Com’è andata a finire? Prosegue il viaggio tra le eccellenze protagoniste dei vari StartupItalia Open Summit. È la volta della biotech company milanese nata nel 2015 e vincitrice dell’edizione 2019. In pochi anni lo sbarco sui mercati internazionali. Intervista al co-founder e CEO Pierluigi Paracchi
Vincere un Sios porta fortuna. È stato così per Genenta che, dopo essere salita sul primo gradino del podio di Sios nel 2019, nel 2021 è stata la prima azienda italiana a quotarsi al Nasdaq. L’azienda biotech, infatti, spin-off del San Raffaele di Milano, fondata nel 2015 dall’idea di Pierluigi Paracchi e dei due medici Luigi Naldini e Bernhard Gentner, ha suonato la campanella newyorkese di Wall Street lo scorso 21 dicembre 2021 raccogliendo in tutto 37 milioni di dollari.
La storia
La storia di Genenta inizia con l’incontro tra Paracchi – già investor nel settore biotech in EOS (Ethical Oncology Science), società biofarmaceutica milanese acquisita nel 2013 da Clovis Oncology (azienda biotech statunitense quotata al Nasdaq) per 420 milioni di dollari – e Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica e scienziato affermato che aveva fatto alcune importanti scoperte nel campo delle terapie geniche per la cura di malattie rare. “Naldini – racconta a StartupItalia Paracchi – voleva sviluppare terapie geniche da usare nel settore oncologico – racconta – e io ero reduce dalla exit di Eos e volevo lanciarmi in un’avventura imprenditoriale nel settore”.
Le startup biotech, si sa, hanno bisogno di ingenti fondi per portare avanti la ricerca. Così i fondatori, tra cui figura lo stesso San Raffaele, cominciano un’intensa attività di raccolta capitali per sostenere i costi della ricerca. Genenta raccoglie tre round di investimento – nel 2015 il primo seguito da altri due nel 2017 e 2019 – per un totale di 33 milioni di euro, divenendo “un salottino” della finanza italiana: tra gli investor spiccano la holding della famiglia Rovati, ex proprietaria di Rottapharm, società farmaceutica acquisita dalla svedese Meda nel 2014 per 2.2 miliardi di euro, le famiglie Bormioli, Fumagalli e Ferragamo: “Le dinastie imprenditoriali di settori tradizionali – commenta Paracchi – si sono rese conto che il futuro non è necessariamente segnato da un passaggio generazionale nel loro settore e iniziano a diversificare investendo in tecnologie all’avanguardia”.
“Ero reduce dalla exit di Eos e volevo lanciarmi in un’avventura imprenditoriale nel settore”
L’attività clinica
Ma cosa fa Genenta nello specifico? Luigi Naldini e Bernhard Gentner, ex responsabile dell’unità di ricerca traslazionale sulle cellule staminali e leucemie all’Istituto San Raffaele-Telethon che ora lavora a Losanna, hanno scoperto come controllare delle potenti proteine anti tumorali: “In questi anni – continua il ceo – abbiano portato la nostra terapia dalla sperimentazione preclinica sugli animali a quella clinica sull’uomo. Ora stiamo trattando pazienti affetti da glioblastoma, l’aggressivissimo tumore che ha ucciso in un anno Nadia Toffa e Fabrizio Frizzi, che oggi non ha cura e un’aspettativa di vita di 14 mesi dalla diagnosi. La nostra è una piattaforma tecnologica che funziona su molti tumori, a breve vogliamo allargarci alla sperimentazione clinica su altre forme tumorali”.
La quotazione al Nasdaq non è l’unico primato di Genenta. La spin-off è la prima società biotech ad aver avviato in Italia la fase clinica iniziale (1 e 2): “La cosa non scontata a livello italiano – spiega Paracchi – è che le terapie sperimentali arrivano solitamente in fase avanzata, due anni dopo rispetto agli Stati Uniti o ai paesi del nord Europa. Il fatto che noi stiamo facendo qui la fase clinica uno e due è straordinaria e significa per i pazienti avare accesso a terapie avanzate senza dover migrare all’estero”.
Oggi 17 pazienti negli ospedali San Raffaele, Gemelli di Roma e Besta di Milano sono trattati con la soluzione di Genenta: “Lavoriamo in “dose escalation” – racconta – ogni tre pazienti, se i risultati sono quelli che ci attendiamo, aumentiamo la dose. Per ora sta andando tutto come speravamo e i risultati sono incoraggianti”. I fondatori si attendono il completamento della fase due entro il 2024 e, se i risultati continuano a essere quelli sperati, a quel punto si potrebbe aprire la procedura per registrare il prodotto e metterlo sul mercato.
“Essere quotati sul mercato americano ci dà accesso a grandi investor americani, più avvezzi e inclini a investire in tecnologie innovative”
Il futuro di Genenta
Per continuare la fase di sperimentazione Genenta proseguirà il fund raising: “Contiamo di avere ancora investitori anche in Italia e in Europa – commenta Paracchi – pensiamo a fondi nuovi come Enea tech e biomomedical o Cdp venture, che sta lanciando fondi di scale-up, o European accelerator program, ma essere quotati sul mercato americano ci dà accesso a grandi investor americani, più avvezzi e inclini a investire in tecnologie innovative”.
La sperimentazione, invece, per ora proseguirà in Italia: “L’Europa è competitiva, qui la sperimentazione costa il 40% in meno rispetto agli Usa”. Con due certezze per il futuro. la prima: come sempre le aziende biotech mirano a una acquisizione o un’alleanza con una grande Pharma. La seconda, più personale: “Non la mollo fino alla fine. Genenta è la mia Tesla, la mia Meta, la mia Amazon – conclude il fondatore – è la mia partita e, dopo tutti gli sforzi che abbiamo fatto ce la giochiamo fino in fondo”.
Il think tank delle aziende italiane quotate in America
L’ultimo progetto di Paracchi si chiama Bowling Green Bull, in onore del toro di Wall Street, un’iniziativa che coinvolge le aziende fondate o gestite da italiani nel mondo, quotate sui mercati dei capitali americani. “BGB nasce dalla consapevolezza che le aziende, gli imprenditori e i top manager italiani che mirano a una crescita e a un’espansione internazionale non possono non interfacciarsi con il mondo finanziario e gli investitori americani – spiega l’imprenditore -. Bowling Green Bull è il punto di incontro, confronto, discussione e crescita per tutti quegli imprenditori, manager di aziende quotate o che vogliono quotarsi e dei facilitatori che si relazionano con i mercati azionari americani”.
L’iniziativa, promossa da American Chamber of Commerce in Italy (AmCham Italy) e Genenta Science, vede attualmente tra i partecipanti Bank of America, Brunswick Group, Cleary Gottlieb Steen & Hamilton LLP, Docebo, D-Orbit, Equita, Kairos Partners SGR, Nasdaq, Petrone Group oltre ad altre aziende italiane quotate sui mercati finanziari americani.