Jobiri è il primo consulente di carriera disponibile online h24 che offre tutti i più evoluti strumenti di avvicinamento al lavoro. Si è aggiudicato il premio assegnato dalla Fondazione Bracco
Jobiri è una delle le quattro idee progettuali vincitrici della seconda edizione di “Welfare, che impresa!”, la call rivolta alle giovani startup sociali chiamate a presentare progetti innovativi dedicati al welfare di comunità e capaci di favorire la coesione sociale, lo sviluppo e il fare rete. Il concorso è promosso da Fondazione Italiana Accenture, Fondazione Bracco, Fondazione Golinelli, Fondazione Snam e UBI Banca con il contributo scientifico di AICCON e del Politecnico di Milano.
Ogni fondazione ha messo a disposizione un contributo in denaro di 20.000 euro, mentre UBI Banca ha offerto a ciascun vincitore un finanziamento fino a 50.000 euro, a tasso 0%, della linea UBI Comunità per soggetti no profit, insieme a un conto no profit online gratuito. I vincitori avranno la possibilità di partecipare al percorso di incubazione o accelerazione della durata di 4 mesi dal valore di 5.000 euro a cura di PoliHub (Milano), Social Fare (Torino) e Campania NewSteel (Napoli).
Jobiri, il consulente digitale che ti prepara anche la lettera di presentazione
Abbiamo parlato con Claudio Sponchioni, CEO e co-founder di una delle 4 startup vincitrici: «Jobiri è un consulente di carriera digitale che ti aiuta dalla A alla Z. Definisce un obiettivo lavorativo, mette a disposizione dei moduli formativi che permettono di capire come si cerca lavoro in maniera efficace e trova le offerte lavorative». Ma non è finita perché, aggiunge Sponchioni, «costruisce il curriculum vitae e la lettera di presentazione, ed è anche in grado di dire se il curriculum è valido o meno sulla base di 15 variabili». Allo stesso tempo Jobiri riesce a capire chi ha di fronte e propone delle lezioni o delle offerte lavorative e chiude il cerchio con la possibilità di allenarsi con delle video-interviste, sperimentando la propria capacità di affrontare un colloquio di lavoro. «Alla fine del colloquio simulato si ha una griglia di analisi su cui una persona può autovalutarsi, e rivedendosi si ha modo di scoprire una serie di aspetti da migliorare, come il modo di stare seduti, la sintesi e la pertinenza delle risposte, l’abbigliamento, ecc… Ci sono 12 variabili che sottoponiamo all’utente, sulla base delle quali deve prendere consapevolezza di come si affronta un colloquio e di come migliorare di volta in volta».
L’intervista
Com’è nata l’idea di Jobiri ?
Circa un anno e mezzo fa, mio fratello e co-founder Roberto Sponchioni era a Dublino e voleva aiutare un’amica a trovare lavoro. Non sono riusciti a trovare nessuno che riuscisse a velocizzare la ricerca del lavoro, e soprattutto uno strumento che fosse fruibile 24 ore su 24. Io a quel tempo stavo lavorando su dei progetti legati alle politiche attive per un grosso operatore del mondo delle risorse umane. Quindi ci siamo resi conto che c’è un’esigenza concreta di cercare lavoro e spesso queste persone vengono lasciate sole a sé stesse. Ci sono delle strutture che dovrebbero aiutare nella ricerca del lavoro, come centri per l’impiego, informagiovani, scuole superiori, università. Purtroppo tutte queste realtà sono sotto dimensionate rispetto alle reali esigenze di mercato. Un dato molto concreto: in tutta Italia ci sono 254 disoccupati per ciascun dipendente di ogni centro per l’impiego dislocato sulla penisola, mentre in Francia sono 56 e in Germania 30. La stessa cosa succede nelle università, con 300.000 laureati all’anno, a fronte di 600 persone in tutta Italia che lavorano negli uffici placement delle università. La conclusione è che alla fine tutti cercano lavoro come possono, in solitaria. Da questa riflessione è nata Jobiri e di mettere a disposizione di chiunque un consulente di carriera digitale, che grazie all’intelligenza artificiale aiuti ad accelerare l’ingresso nel mondo del lavoro.
Quanto tempo ci avete messo a svilupparla?
Ci abbiamo messo un anno e mezzo prima di entrare sul mercato, perché lavoravamo di notte e nei week-end. Da settembre 2017 siamo operativi ed abbiamo diversi clienti, è entrata nel capitale della nostra società anche Area Science Park, l’ente nazionale che pone l’interazione tra ricerca e industria sotto il coordinamento del MIUR.
Quali sono i vostri punti di forza?
Sicuramente l’aver creato un ecosistema integrato di servizi, perché esistono in Italia attività simili ma sono tutte scollegate tra di loro, mentre con il nostro sistema hai tutto in un’unica piattaforma, in modo da gestire tutto il processo e rendere più efficace la ricerca del lavoro. La tecnologia è un altro punto a nostro favore: nella nostra piattaforma l’intelligenza artificiale è in grado di capire chi ha di fronte e di proporre il percorso adatto al proprio background. Un altro punto di forza è sicuramente il nostro team, abbiamo all’interno delle persone con delle competenze molto forti nel mondo tecnologico e nella consulenza strategica, ma soprattutto con tanta passione, determinazione e voglia di arrivare. Infine la forza la danno anche i nostri partner come Area Science Park e ora Fondazione Bracco.
Ora che avete vinto il premio “Welfare che Impresa!” quali progetti avete per il futuro?
Abbiamo partecipato a diverse competizioni per startup e grazie al programma di “Welfare che Impresa!” abbiamo trovato il valore aggiunto. Durante il percorso siamo stati aiutati a mettere a punto il nostro pitch e il progetto è migliorato notevolmente. Questo grazie ai partner, ma soprattutto a Fondazione Bracco. Per il futuro dobbiamo assolutamente accelerare ulteriori sviluppi della piattaforma che saranno pronti nei prossimi mesi. Porteremo a bordo un altro programmatore per aiutarci a sviluppare queste novità tecnologiche di primissimo livello. Inoltre siamo inseriti in un network di livello che è quello connesso alla Fondazione Bracco e a diversi progetti nel mondo dei giovani e nel mondo del lavoro, con cui nasceranno sicuramente delle sinergie.
Voi lavorate con l’intelligenza artificiale, e attualmente si fa un gran parlare della paura che c’è intorno a queste tecnologie per il fatto che toglieranno posti di lavoro agli umani. Cosa ne pensi?
Il bello è proprio questo: le persone hanno paura che l’intelligenza artificiale rubi posti di lavoro. In realtà noi mettiamo a disposizione l’intelligenza artificiale perché questi posti di lavoro non vadano persi, ma che anzi li aiuti a trovarli. Utilizzando Big data e algoritmi di nostra creazione, abbiamo la possibilità di capire qual è il percorso di ricerca ideale personalizzato a ciascun utente. Sicuramente la tecnologia cambierà i posti di lavoro sia nelle dinamiche, sia nella tipologia. Ma allo stesso tempo, noi possiamo essere un esempio perché la nostra tecnologia cognitiva permette di agevolare il percorso affinché la persona trovi lavoro più velocemente.