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Un’altra piattaforma di crowdfunding italiana? Sì, un’altra piattaforma di crowdfunding italiana. Proprio ieri, in occasione del raggiungimento di quota 1 miliardi di dollari promessi su Kickstarter, ci interrogavamo su SmartMoney sulle ragioni della preferenza degli utenti nostrani per il portale statunitense a fronte di una quarantina di siti che raccolgono contributi dall’Italia.

“Dal nostro paese hanno fatto offerte su Kickstarter 25.480 persone, per un valore complessivo di 4.416.110 dollari. In Italia in questo momento esistono una trentina di piattaforme attive e almeno altre 10. […] Nessuna può nemmeno sognare di avere i numeri che Kickstarter macina sul mercato italiano, nemmeno quelle più celebri. Forse c’è una riflessione che dovrebbero (e dovremmo) fare: quelle 25.000 persone non stanno “sprecando” su una piattaforma estera soldi che potrebbero spendere qui”, scriveva Chiara Spinelli (leggi qui l’intero articolo). I fondatori di Limoney sembrano avere, quantomeno a livello teorico, la risposta al quesito. Il sito è online da inizio dicembre e dei 15 soci attivi in 6 ci lavorano a tempo pieno. “Gli americani hanno impiegato anni per raggiungere quel risultato e non se ne sono occupati portando avanti in parallelo un’altra attività: in Italia non mi viene in mente una piattaforma che un organico a tempo pieno superiore a una persona”, dichiara a SmartMoney Federico Kluzer, che con il fratello Pietro, Giuseppe de Martino e Alessandro Pedote ha fondato Limoney.

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Federico Kluzer, Alessandro Pedote e Giuseppe de Martino Norante

I quattro si augurano di emergere nel già affollato panorama nostrano con “una tecnologia all’avanguardia. Non abbiamo puntato su una soluzione white label da adattare alle nostre esigenze ma abbiamo sviluppato tutto interamente”. Altro fattore determinante sarà, secondo Kluzer, “la presenza di 15 soci scelti per le loro competenze nei settori complementari per offrire un supporto serio ai titolari delle campagne”. Dal marketing alle questioni legali e finanziarie: l’intenzione è quella di garantire un servizio a tutto tondo a chi vuole sfruttare il crowdfunding per il proprio progetto. Tra i 15 ci sono, ad esempio, Andrea Fradagrada, che gestisce il fondo di private equity Quadrivio sgr, e Andrea Ciuti, capo del marketing di Philip Morris Austria.

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“Siamo partiti con 300mila euro circa e ne abbiamo a disposizione altri 200mila”, spiega il 23enne milanese facendo riferimento all’investimento messo sul piatto dai soci. “Adesso stiamo cercando un finanziamento dal milione di euro in su. Entro la fine del 2014 vogliamo uscire dai confini dell’Italia”, aggiunge. La domanda scontata a questo punto è relativa al modello di business. Kluzer ammette che il 5% delle campagne andate a buon fine non è sufficiente, ma non si sbilancia sui suoi piani per il futuro. “Potremmo decidere di far pagare le consulenze”, ipotizza, senza entrare nel merito dei tempi in cui ha previsto di iniziare a guadagnare. In questi primi mesi di attività 12 progetti si sono conclusi con successo su cifre intorno agli 8-10mila euro e il traffico sul portale è cresciuto del 20%. Siamo ai primi passi per provare a non essere solo un’altra piattaforma di crowdfunding italiana.