È online una guida pensata per aiutare i ristoratori ad orientarsi nella giungla delle startup che offrono servizi per il settore HoReCa. Settanta realtà valutate come serie ed efficaci, che possono dare il loro contributo a far uscire il settore dalla crisi Covid
Nell’ultimo anno è mezzo i ristoranti, come i bar, i pub e le enoteche sono state chiuse per lungo tempo. Alcuni esercenti hanno atteso le riaperture, arrivate a singhiozzo. Altri, purtroppo, hanno chiuso definitivamente i battenti. Altri ancora ne hanno approfittato per ristrutturare i locali, pronti a ripartire con nuovo slancio passata la bufera causata dal Covid.
E sono molte le realtà che hanno deciso di spingere sulla digitalizzazione. “Se prima del Covid il digitale era percepito spesso come un costo non necessario, oggi invece ci si rende conto che è un investimento di cui non si può fare a meno”, spiega a StartupItalia Antonio Iannone, imprenditore e consulente digitale per il mondo food. Nonché autore di una guida (scaricabile gratuitamente qui) che raccoglie 70 startup che offrono servizi digitali innovativi per il settore HoReCa.
“Negli ultimi anni sono proliferate le startup che si definiscono innovative, ma non sempre il ristoratore ha le competenze per distinguere tra realtà serie, affidabili, con servizi efficaci, da chi invece tenta solo di cavalcare l’onda. Negli ultimi tempi infatti player strutturati ma provenienti da altri settori hanno investito pesantemente in adv online per promuovere i loro servizi che però, spesso, non sono di qualità. E così le realtà piccole, ma davvero smart, sono state messe in ombra”, afferma Iannone. “Da qui l’idea di creare una guida, una bussola per aiutare gli imprenditori a trovare i fornitori digitali che fanno al caso proprio”.
70 startup dell’Agrifood in un ebook
All’interno dell’eBook sono descritte 70 startup, mappate in 12 categorie: Approvvigionamenti, Menù e comande digitali, Click & Collect, Dark Kitchen, Delivery Made in Italy, Delivery alternativo, App per delivery, Mobilità, POS, Gestionali, Lavoro e Reputazione e Portali Web.
La scrittura del libro ha dato anche l’opportunità di fare una piccola survey tra i team creativi. Emerge quindi che tra il 2018 e il 2019 il mercato delle startup restaurant-tech è cresciuto del 55%, mentre nel 2020, probabilmente causa Covid, ha fatto un balzo del 72%. Anche gli investimenti sono in crescita: nel 2020 sono stati raccolti 12,3 milioni di euro segnando un +56% rispetto al 2019. Tra questi spiccano i 4,5 milioni raccolti da Deliveristo e i 3,5 da Soplaya, entrambe startup attive nel segmento ‘approvvigionamenti’.
Anche il settore delivery italiano si fa sentire. Le tre startup più importanti del comparto (MyMenu, Foodracers e Alfonsino), quest’anno raggiungeranno congiuntamente un volume di transazioni pari a 66 milioni di euro, in un mercato del food delivery nazionale che invece cuberà un miliardo di euro. Noccioline se si guardano i numeri di altri Paesi, come Gran Bretagna, Usa o Cina, ma che danno comunque l’idea di un mercato dinamico.
L’iniziativa può contare sul supporto di Rubina Rovini chef e consulente per la ristorazione, finalista dell’unica edizione italiana di Masterchef All Stars, di APCI – Associazione Professionale Cuochi Italiani, di Qonto, la soluzione finanziaria digitale dedicata a PMI e professionisti, della casa editrice indipendente La Pecora Nera e su diversi attori dell’ecosistema restaurant-tech italiano come Cooltra, MyMenu, (recentemente acquisita dal Gruppo Pellegrini), Foodracers, Alfonsino, Dishup, Smart Touch, Deliverart e JoJolly. Tutti partner accomunati dal desiderio di supportare il rilancio della ristorazione dopo i mesi difficili della pandemia.
