Kickstarter è, di fatto, la prima piattaforma di crowdfunding in Italia per fondi raccolti e numero di utenti. É uno dei dati importanti da scovare nella sorprendente notizia di oggi (miele sul palato di noi professionisti e di tutti gli appassionati del tema): Kickstarter sfonda la soglia psicologica dell’one billion (ne abbiamo scritto qui), cioè del primo miliardo di offerte fatte sul sito dalla sua fondazione, nell’aprile 2009, ad oggi (cioè in 5 anni).
Offerte e non raccolta effettiva, ovviamente: i pagamenti pre-approvati di Amazon per il modello all or nothing di Kickstarter (così come quelli di Paypal usati da molte piattaforme in tutto il mondo, compresa l’Italia) possono portare a una discrepanza tra le offerte promesse dai sostenitori e quelle realmente incassate al termine del progetto, discrepanza fisiologica del mezzo che non è possibile colmare e di cui di solito le piattaforme non comunicano all’esterno l’entità per questioni di immagine.
Un miliardo, dicevamo. Un numero immenso che fa gioire, sperare, riflettere. Leggere i dati è impressionante: oltre la metà è stato raccolto solo nell’arco degli ultimi 12 mesi, sintomo che il crowdfunding non solo non conosce ancora flessioni, ma galoppa, almeno su questa piattaforma, a ritmi mostruosi. Quasi sei milioni di backer sparsi in tutto il mondo (e non è un’iperbole: quasi 4 milioni negli States, 319.000 in UK, poco più di 15.000 in Russia, ma anche 10 nel Lesotho, 77 in Ruanda , 95 in Bangladesh, 76 in Nuova Caledonia). Quasi 1.700.000 di loro hanno fatto offerte a più di un progetto, la vera cartina al tornasole del valore di una piattaforma, la folla di sostenitori multipli che usano il crowdfunding come uno strumento semplice e diretto per finanziare nuove idee creative, divertirsi e ottenere in cambio prodotti di tutti i tipi. Non solo mecenatismo ma partecipazione, storytelling, pre-acquisto, gioco collettivo: tutto quel complesso insieme di motivazioni psicologiche e sociali che sta alla base del successo di una campagna, che ci sforziamo di afferrare ogni volta, che ci sembra così sfuggente e che evidentemente su Kickstarter manovrano alla perfezione.
Ironia della sorte: nell’infografica pubblicata stamani, alla voce “So, how much is $1 billion, really” si trova “1 Roman Colosseum”. Proprio quello, uno dei simboli più famosi della Grande Bellezza che in quelle ore si portava a casa l’Oscar. Come a dire: se volessero, dal basso, sei milioni di persone potrebbero anche comprarsi il Colosseo. E questo ci riporta all’Italia.
Dal nostro paese hanno fatto offerte su Kickstarter 25.480 persone, per un valore complessivo di 4.416.110 dollari. In Italia in questo momento esistono una trentina di piattaforme attive e almeno altre 10 (se non di più, tenere il conto è difficile) in fase di lancio, più che altro in attesa di essere abilitate dalla Consob per promuovere raccolte di equity crowdfunding, la frontiera su cui tutti fissano lo sguardo mentre da Kickstarter ci scippano sotto i piedi la terra su cui dovremmo costruire le nostre fondamenta. Nessuna tra queste 40 piattaforme può nemmeno sognare di avere i numeri che Kickstarter macina sul mercato italiano, nemmeno quelle più celebri. Forse c’è una riflessione che dovrebbero (e dovremmo) fare: quelle 25.000 persone non stanno “sprecando” su una piattaforma estera soldi che potrebbero spendere qui. Quello è un bacino di utenti profilato, che dimostra di avere la giusta predisposizione intellettuale, di spesa, di sentimento, e che quindi non avrebbe problemi ad essere un sostenitore “seriale” e a fare offerte anche sulle piattaforme italiane. Dove si trova? Perché non lo fa? Cosa manca ai nostri progetti o alle nostre piattaforme? Ha senso continuare ad aprirne di nuove, in una rincorsa alla minima differenziazione, alla nicchia della nicchia? Vorrei fare queste domande a tutti i gestori di piattaforme italiane e a tutti quelli che hanno intenzione di aprirne di nuove (e ce ne sono) ma soprattutto vorrei chiedere: negli ultimi 4 anni abbiamo imparato a formare una schiera di progettisti consapevoli e di sostenitori appassionati?
Quello che Kickstarter ha fatto, qualsiasi altra frontiera apra dopo il record di oggi, sta rivoluzionando il modo che abbiamo di guardare alla produzione della creatività. Soprattutto in Italia dovremmo fare nostro questo sguardo. Gli Usa hanno una tradizione consolidata di dialogo e scambio tra la produzione underground e quella mainstream, in ogni campo artistico e d’impresa: noi no. Da noi solo uno su un milione riesce ad arrivare alla produzione tradizionale di mercato, mentre gli altri annaspano tra il nepotismo, la pigrizia intellettuale, una programmazione culturale e produttiva spesso miope e tarata al ribasso di cui tutti sono complici (produzione e distribuzione cinematografica, case discografiche, TV, editoria, le PA ecc ecc ecc). Da noi il crowdfunding dovrebbe essere benedetto come quella rivoluzione della qualità del consumo e della produzione culturale di cui abbiamo bisogno per far rinascere questo Paese, o meglio, per liberarne le tante energie nascoste: non diventare la solita corsa all’oro, il solito strattonarsi per contendersi uno spazio minuscolo su cui mettere un’invisibile bandierina. Abbattiamo le mura, allarghiamo quello spazio.