Una vaschetta, un oggetto di design e un piccolo strumento per combattere lo spreco di cibo. Ecco gli ingredienti del progetto di Daniela Demasi e Marco Lei: «Intendiamo rispondere a questa sfida sociale con la nostra linea di prodotti etici ed ecologici»
Avevamo parlato di reBoX su StartupItalia! già ad aprile 2016. Simone Cosimi aveva scritto del progetto e del suo obiettivo: trasformare una semplice doggy bag in qualcosa di cool. Tradotto: rendere più creativa ed efficace l’abitudine di portare a casa gli avanzi del pasto al ristorante. Una vaschetta, un pezzo di design e un piccolo strumento per combattere lo spreco di cibo. Nel team della startup ci sono sempre Marco Lei e Daniela Demasi. Nel frattempo però è successo che reBoX è tra le 5 startup di Foundamenta#3, il programma di accelerazione di SocialFare per startup a impatto sociale: 12 settimane full-time, accomodation gratuita a Torino per le startup selezionate, e accesso a un programma di accelerazione di 40K a startup (erogati in servizi offerti alle imprese). Foundamenta#3 è un programma di accelerazione partecipato da partner nazionali ed internazionali, mentor e advisor, in collaborazione con il primo fondo di social venture italiano, Oltre Venture, che si è impegnato a mettere a disposizione 400K come startup investment da allocare nelle migliori startup partecipanti ai programmi di accelerazione di SocialFare. Ne abbiamo parlato proprio con Marco Lei.
Marco Lei, parliamo di reBoX.
«La nostra startup si occupa della commercializzazione di scatole per l’asporto del cibo avanzato al ristorante, pensate per combattere lo spreco nella ristorazione. reBOX però è molto più di una “doggy bag”. Negli ultimi anni infatti è aumentata la consapevolezza sociale ed ecologica, e le iniziative volte al recupero del cibo stanno crescendo lentamente. Una rivoluzione nello stile di vita di tutti è indispensabile. I dati sono allarmanti, basti pensare che da un’indagine condotta dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus e dal Politecnico di Milano nel 2015, solo in Italia lo spreco annuale di cibo ammonta a 5,1 milioni di tonnellate, di cui 185 mila provengono dagli alimenti buttati via nella ristorazione. Noi intendiamo rispondere a questa sfida sociale con la nostra linea di prodotti “etici ed ecologici».
Come è nata l’idea?
«L’idea è nata una sera d’estate. Eravamo a cena fuori con alcuni amici, e con noi c’era anche nostro figlio. Come capita molto spesso anche ad amici e parenti, il nostro bambino non ha finito la propria porzione di pasta al ristorante, avanzando quasi un piatto intero di cibo buonissimo. Ci è stato proposto dal ristoratore di portare il cibo avanzato a casa e, non avendo altro a disposizione, il cameriere ha gentilmente recuperato in cucina una vaschetta di plastica per il take away. La soluzione improvvisata ci ha permesso certamente di non sprecare cibo e denaro, così ci siamo detti: “perché non creiamo un contenitore bello, utile e riciclabile?”. Quella notte è nato il primo prototipo della reFOOD: il nuovo “contenitore antispreco” che consente di portare a casa, in modo pratico ed originale, il cibo avanzato durante una cena al ristorante, e conservarlo in frigorifero e scaldarlo direttamente al microonde».
Come si differenzia una startup a impatto sociale dalle altre startup?
«Le startup ad impatto sociale svolgono tutte quelle attività che vanno ad influenzare in modo positivo i comportamenti e le visioni delle persone rispetto a temi socialmente utili. È quello che cerchiamo di fare quotidianamente con la linea reFOOD: vogliamo incentivare la nascita e la diffusione di comportamenti virtuosi finalizzati alla riduzione dello spreco di cibo, creando un prodotto unico per il valore ed il messaggio che è in grado di lanciare».
E il team.
«Il team è composto da me e Daniela Demasi. Io mi occupo dello sviluppo del progetto, vendita e ricerca partnership strategiche, Daniela è responsabile dell’aspetto amministrativo-contabile e, in parte, della comunicazione. Abbiamo un collaboratore esterno su Milano, Paolo Caimi, che a breve entrerà a far parte della compagine sociale con una piccola quota, e si occuperà di gestire l’aspetto commerciale».
Come si è sviluppata la startup?
«Inizialmente non pensavamo di fondare una srl, ma fin da subito ci siamo resi conto che il progetto avrebbe avuto molta risonanza a livello non solo locale, ma nazionale. Abbiamo distribuito le competenze secondo quelle che sono le nostre professioni e siamo partiti, ormai più di un anno fa. Il percorso inizialmente non è stato facile: dalla selezione dei fornitori a quella delle aziende test in cui sperimentare i primi prototipi, a distanza di un anno il primo completo restyling per rispondere ai feedback ricevuti dai nostri clienti e beneficiari. La strada è ancora lunga, siamo però soddisfatti del percorso svolto sino ad ora e sicuri dell’efficacia del nostro progetto».
Come si sostiene e quanto fattura?
«Abbiamo partecipato ad una campagna di crowdfunding a maggio 2016 su Eppela che si è chiusa positivamente. Siamo in finale nel concorso “Innova con CRT” e siamo in attesa di sapere l’esito che dovrebbe arrivare a breve. Oggi partecipiamo al programma di accelerazione di SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale di Torino, e speriamo che porti buoni risultati in termini di sviluppo, network e investimenti. Nel nostro percorso siamo accompagnati anche da mentor ed esperti di Réseau Entreprendre Piemonte, partner di SocialFare. Con le due realtà stiamo lavorando settimanalmente alla nostra strategia, al prodotto e all’internazionalizzazione. I risultati finora raggiunti sono promettenti: dagli inizi del 2016 ad oggi abbiamo venduto circa 25mila confezioni di reFOOD, autofinanziandoci completamente».
Cosa vi aspettate da questo programma di accelerazione?
«Da SocialFare ci aspettiamo di riuscire a rafforzare alcuni punti deboli del nostro progetto e costruire la nostra crescita: dalla strategia di comunicazione alla creazione di nuove partnership e network, fino alla preparazione per ricevere investimenti».
I prossimi passi.
«Intendiamo realizzare una prima produzione della reWINE, la scatola per portare a casa la bottiglia di vino avanzata dal pasto, al momento in fase di test in alcuni punti ristoro. Contiamo di riuscirci a lanciare la nuova linea entro la fine di giugno 2017. A livello internazionale, a seguito del test effettuato con Iescum su alcuni ristoranti svizzeri, stiamo avviando collaborazioni interessanti in questa nazione».