Dopo l’esperienza alla guida di Lanieri la decisione di mettersi in proprio puntando sull’Edtech con Gility. «Molti imprenditori considerano la formazione una perdita di tempo. Ma è l’unica arma per evitare di essere sostituiti dalle macchine già nel prossimo futuro»
C’è un libro di Andy Dunn, “Burn Rate: Launching a Startup and Losing My Mind” che racconta le emozioni, spesso negative, che il Ceo di una startup deve affrontare per raggiungere i suoi traguardi. In particolare, si parla anche del post exit e di quanto questa sia una fase delicata che rischia di portare il Ceo ad affrontare problemi psicologici, fino a diventare vittima, nei casi estremi, di depressione. Un rischio che non ha corso Simone Maggi, ex Ceo Lanieri, che dopo l’exit della sua startup al Gruppo Reda, ha deciso di partire per una lunga avventura intorno al mondo. L’idea originaria, ci racconta, era di esplorare in lungo e in largo l’Oriente, ma il Covid ha in parte bloccato il suo desiderio: «Sono partito verso l’America. Lì ho viaggiato in 12 città e incontrato più di 80 persone che gravitano intorno al mondo tech, tra manager, startupper e imprenditori. Li contattavo spesso su Linkedin e poi si fissava un incontro. Volevo scoprire di più su come si fa innovazione in altri ecosistemi e trovare poi una risposta a una domanda, “cosa voglio fare da grande?”», svela Maggi a Startupitalia.
Quei 30 unirconi dell’Edtech…
Il viaggio in America permette a Simone di mettere in ordine le sue idee per tornare alla sua vocazione: creare una nuova startup, ma questa volta in un settore diverso dal fashion, nel ramo dell’edtech, un comparto in gran salute che può contare su oltre 30 unicorni nel mondo (dati aprile 2022). Qualche mese dopo gli arriva una proposta: «Mi chiama un fondo di CDP VC Sgr. Cercavano un imprenditore per realizzare un progetto che era solo su carta. Il fondo, insieme a un istituto di credito, BPER, voleva presidiare il mondo della formazione rivolta alle piccole e medie imprese. Era la mia occasione per ripartire da zero e costruire qualcosa che tornasse ad appassionarmi». A differenza di Lanieri questa volta non inizia da zero: CDP VC Sgr e BPER mettono nelle casse della startup una cifra niente male: parliamo di 12,4 milioni di euro. La startup che oggi Simone guida con un team di 23 persone si chiama Gility.
Edtech nelle aziende
Anche se ormai tutti concordano su quanto sia fondamentale per le aziende formare costantemente i propri dipendenti, sono poche quelle che poi attivano dei percorsi formativi sia analogici, sia sfruttando i canali edtech. Secondo una ricerca di The Adecco Group realizzata nel 2022, solo il 38,3% delle aziende italiane investe in attività formative. Il dato è ancora più negativo se parliamo di micro imprese (il 18,4%). Mentre fanno meglio le organizzazioni di medio grandi dimensioni (lì si arriva a toccare l’80%).
«Sono partito dalla mia esperienza in Lanieri. Anche in quel caso, facevamo poca formazione. Le grandi aziende possono lavorare con partner e creare percorsi di formazione interna. Mentre discorso diverso è per le piccole e medie imprese che spesso mettono a disposizione solo dei corsi obbligatori gratuiti, che sono poco attrattivi per i propri dipendenti». La sua Gility nasce proprio per affrontare il gap di competenze. Secondo i dati Eurostat in Italia solo il 46% della popolazione possiede competenze digitali di base, con una distanza di 8 punti percentuali rispetto alla media europea. Questo causa un gap tra domanda e offerta di lavoro qualificata. Mentre un’indagine del World Economic Forum mostra come i lavoratori italiani abbiano un grado di conoscenze digitali più basso rispetto ai loro colleghi europei. Il grado può dirsi avanzato solo nel 14% dei casi, rispetto al 30% della Francia e al 25% della Germania.
Con Gility, le piccole e medie imprese, interessate a mettere a disposizione dei percorsi formativi per i propri dipendenti, si iscrivono alla piattaforma in modo gratuito, non ci sono costi di iscrizione o abbonamenti. «Accedendo alla piattaforma, le aziende possono selezionare i corsi che gli interessano, creare dei piani formativi e monitorare in tempo reale l’avanzamento della formazione per ognuno dei dipendenti che sono inseriti all’interno di Gility». Grazie a partnership con società di formazione, la startup offre un catalogo di corsi trasversali: ci sono corsi sulla blockchain, digital marketing, growth hacking, vendite, social recruiting, data science, lingue straniere ecc. In tutto ad oggi 114 corsi erogati da 19 enti formativi partner della piattaforma:
L’ostacolo culturale alla formazione
Il valore in più della startup è che può già contare su una base clienti, quella offerta da BPER che, in questo modo, può garantire un servizio in più ai suoi correntisti e auspicare, al contempo, nel miglioramento della produttività e delle performance, proprio grazie agli investimenti nell’edtech.
Simone ci svela che l’ostacolo principale allo sviluppo del suo progetto è proprio la mancanza di una cultura aziendale sulla formazione: «Molti imprenditori considerano la formazione una perdita di tempo. Questo è anche il retaggio di percorsi formativi che sono dispersivi e appesantiti dalla burocrazia, come succede, per esempio, per i fondi interprofessionali. Eppure gli imprenditori non dovrebbero mai dimenticare che le aziende sono fatte di persone che hanno bisogno di imparare. Persone che decidono di restare nelle organizzazioni che lavorano per accrescere le proprie competenze. L’apprendimento costante è, in fondo, l’unica arma per evitare il rischio di vedere molte professioni sostituite dalle macchine nel prossimo futuro», conclude.