Taggare, postare, googlare, bannare, sono termini che sono entrati a far parte del dizionario della lingua italiana
L’innovazione tecnologica ha cambiato anche il nostro modo di parlare, di comunicare. Fino a una decina di anni fa, forse anche meno, pochi avrebbero compreso il verbo twittare oggi il sostantivo Twitter è ormai patrimonio di tutti. Ancor più di uso comune “postare”: persino i più anziani ormai sono capaci di fare un post o quantomeno sanno cos’è. Una rivoluzione linguistica che ha visto passare alcune parole dal web al dizionario di italiano: se oggi apriamo un vocabolario stampato nel 2014 possiamo trovare tutte quelle parole e quei verbi che abbiamo imparato a pronunciare usando la tecnologia. Il digitale è entrato a far parte della nostra lingua, ha cambiato non solo la nostra vita ma persino il nostro modo di comunicare. L’aver sdoganato alcune parole, l’averle inserite nei vocabolari “Garzanti”, “Treccani” o “Zingarelli” è il simbolo di una trasformazione che vi è in atto e di una vittoria di chi ha creduto nell’innovazione. L’elenco stilato dal portale Skuola.net comprende sei parole: taggare, selfie, twittare, googlare, postare, bannare.
Nel dizionario Garzanti si spiega che “riferendosi al contesto dei social network, taggare vuol dire segnalare che in una foto o in un video è presente una persona”. Secondo il vocabolario Treccani, il verbo “taggare” ha due significati: in informatica, marcare gli elementi di un file e nel gergo dei writers, firmare un graffito con la propria sigla. Il “selfie” definito “parola del 2013” dal Corriere.it trova questa spiegazione nel dizionario Treccani: autoscatto fotografico generalmente fatto con uno smartphone o una webcam e poi condiviso nei siti di relazione sociale.
“Twittare” registrato dall’Accademia della Crusca come lingua del Web è definito “comunicare con Twitter”. Nel Garzanti troviamo anche “googlare” ovvero cercare su Internet con un motore di ricerca: si tratta di una delle attività più usate quotidianamente dalla maggior parte delle persone di tutto il mondo. Una terminologia che è entrata ormai da decenni nel linguaggio dei popoli di ogni latitudine così come “postare”. L’avvento di Facebook, lanciato nel febbraio del 2004, divenuto nel giro di pochi anni il social network più famoso e più usato, ha introdotto questo verbo che la Treccani registra così: “messaggio inviato ad un gruppo di discussione in Internet”. Infine non manca “bannare” che il “Garzanti” spiega in questo modo: “Togliere a un utente che non ha rispettato le regole l’autorizzazione ad accedere a una sezione di un sito, un forum o una chat”.
A tutto ciò manca un passaggio: la terminologia del web è entrata a far parte della lingua italiana ma chi insegna l’italiano, ovvero gli insegnanti, non hanno ancora tutti preso confidenza non solo con le parole ma anche con l’uso delle stesse. Spesso i ragazzi, i cosiddetti, nativi digitali parlano un linguaggio incomprensibili a una classe di docenti che è la più vecchia d’Europa. Un ultimo dato: i vocabolari delle scuole purtroppo sono spesso datati, vecchi, stampati negli anni Novanta e rimasti a far da dotazione. Andrebbero archiviati, mandati al macero. Per fortuna ci sono i dizionari online!