La nuova avventura dell’imprenditore veronese ha raccolto 1,5 milioni di euro. Lo abbiamo intervistato per capire la sua visione del futuro
Enrico Pandian è uno dei nomi più noti nell’ecosistema dell’innovazione italiano. L’imprenditore veronese ha fondato Supermercato 24 (oggi Everli), FrescoFrigo e ha condotto Checkout Technologies fino alla exit con Standard Cognition («La mia exit più dura», ci aveva raccontato). Il 2021, l’anno dopo lo choc causato dalla pandemia, ha visto Pandian cofondare StartupGym, uno startup studio sui modelli esteri, come se ne vedono in Silicon Valley e in Francia. Oggi, lunedì 6 dicembre, ha informato tramite la sua newsletter che l’azienda ha raccolto 1,5 milioni di euro da imprenditori come Matteo Fabbrini e Mirko Maria Storelli, da family office (Rancilio Cube, UTurn Investment e Anya Capital ) e in parte anche da CrowdFundMe. «Le aziende sono lo specchio della vita che facciamo – ha commentato a StartupItalia -. Questo, per me, è il momento in cui capitalizzo l’esperienza maturata in 21 anni. Vorrei che nel 2030 StartupGym diventasse un punto di riferimento per gli investitori che vogliono venire in Italia».
StartupGym: come nasce l’alternativa
Se finora abbiamo conosciuto le idee e le imprese di Enrico Pandian in ambito tecnologico, con StartupGym lo sguardo si sposta sul campo della formazione e dello studio del terreno globale, per capire quali sono i modelli di startup di successo che possono essere replicati con 50mila euro sul mercato europeo (non italiano). «Stiamo ancora cercando altri cofounder per StartupGym (oltre a Pandian ci sono Giuseppe Balzano e Tarek Fahmy, ndr), a cui cederemo equity. Più teste con estrazioni diverse metteremo insieme, più riusciremo a fare grandi cose». Come funziona dunque il modello di questo ginnasio dell’innovazione?
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Al momento sono due le startup lanciata da StartupGym: Yolo Save ed Eoreka. «Ho preso spunto da tutti gli startup studio mondiali. Il team che andremo a formare dovrà scovare talenti che vogliono diventare cofounder di una startup. Li terremo 9 mesi con noi, per formarli e per trovare insieme il progetto di cui farli diventare cofondatori. Potremmo quasi definirci head hunter. Di certo siamo alternativi al mondo di incubatori e acceleratori». Non sono gli esterni infatti che bussano a StartupGym con un’idea di impresa innovativa.
«Internamente – ci ha detto Pandian – selezioniamo ogni giorno società extra europee che hanno raccolto almeno 20 milioni di dollari. Le analizziamo per capire se si possono replicare con 50mila euro. Questo lo facciamo con cinque casi a trimestre e forse soltanto uno diventerà una startup. In buona sostanza testiamo MVP (il prodotto minimo sostenibile, ndr) e, se funziona, da lì iniziamo a costituire un team di fondatori. A gennaio ne lanceremo altri due». Per accedere a questi percorsi non c’è un limite anagrafico. «Uno dei nostri cluster si rivolge a persone che hanno almeno vent’anni di esperienza in un verticale e che hanno tra i 45 e i 55 anni; cerchiamo anche giovani talenti che magari hanno lavorato in scaleup».
Pensare in grande. E scordarsi degli unicorni
In diverse sue interviste Enrico Pandian ha ribadito le critiche a un certo modo di raccontare le startup in Italia. Stando ai report del MISE sono oltre 10mila, «ma abbiamo fatto l’errore di pensare in piccolo», ha detto. Come se progettare di dare vita alla Google del futuro fosse un obiettivo iniziale esagerato. Non tutte, ovviamente, avranno la possibilità di diventare Big Tech. Il realismo di cui bisogna tener conto, tuttavia, non può trascurare il fatto che l’asticella degli investitori si sta spostando sempre più verso l’alto. Nel 2021 (e varrà sempre di più) per essere e restare competitivi occorre come minimo operare sul mercato europeo. «I fondi di investimento – ha concluso Pandian – non cercano più gli unicorni, ma i decacorni. Le aziende che valgono 10 miliardi di dollari».