Grazie alla piattaforma “Programma il futuro” sono stati realizzati oltre cinque mila eventi durante la Computer Science Education Week
Per una volta l’Italia sale sul podio e lascia ad altri la maglia nera. Il nostro Paese ha conquistato il secondo posto a livello mondiale per il numero di eventi organizzati durante la Computer Science Education Week (sono 220 gli stati che hanno partecipato al progetto). Potrebbe sembrare strano dal momento che “l’ora del codice ” ancora non è realtà nella programmazione didattica. Ancor più assurdo dal momento che la banda larga non esiste nella maggior parte dei nostri istituti. Eppure è il segno evidente che qualcosa si muove, che c’è un forte impegno in questa direzione. Con 5.677 eventi, circa 500 in meno dei 6.179 della California (in cima alla lista), ma 2.550 in più rispetto al Texas, il terzo classificato con 3.127 eventi, il Bel Paese è riuscito a stupire gli Stati Uniti d’America.
Nel dicembre 2013 Code.org ha promosso la nascita di una sfida tra baby programmatori di diverse nazionalità. È nata così la Csed Week, che quest’anno ha visto un notevole contributo da parte dell’Italia. Al momento sono oltre 250mila le persone che (dal 23 settembre scorso in poi) hanno percorso l’itinerario dell’Ora del codice su italia.code.org.
Il Miur su questa partita ci ha creduto. A partire da quest’anno scolastico le scuole hanno ricevuto una serie di strumenti semplici, divertenti e facilmente accessibili per formare gli studenti ai concetti di base dell’informatica e del pensiero computazionale. L’iniziativa “Programma il futuro”, rivolta in particolare agli alunni della primaria, è nata da una collaborazione tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Cini – Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica.
Informazioni e lezioni di coding sono state messe a disposizione sul sito www.programmailfuturo.it, appositamente realizzato per accompagnare e supportare le scuole in questa iniziativa che parte dall’esperienza internazionale code.org.
I materiali sono stati utilizzati da docenti di qualunque materia, senza avere particolari nozioni o abilità tecniche proprio per rendere questa esperienza accessibile a tutte le classi. Sono stati resi disponibili materiali per un livello base di partecipazione definito “L’Ora del codice” che hanno permesso di fare un’ora di avviamento al pensiero computazionale. Una modalità di partecipazione più avanzata. Un corso introduttivo, ha garantito ulteriori dieci lezioni.
La vera scommessa ora è fare in modo di arrivare a inserire nella prassi quotidiana questo modo di fare informatica. Non solo. Ad oggi possiamo ancora parlare di “ora di informatica”: nella programmazione l’unica materia che ha solo sessanta minuti a disposizione è proprio l’educazione tecnologica. E’ chiaro che non serve conquistare solo il podio ma puntare a innovare ogni aula, a formare ogni docente e soprattutto quelli che stanno studiando per diventare dei maestri nel prossimo futuro.
La vera scommessa va giocata proprio negli atenei dove è necessario fare ricerca e avviare sperimentazioni didattiche in collaborazione con le scuole che vivono ogni giorno i problemi anche infrastrutturali.