Ecco le 70 startup per il rilancio del settore restaurant
Ma veniamo alle 70 startup che sono state censite nell’ebook. Nella categoria Menù&Comande digitali troviamo Dishup, che offre una piattaforma di gestione degli ordini al tavolo che prevede anche un’app, scaricabile dal cliente, con la quale si può effettuare direttamente l’ordine. Niente menù da passare di mano in mano e una gestione più efficiente della sala.
SmartTouchmenu, attiva dal 2013, offre la gestione digitale degli ordini e dà anche la possibilità al cliente di pagare dall’app evitando code alla cassa. In questo segmento troviamo poi Dishcovery, che offre il servizio di digitalizzazione e traduzione del menu in 20 lingue, la gestione degli allergeni, nonché degli ordini in delivery e le statistiche di vendita. Mentre MyCia permette ai ristoratori di farsi trovare dagli utenti in base al tipo di cucina desiderato.
Con la pandemia ha preso piede Leonard, che ha sviluppato un sistema integrato per la gestione in digitale del menu e delle comande. Tra le startup pioniere del settore vi è anche Menu NFC, nata son Expo2015, che offre anch’essa il servizio di menu digitali in multilingua con l’indicazione degli allergeni. Da segnalare anche il servizio di menu digitale offerto da FoodMenu.
La categoria Click&Collect, o per dirla all’italiana l’asporto, ha salvato molte attività durante la pandemia, quando non era possibile consumare i cibi nei locali. Punto di riferimento è EatsReady, la prima startup emettritrice di buoni pasto digitali, che al servizio di click&collect per i ristoranti abbina un servizio di welfare aziendale per le imprese convenzionate.
Altrettanto interessante è il servizio fornito da PerPranzo, grazie al quale ogni ristorante può trasformarsi un una mensa al servizio dei dipendenti delle aziende convenzionate. Eat&Joy è una startup nata in piena pandemia che permette di gestire in maniera digitale e in modalità asporto il famigerato “piatto del giorno”. Servizio simile per Pickmealup, nata anch’essa durante la pandemia e specializzata nell’asporto di piatti a prezzo fisso. Getfy punta invece tutto sulla semplificazione del rapporto cliente-ristoratore, con un app che permette di ordinare per asporto o dal tavolo.
Dal tradizionale asporto alle innovative Dark Kitchen, cucine che non servono la sala, ma sono destinate esclusivamente al delivery e all’asporto. Negli ultimi tempi si è parlato molto di Kuiri e del suo servizio di coworking per ristoranti, ai quali viene offerta la possibilità di affittare gli spazi di cucine per lavorare solo col delivery. Analogo servizio è quello offerto da Kytchen, che ha appena aperto la sua prima dark kitchen a Roma.
Nell’ebook viene poi citata Ktchn Lab, una fucina di virtual brands. Ci sono poi i ragazzi di Girasole Consulting, in procinto di aprire la loro dark kitchen, e Dynamic Food Brands, che sta lavorando a stretto contatto con alcune catene per lo sviluppo appunto delle proprie dark kitchen da affiancare al business tradizionale.
Virtual Restaurants Marketplace offre la possibilità ai ristoratori di estendere il proprio raggio d’azione e ampliare la base clienti con una ampia gamma di virtual brands. Da segnalare anche i servizi offerti da Ghost Kitchen Italia, che può contare sul Masterchef Stefano Callegaro come testimonial.
Nel segmento Delivery abbiamo già ricordato Foodracers, MyMenu e Alfonsino. Ci sono però anche tantissime startup che operano a livello locale, servendo singole città o provincie. Nelle aree di Lecco e Biella opera 123Pronto, mentre a Roma Moovenda, presente anche in altre città del Sud con Foodys, acquisita alcuni fa. Sempre al sud, nelle città di Palermo, Catania e Bari troviamo Social Food, che fa parte anche di Assodelivery, mentre a Napoli e provincia troviamo JaFood.
