Peekaboo organizza corsi di formazione per iniziare studenti e neolaureati al mondo startup. E aiuta chi ha un’idea a realizzarla, anche se non sa da che parte cominciare
Prima di tutto il nome. “Peekaboo in inglese significa ‘bubussettete’, perché eravamo stufi di tutte le startup che hanno lab o fab nel nome, rimandando sempre a un prodotto e mai all’interazione tra le persone”. E’ la prima cosa che dice, Paolo Napolitano, founder 29enne di Peekaboo, mentre racconta la sua idea. “Bubussettete è un gioco per bambini, e ti fa pensare a risate, creatività e crescita. Ci piaceva da matti”. In effetti, Peekaboo non fa prodotti, ma formazione. Facilita le relazioni tra i giovani imprenditori universitari, organizza incontri e corsi per startupper, rivolgendosi soprattutto a chi, di startup, non sa ancora nulla. “Le persone magari hanno le idee ma non gli strumenti per realizzarle, nel contesto universitario non c’è predisposizione all’imprenditoria, manca una formazione adeguata alla mentalità delle startup. Per questo abbiamo formato Pekaboo”. Il team è formato da quattro persone: oltre a Paolo, ci sono Giancarlo Motterle, 25 anni, Federico Belli, 23 e Giovanni Curcio 30. Non è ancora una vera startup, per ora è un’associazione. La sua storia comincia un anno fa, da un’altra startup che con la formazione non c’entra nulla: EasyDinner, per prenotare posti al ristorante.
Da una startup ne è nata un’altra?
«Praticamente sì. Peekaboo nasce da un’idea che ci è venuta a marzo 2015. Abbiamo una startup che si occupa di prenotazioni online per ristoranti, Easy Dinner, che ora si chiama Spotyfood. Abbiamo uno spazio di coworking al Campus X, un campus internazionale nei pressi dell’Università Tor Vergata: qui c’erano molte persone che venivano spesso a chiederci informazioni su come fare una startup e abbiamo cominciato a mettere in comune la nostra esperienza. A un certo punto, però, ci siamo accorti che le persone che ci chiedevano aiuto erano veramente tante. Così ci siamo detti: perché non creare qualcosa che metta in connessione le persone, che dia supporto imprenditoriale e che permetta di dare luce alle idee delle persone?».
Si sentiva così tanto l’esigenza?
«Sì perché l’università da questo punto di vista è carente. Non fornisce gli strumenti per passare da un’idea all’impresa, non insegna un metodo per creare startup, non mostra la strada per diventare imprenditori. Manca proprio la predisposizione».
Quindi, cosa fa Peekaboo?
«Ora abbiamo 4 settori di “attività”. Il primo è la formazione, seguendo il metodo learning by doing. Abbiamo creato un programma di 2 mesi, per ora gratuito, il Lean Startup Program, che insegna a studenti, neolaureati e aspiranti startupper come mettere in pratica le proprie idee. Poi facciamo supporto imprenditoriale, quindi ci occupiamo di seguire tutte quelle attività che si fanno negli incubatori, per esempio creare un business plan o una landing page, oppure facciamo mentorship specifica attraverso i nostri mentor. Le altre attività che abbiamo sono mettere in collaborazione la nostra rete con le aziende, in un’ottica di open innovation, e organizzare eventi per gli startupper».
Cosa differenza il vostro Lean Startup Program da altri corsi di formazione per aspiranti startupper già in circolazione?
«Che gli altri si rivolgono a chi ha già una cultura di startup. Trovo molta autoreferenzialità nel settore, mentre secondo me dobbiamo diffondere la cultura imprenditoriale alle persone che non conoscono proprio la metodologia startup. Noi ti insegniamo come passare da un’idea alla pratica, e lo facciamo in modo graduale. Se partecipi a una due giorni e ti parlano di customer discovering, business model e altro, ma tu non ne hai mai sentito parlare, quando esci sei solo confuso. Con un corso di due mesi, due volte a settimana, hai il tempo di razionalizzare, di entrare in questo mondo».
Come sono strutturate le lezioni?
«Sono composte da due parti: nella prima, di circa mezz’ora, si parla dell’argomento (idea, validation, sviluppo, pitch, ecc), nella seconda parte c’è una testimonianza di un attore delle startup. Lo facciamo per permettere agli studenti di entrare in contatto con l’ecosistema. Alla fine c’è la presentazione pubblica del team. Ad ogni modo il fine non è necessariamente quello di formare delle aziende: non è un percorso di accelerazione, è un percorso di validazione di idee che può essere utile nella vita. Ci saranno delle startup che si formeranno, ma soprattutto ci sono persone che imparano una metodologia che gli sarà utile per qualsiasi lavoro faranno».
Gli insegnanti chi sono?
«Noi del team di Peekaboo e una rete di mentor che noi chiamiamo “startup heroes”: persone specializzate su un tema, con una buona esperienza e voglia di cambiare il mondo».