Startupbootcamp FoodTech fa tappa a Milano con Cisco e Make a Cube. Ne parliamo con Peter Kruger, CEO, founder e managing director di Startupbootcamp FoodTech
Aveva annunciato nella conferenza stampa di presentazione di Startupbootcamp FoodTech la call, l’apertura degli spazi (a Roma) e un tour nelle principali capitali del Mondo. Deadline per le application è il 19 settembre. Il FastTrack World Tour 2016, supportato da Cisco, si conclude invece il 13 settembre, oggi, a Milano. E’ l’occasione per fare il punto con Peter Kruger, che di Startupbootcamp FoodTech è CEO, founder e managing director. Con un numero: alla fine di agosto erano circa 170 le application. «Andremo oltre le 300 – dice proprio Kruger – quelle su cui si “gioca” la seleziona sono circa 50». Venti andranno ai Selection Days. Da cui ne 10 startup. «Dal 20 novembre via al programma di accelerazione».
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Kruger com’è andato il FastTrack World Tour?
«Sorprendentemente bene. Abbiamo avuto una risposta dalla community e dall’ecosistema globale una dimostrazione di interesse molto alta. Sapevo che stavamo facendo qualcosa di interessante e che abbiamo fatto un buon lavoro in termini di presentazione e di allestimento dei partner. Ma non mi aspettavo questo entusiasmo».
Perché secondo lei?
«Abbiamo toccato il tasto giusto nel momento giusto. Il foodtech è importante e una piazza è l’Italia: questa cosa ha funzionato molto bene. Ero molto preoccupato dalla tappa di Londra, una piazza molto esigente. Invece abbiamo avuto un numero altissimo di startup che hanno fatto application per il FastTrack. E tutti i team erano interessati a partecipare al nostro programma».
Che cosa li attira di Startupbootcamp FoodTech?
«Siamo il primo acceleratore globale, indipendente e globale. Non ne esistono altri con queste caratteristiche. E poi l’Italia genere un interesse e un’attrattiva fortissima. Roma, in particolar modo, piace come destinazione, come sede per un programma di accelerazione».
Torniamo al tour.
«Londra: team fantastici, biotech, applicazioni che utilizzano la blockchain per il tracciamento alimentare lungo la filiera, tanto su marketplace, tecnologia di riconoscimento visivo del food. Berlino: soprattutto video, modelli interessanti, ma difficili da portare in Italia. Roma: molto interessante sul fronte agrotech, analisi dei dati satellitari per il forecasting, gestione delle colture, sistemi IoT verticali. Bangalore poi è Pazzesca. E’ la più grande piazza di sviluppo software del mondo. La forte competenza tecnologia e la grande propensione imprenditoriale degli indiani fanno sì che lì si stia facendo veramente tanto. Solo per Bangalore abbiamo ricevuto 40 application. Ai Selection Days un paio di team penso proprio che li portiamo».
E la tappa in Silicon Valley?
«Era quella che mi faceva paura di più. Nessun altro programma di accelerazione dentro Startupbootcamp ha mai fatto un FastTrack in Silicon Valley. Com’è andata? Qualità molto alta, molto software, alcuni progetti troppo in là per noi. Li analizzeremo con calma. Poi c’è stata la tappa a New York, per quanto riguarda il foodtech la piazza più importante al mondo: è il mercato più avanzato degli Stati Uniti. Amsterdam? L’Olanda è il più grande esportatore al mondo di food e sono leader nell’agrotech».
Che impressione ha avuto dai partner in questi primi mesi di lavoro?
«Positiva. Molti secondo me però non si rendevano conto del valore che potevamo generare: anche in termini di comunicazione».