Anna Riva, 32 anni e due figli, è la co-fondatrice di ULife la startup per trovare tutte le informazioni utili per pianificare al meglio il proprio viaggio
Viaggiatori particolari. Mamme con passeggino, vegani, anziani che non possono salire le scale, possessori di animali. Tutte queste persone, quando viaggiano, hanno esigenze specifiche, e di solito fanno fatica a trovare le informazioni per pianificare al meglio il proprio viaggio. ULife ha pensato a loro. La startup si occupa di mappare i pacchetti turistici di agenzie di viaggio e tour operator per rilevare il livello di accessibilità di strutture ricettive, trasporti e servizi. Queste informazioni vengono fornite direttamente al viaggiatore, che in questo modo riesce a valutare in anticipo se un pacchetto è adatto o meno alle proprie esigenze. “Certe persone vengono ghettizzate perché hanno esigenze motorie, alimentari, sensoriali particolari. Non ci piace usare la parola accessibilità perché viene legata alla disabilità, e qui non si tratta di venire incontro solo alle persone disabili, ma a tanti altri bisogni: una mamma con un passeggino ha gli stessi problemi di mobilità di una persona su sedia a rotelle”. Anna Riva, antropologa di 32 anni e due figli, è la co-fondatrice di ULife nonché il motore della startup che mira a darvi tutte le informazioni di cui avete bisogno prima di chiudere la valigia.
Dall’antropologia alla startup. Come è nata l’idea?
La nostra è una startup a forte vocazione sociale: nessuno di noi era un imprenditore. Io e i miei colleghi (Federico Magnone, ingegnere informatico che si occupa si sviluppare i database e Luigi Bandera, responsabile commerciale) proveniamo tutti e tre dal non profit. Eravamo stanchi di vedere un non profit che non cresceva e che non riusciva a creare qualcosa di duraturo e indipendente dal singolo finanziamento. Così abbiamo pensato a una startup che si occupasse di abbattere delle barriere. Siamo partiti dalla mobilità turistica, per aiutare tutte quelle persone che, pur avendo esigenze particolari, hanno diritto a viaggiare come tutti, e soprattutto hanno diritto di avere un’esperienza di viaggio che si adatti ai loro bisogni, e non viceversa. Abbiamo avuto il supporto di Axa e dell’incubatore Impact Hub Milano, e tra poche settimane il portale di ULife verrà ufficialmente aperto. Devo dire che con Axa abbiamo un legame molto forte: continuano a sostenerci, non ci hanno mai abbandonato.
Come funziona ULife?
Abbiamo avviato delle collaborazioni con alcune agenzie turistiche e tour operator: ci occupiamo di mappare, cioè raccogliere informazioni, sui loro pacchetti turistici. Le informazioni che raccogliamo riguardano il livello di accessibilità delle strutture ricettive e di tutti i percorsi inclusi del pacchetto. Non si tratta solo degli hotel, guardiamo a tutti gli elementi che possono interessare chi ha necessità peculiari. Le informazioni che raccogliamo vengono inserite dentro database che poi mettiamo a disposizione delle agenzie e dei loro clienti. Stiamo cercando di creare un protocollo di certificazione per definire i diversi livelli di accessibilità dei vari pacchetti e creare un marchio riconoscibile. Man mano che il database crescerà, ULife potrà arrivare a vendere pacchetti “certificati” fornendo consulenza per quelle strutture o enti interessati a migliorare il loro livello di accessibilità. Abbiamo sviluppato dei canali facilitati di promozione con associazioni non profit: Anteas (associazione per la terza età), Ledha (disabili) e CTS (turismo giovanile).
Siete i soli a farlo?
Sì. Ci contraddistinguono due aspetti rispetto alle altre realtà del nostro settore: in primo luogo il fatto che noi non mappiamo solo l’hotel, ma tutto il percorso. E poi la possibilità per i viaggiatori di acquistare i pacchetti verificati online.
Da cosa deriva il nome ULife?
Il termine significa Universal Life e deriva dal concetto architettonico di “Universal design” che si riferisce all’architettura senza barriere, accessibile a tutti. Abbiamo voluto declinare questo concetto a tutti gli aspetti della vita, partendo dal settore del turismo. In futuro potremmo applicare lo stesso modello anche ad altri settori, come ad esempio lo sport.