Il gruppo editoriale (con France Lab) lancia a New York uno spazio dedicato agli innovatori della bellezza
Un hub di innovazione per la cosmetica del futuro. A New York nasce Beauty Lab, un spazio che ospita 10 progetti innovativi e tutti i disruptor che vogliono dare il loro contribuito per ideare nuovi prodotti, packaging, strategie di marketing, design. L’idea appartiene a France Lab, società di marketing francece che nel giugno del 2015 è stata acquistata dal Gruppo Marie Claire.
La bellezza, dall’idea al mercato
Dopo aver trascorso 15 anni in aziende come L’Oréal e Louis Vuitton, Thibaut Fougeras fonda France Lab nel 2007 e fonda società nel settore di cosmetica. La sua particolarità? Accompagnare un progetto innovativo in tutte le sue fasi (analisi di mercato, ricerca e sviluppo, packaging, produzione, strategie di distribuzione e marketing). In poco tempo France Lab si espande con sedi a Hong Kong e New York: poi l’acquisizione del Gruppo Marie Claire, decisa dal CEO, Arnaud de Contades.
L’open innovation hub a Times Square
Il Beauty Lab è figlio della filosofia innovativa della startup e della sua costante ricerca di nuove soluzioni da ideare e lanciare sul mercato. Il laboratorio è diviso in vari spazi (tra cui ideazione, marketing, design, packaging, ricerca e sviluppo) e partirà inizialmente dal supporto a 10 startup. L’hub è un sistema aperto in cui ognuno può partecipare e avere accesso a eventi e ricerche per conoscere le ultime evoluzioni del settore come spiega Fougeras a Premiumbeautynews.
«Il business della bellezza ha conosciuto una profonda rivoluzione dal post guerra a oggi, nuove tecnologie lo hanno stravolto, rendendolo accessibili a più tipologie di consumatori. Con la creazione di Beauty Lab, vogliamo posizionarci in prima linea nei confronti dei cambiamenti in atto e offrire sempre nuove opportunità ai nostri clienti, come ai membri dello spazio».
Marie Claire, dai giornali alla cosmetica
Con l’acquisizione di France Lab, il gruppo Marie Claire, il primo numero dell’omonimo mensile risale al 1937, ha deciso di diversificare il proprio business. La strategie della multinazionale di puntare sulle startup è un trend che molti gruppi editoriali, all’estero e anche in Italia, stanno cavalcando per ovviare alla crisi delle vendite in edicola, mentre i ricavi digitali da abbonamenti e pubblicità non sono ancora in grado di sostituirle.