«Imperial 2030 potrebbe sembrare Risiko, ma è un gioco da investitore. Si gestisce un Paese con regole che comportano le redistribuzione dei crediti». Non chiamateli passatempi, perché nella nicchia dei giochi da tavolo si coltivano competenze tutt’altro che banali. Luca Petrucci, 31 anni, è uno sviluppatore laureato in scienze economiche con la passione per il divertimento offline, a schermi spenti. Meno di un anno fa ha fondato Board Game Social Club, realtà che sta tentando di raggruppare la community di appassionati, rompendo una delle barriere più importanti che limita la diffusione di questi prodotti. «Molti acquistano un titolo e prima di giocarci con qualcuno passano degli anni».
Il mercato dei giochi da tavolo
Diamo qualche numero sul contesto, partendo dai competitor più agguerriti. Il settore dei videogiochi registra un giro d’affari da 2,2 miliardi di euro soltanto in Italia e a livello globale i ricavi raggiungeranno i 312 miliardi di dollari entro il 2026; sul fronte musica i dati riferiscono di un mercato discografico che tocca i 27 miliardi di dollari nel mondo. Di fronte a questo scenario che posizione ricopre il settore dei giochi da tavolo? I numeri potrebbero sorprendere: secondo una ricerca di Polaris Market Research, nel 2024 il comparto vale oltre 18 miliardi di dollari e nel 2032 il giro d’affari supererà i 42 miliardi di dollari.
Come funziona Board Game Social Club
«Esistono più di 100mila titoli e la maggior parte delle persone ne conosce massimo cinque. In più non si sa che in alcuni Paesi vengono usati come strumento di insegnamento». Luca Petrucci è all’inizio di questa avventura imprenditoriale che ha finora permesso di organizzare più di 200 eventi in tutta Italia. Il metodo è semplice: ci si può registrare sul sito come game master, player o location convenzionate (queste ultime paganti).
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Chi vuole organizzare un evento lo fa spesso a casa propria, invitando sconosciuti con la passione per il gioco da tavolo in questione. Tra Airbnb e altri servizi digitali abbiamo ormai rotto la barriera dell’aprire la porta a gente che non abbiamo mai visto prima. «Il gioco da tavolo permette alle persone di incontrarsi dal vivo. E poi accentra le conversazioni». Un modo efficace, ad esempio, per rompere subito il ghiaccio e intavolare una chiacchierata su strategie, regole e lore dei titoli.
Dal vivo, meglio che online
Luca Petrucci ha spiegato a StartupItalia che nella community di Board Game Social Club sono già sbocciati i primi amori. E come altrimenti potrebbe essere quando si riuniscono persone attorno a un tavolo, con passioni comuni, senza peraltro la distrazione perenne dello smartphone? Con lui siamo poi tornati a parlare delle competenze che si sviluppano grazie a questi hobby. «Ci sono i cosiddetti german game, ossia quelli in cui non contano sorte o fortuna e non è previsto il tiro dei dadi». Qualche esempio? «Food Chain Magnate è un gioco di strategia in cui bisogna svolgere il ruolo di un ristoratore, vendendo i propri prodotti. Sono necessarie anche strategie di marketing. Ma per cominciare suggerirei Puerto Rico o 7 Wonders, forse il più premiato di tutti».
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Sono tanti i titoli che sono stati riproposti online per raggiungere più pubblico possibile, come Risiko. Ma secondo Luca Petrucci il gioco da tavolo mantiene un’anima che non può essere ridotta a freddo codice. «Con questo progetto puntiamo alla massa di giocatori, facendo leva sui giochi da tavolo come occasione per socializzare». Senza considerare il fatto che faccia a faccia il gioco ha tutto un altro gusto. «Sedersi attorno a un tavolo, saper giocare e divertirsi non sono cose banali. Bisogna impararle dal vivo».