di un impatto.
La mini luna sta per salutarci
Una caratteristica che lo renderebbe una vera mini-Luna anche se, a voler essere precisi, la definizione è impropria nel caso di 2024PT5 che non compirà una rivoluzione completa intorno alla Terra. Il 25 novembre, tra soli nove giorni, si libererà per continuare il suo vagabondare nel sistema solare.
Ma forse lo rivedremo, dal momento che le previsioni sulla sua traiettoria dicono che potrebbe riavvicinarsi il prossimo gennaio e poi tornare nel 2055. Non sarebbe la prima mini Luna a comportarsi in questo modo: è successo a 2022 NX che ha fatto compagnia alla Terra nel 2022 e tornerà nel 2051 ma aveva già fatto una visita nel 1981. Come facevo notare all’inizio, tutti i corpi del sistema solare sono in continuo movimento sotto la regia, discreta ma inflessibile, della forza di gravità.