Un biosensore indossabile in grado di migliorare la qualità della vita in persone affette da malattie neurodegenerative come Parkinson, Sclerosi Multipla e Atassie. Intervista ai founder della startup Milena Baroni e Giacomo Frassica: «La ricerca ha chiesto 10 anni e il Covid ci ha rallentato, ma ora siamo pronti per il lancio»
Il corpo umano percepisce se stesso e i propri movimenti in relazione al mondo esterno grazie alla propriocezione. Non sono solo vista, udito e tatto a informare il sistema centrale, è la capacità o sensibilità propriocettiva che permette la comunicazione a livello inconscio tra muscoli, ossa e cervello. Da una ricerca tecnico-scientifica italiana in ambito nanotecnologico è nato un dispositivo medico innovativo e indossabile, si chiama Equistasi. Piccolo come una simcard, comodo come un cerotto, non contiene farmaci, elettrodi, microchip, magneti o batterie, Equistasi è un dispositivo medico indossabile, basato su una nanotecnologia vibrazionale innovativa, capace di migliorare la vita di chi soffre di malattie neurodegenerative come, Parkinson, Sclerosi Multipla, Atassie. Applicato consente di ridurre dell’87% il rischio cadute, e più in generale, di potenziare il controllo motorio e l’equilibrio, non solo nei soggetti affetti da patologie. Nello sport il dispositivo tech previene il rischio infortuni, ottimizzando la performance muscolare e, nel caso di gravi incidenti, accelera i tempi di recupero. Il biosensore tech, una volta a contatto con la pelle trasforma il calore corporeo in energia meccanica, trasmettendo informazioni al sistema nervoso centrale con il risultato di migliorare le capacità propriocettive che sono alla base del controllo motorio. StartupItalia ha intervistato Milena Baroni e Giacomo Frassica co-founder di Equistasi (coppia anche nella vita).
Milena Baroni e Giacomo Frassica co-founder di Equistasi
Com’è nata l’idea?
Il dispositivo nasce dalla ricerca avanzata sul recupero muscolare in assenza di gravità di Mycroclean, azienda attiva nel settore della decontaminazione in ambito aerospaziale, fondata e diretta da noi. Dopo 10 anni di studi e ricerca, nel 2020 eravamo pronti a uscire sul mercato con il dispositivo, ma il blocco legato al Covid ci ha rallentati. Oggi finalmente lo stiamo lanciando in Italia e vorremmo espanderci in Europa non appena possibile. Il nome invece l’ha scelto nostra figlia Giulia, quando aveva 12 anni.
Mi raccontate in cosa consiste?
Si tratta di un dispositivo unico sostenuto da una forte letteratura scientifica (15 studi pubblicati, ndr), ma soprattutto dall’accoglienza positiva ricevuta da chi lo utilizza in terapia: medici, fisioterapisti, responsabili della neuro-riabilitazione. Equistasi è in grado di migliorare la coordinazione dei movimenti e l’utilizzo della forza muscolare, è uno stabilizzatore posturale e un potenziatore del controllo motorio con numerose applicazioni. Per esempio le patologie legate al Parkinson, che influenzano gravemente la qualità della vita causando instabilità nell’equilibrio e frequenti cadute e fratture, con conseguenti ricoveri ospedalieri, trattamenti invasivi e, nei casi più critici, interventi chirurgici.
Come funziona?
Si presenta come una placchetta rettangolare di 1×2 cm per un peso di soli 0,17 grammi. Applicato sulla cute con un cerotto, il dispositivo produce, sfruttando il calore corporeo, una leggera sollecitazione meccanica di tipo vibratorio che consente la stimolazione del sistema propriocettivo del paziente: aiutandolo a ricostruire la percezione del proprio corpo per l’esecuzione di movimenti più corretti, migliora l’equilibrio generale riducendo il tasso di cadute.
Che caratteristiche ha?
Il nostro dispositivo ha cinque essenziali caratteristiche. E’ indossabile in totale autonomia, può essere riutilizzato più volte, non è soggetto a scadenza, non contiene elementi farmacologici. E, soprattutto, non possiede alcuna controindicazione, tanto che il paziente non percepisce in genere nemmeno lo stimolo vibratorio.
Quali i vantaggi?
L’utilizzo del dispositivo non consente solo il miglioramento della qualità della vita e la riduzione degli infortuni. In realtà secondo l’analisi Health Technology Assessment, che ha indagato gli effetti potenziali della tecnologia per il sistema sanitario, l’economia e la società, prendendo in considerazione solamente il 4% dei pazienti trattati con Equistasi (circa 15.000) rispetto al totale dei soggetti eleggibili (203.000), il suo utilizzo consentirebbe una notevole riduzione di spesa sia per il Sistema Sanitario Nazionale (oltre 4 milioni di euro risparmiati) sia per le famiglie stesse dei pazienti (- 161 milioni di euro).
Dunque ci sarebbe un vantaggio anche per il SSN in termini di costi e risorse risparmiate?
Si, se pensiamo che la spesa relativa all’assistenza ospedaliera per i pazienti con Parkinson è stata stimata in 298 milioni di euro l’anno: una cifra che risente fortemente del verificarsi di fratture da cadute, giacché un paziente fratturato costa in media 10.824 euro, mentre in assenza di frattura quasi la metà (5.904 euro). In soldoni, il suo utilizzo permetterebbe un risparmio di 165 milioni di euro all’anno per le famiglie e il SSN.
Un aneddoto?
Qualche giorno fa siamo stati selezionati dal Politecnico di Milano come esempio di innovazione e nuovo business oggetto di studio del Master dedicato ai laureati 110 e lode.