Il progetto è partito al Policlinico Umberto I di Maggio e in altre tre scuole italiane
Basta un tablet per sentirsi in aula, anche quando si è in ospedale. E’ quello che accade al Policlinico Umberto I di Roma dove grazie al progetto Samsung “Smart Future”, i ragazzi costretti alle cure non perdono una sola ora di storia o geografia. I bambini continuano a scrivere, disegnare ma soprattutto a restare connessi con la loro aula e soprattutto con la loro maestra. Al reparto di ematologia del Policlinico è realtà dal mese di settembre: le stanze d’ospedale sono collegate all’istituto comprensivo statale “Tiburtina Antica”.
Ogni giorno il monitor della maestra si connette con le sue allieve che riescono a seguire le lezioni come se fossero a scuola. La maestra dà i compiti, corregge, studia con i bambini ma attraverso un tablet. L’iniziativa rientra nei programmi del Ministero della Pubblica Istruzione che sta seguendo l’esperienza pilota di Roma e di altre quattro regioni, Abruzzo, Umbria, Basilicata e Lombardia. L’esperimento per ora è messo in atto all’Isis “Maria Grazia Mamoli” di Bergamo, alla scuola statale “San Giovanni Bosco” di Lavello, alla primaria “Coniglietti bianchi” di Perugia e all’istituto comprensivo di Chieti.
Il piano di digitalizzazione promosso dalla Samsung era iniziato in venticinque istituti di scuola primaria e secondaria inferiore e ora punta a entrare nei presidi scolastici ospedalieri per rendere più facile l’ospedalizzazione dei bambini. Tutto avviene nelle classi virtuali dove in aule messe a disposizione delle strutture sanitarie ci sono dei monitor touch screen che permettono ai bambini di interagire con la maestra e con i compagni di banco. Un modo per accorciare le distanze, per far sentire ai bambini in ospedale la vicinanza di chi sta in classe.
Il tablet diventa così uno strumento didattico ma anche un aiuto “psicologico” ai ragazzini che a causa della malattia vivono un periodo difficile. Un sostegno a mamma e papà che spesso di fronte alla necessità o all’urgenza di un ricovero si domandano come affrontare la situazione. Spesso i genitori rincorrono gli altri compagni o gli altri parenti per avere il quaderno, per sapere cosa far studiare. Il progetto di digitalizzare gli ospedali “supera” ogni barriera, diventa un’occasione preziosa per garantire la continuità didattica ma può essere un “dono” anche per gli altri ragazzi per comprendere meglio la fatica della malattia e del dolore, soprattutto se riguarda un bambino.
Si tratta di un “abbraccio” quotidiano, anche se virtuale, che la classe fa al bambino che anche solo per un giorno viene ricoverato per un esame specifico o per un intervento chirurgico. I medici applaudono all’iniziativa che in questi mesi ha già dato ottimi risultati nelle corsie dei presidi ospedalieri. Chissà che un giorno si potrà pensare di connettere ogni reparto di pediatria con le scuole d’appartenenza dei ragazzi. Saremmo di fronte ad una vera e propria rivoluzione che porterebbe ad un approccio diverso alla malattia finora vista solo come “isolamento”. Un aiuto indispensabile anche per i maestri che spesso di fronte a lunghi periodi di cura dei loro allievi, non mancano di trascorrere i pomeriggio a casa loro in maniera volontaria.