Da InnovAction Lab a Startupbootcamp FoodTech, il progetto rende più facile la cultura fuori suolo idroponica e non solo su qualunque scala (dalla produzione casalinga fino alle installazioni di grandi dimensioni)
Da InnovAction Lab a Startupbootcamp FoodTech, il primo acceleratore verticale sul food che li ha scelti per il suo programma. Dall’idea di un micro-giardino da scrivania al progetto di sistema che rende facile la cultura fuori suolo (idroponica e non solo) su qualunque scala (dalla produzione casalinga fino alle installazioni di grandi dimensioni). A svilupparlo una startup (6 co-founder e tre collaboratori nel team) che si è costituita a Roma a dicembre 2015. Il progetto si chiama Wallfarm. E ruota intorno a Lia. «Ci definiamo l’Intel del vertical farming – dice a StartupItalia! Ares Ferrigni, ceo di Wallfarm – abbiamo realizzato Lia, che sta per Lean Intelligence Agriculture. E’ pensata per essere uno standard di automazione nel vertical farming». Un «automation box» che senza bisogno di installazione troppo complicate si adatta a qualunque sistema di orto verticale. Il risultato? «Le piante coinvolte nel sistema crescono da sole» assicura Ferrigni. Non solo. Lia raccoglie anche i dati delle coltivazioni (temperatura, ph, elettroconduttività). Nel prossimo futuro? Un fundrising per lanciare la prima produzione di pezzi di Lia.
La coltivazione fuori suolo è il futuro dell’agricoltura
Non solo coltura idroponica, ma «tutte le coltivazioni fuori suolo – spiega sempre Ares Ferrigni – dove secondo noi va il futuro della coltivazione. In tutto il mondo sono utilizzate più dell’80% delle terre, ma la popolazione crescerà di 3 miliardi da qui al 2050». Così come c’è stata una rivoluzione verde negli anni Quaranta «dovrà essercene un’altra nei prossimi anni. La coltivazione fuori suolo è il futuro dell’agricoltura». Coltivazione fuori suolo vuol dire portare le coltivazioni in città «fino dentro agli appartamenti».
Il network di Startupbootcamp
Il progetto Wallfarm è nato alla fine del 2015, dopo l’esperienza a maggio 2015 a Innovaction Lab, dove si è formato gran parte del team. «Siamo nati ufficialmente in occasione del lancio di One, un progetto finanziato da Barilla». A settembre 2016 poi il cambio di passo. «Abbiamo pivottato da One a Lia e siamo entrati a Startupbootcamp FoodTech a novembre. In pochi mesi è successo veramente di tutto». Ferrigni si riferisce soprattutto alla rete «pazzesca» di contatti di Startupbootcamp. «Grazie a loro siamo entrati in contatto con Guala Closures, che segue per noi la parte più innovativa del prodotto». Non solo sviluppo del progetto ma anche possibilità di investimento da parte di mentor e interesse da parte di fondi di venture.