Sotto il cappello di Delivery Alternativo troviamo invece tutti questi servizi che per qualche ragione si discostano dalla tradizionale consegna a domicilio. In tale categoria rientra appieno Cosaporto, considerato il delivery del lusso, che consegna solo piatti gourmet, torte, ma anche mazzi di fiori, profumi, oggetti di design e molto altro ancora.
Giusta, presente a Roma, punta tutto su etica, sostenibilità e tracciabilità del servizio. Sostenibilità e responsabilità sociale sono anche le peculiarità di Starbox, servizio di delivery premium attivo a Milano, fruibile dai ristoranti a ore. Fruizione oraria e mezzi elettrici anche per GoVolt e Deliverent (Askroll). Da citare poi Ciao Sergio, che offre asporto e consegna da diversi ristoranti di fascia medio alta della città di Milano. Il tutto da prenotarsi rigorosamente con 24 ore di anticipo. Alternativo, che più alternativo non si può, SanaSana, consegna a domicilio esclusivamente piatti vegani.
Per i ristoranti che preferiscono non esternalizzare il processo di delivery, ma avere proprie piattaforme e fattorini, troviamo SeeYouFood, che permette di creare app personalizzate. Molto interessanti anche i servizi forniti da Kuokko, come Vorrei Ordinare, Easylivery e XMenu.
Nel segmento Mobilità troviamo Cooltra, che fornisce flotte B2B, con servizio di noleggio e sharing, e mezzi brandizzabili. C’è poi Birò, ma anche HotBox Food, che ha brevettato un porta-pizze riscaldato, che garantisce temperatura e fragranza della pizza per 40 minuti. Da segnalare anche la società di noleggio monopattini elettrici Helbiz.
Sul segmento Pos, rivoluzionato dal digitale non solo nel settore HoReCa, troviamo la francese Tiller Systems (acquisita da SumUp), come Scloby (acquisita dal Gruppo Zucchetti) e Cassa In Cloud. Massima semplicità e praticità di utilizzo anche per IPratico, modulabile a seconda delle esigenze e delle dimensioni per avere sempre tutto sotto controllo.
Nella categoria Gestionali troviamo Deliverart, la piattaforma italiana per la gestione del delivery, che aggrega gli ordini in entrata, dalle diverse piattaforme, servizi e telefono, in un unico dispositivo. Offrono servizi simili Strooka (acquisita da Zucchetti) e YellGO. Aera Srl, con 50 anni di storia alle spalle, offre diverse soluzioni per il canale HoReCa, mentre Cooki è una startup che ha sviluppata un sistema rapido ed efficiente per la gestione delle ricette, il monitoraggio del food cost e la corretta comunicazione delle informazioni alimentari.
Per il settore della ristorazione la gestione della reputazione online e del personale non sono affatto funzioni secondarie, anzi, possono determinare il successo/fallimento di una attività. Nel segmento HR lavorano JoJolly e Restworld. Calton invece raccoglie e analizza i feedback dei clienti. Analogo focus per Satisfaid, mentre RepUp offre un servizio di gestione delle recensioni online. TboxChain utilizza invece la blockchain per evitare le false recensioni, mentre pOsti fa lo stesso ma per gestire la tracciabilità.
Per finire c’è lo sterminato panorama di portali e aggregatori, di cui nella guida vengono citati solo quelli più interessanti o innovativi. Come ad esempio TypicalEats, che non parte dai ristoranti ma dalle ricette, permettendo appunto al ristorante in una determinata zona di essere trovato a seconda di ciò che il cliente vuole mangiare.
AdvisorEat permette a manager e professionisti delle grandi aziende di accumulare punti da convertire in gift card o donare in beneficenza. Posto del Cuore permette ad un ristorante di essere supportato dai propri affezionati clienti tramite l’emissione di voucher da spendere o regalare ad amici e famigliari. Mentre la piattaforma TrovaciGusto, connette il ristorante direttamente con clienti, fornitori, personale e influencer. Ultimo ma non ultimo Sluurpy, che offre ai ristoranti la possibilità di registrarsi e caricare il menu in formato digitale e di essere trovati dai potenziali clienti tramite ricerca per città o per nome.