La startup produce tutto il necessario utilizzando i prodotti di scarto che altrimenti verrebbero bruciati
C’erano molta energia e parecchia qualità mercoledì sera nel salone della Triennale per la finale della quarta edizione del premio WPP Innovators, organizzato dall’omonima multinazionale della comunicazione e dalla fondazione Amici della Triennale per premiare alcune tra le startup più innovative del mercato. Quest’anno davanti a tutti è finita la biellese RiceHouse, guidata da Tiziana Monterisi, che dell’azienda è anche cofondatrice assieme al compagno Alessio Colombo.
Anima ecologista
Lei architetto, lui geologo, l’idea di produrre materiali sostenibili per l’edilizia nasce guardando i campi di riso di fronte casa. “Ogni ettaro coltivato produce sette tonnellate di riso e dieci di scarto – racconta Monterisi -. Quest’ultima componente viene, però, bruciata, in quanto inadatta all’alimentazione animale”. La colonna di fumo è stata l’innesco di cui l’imprenditrice aveva bisogno per spiccare un salto, quello nel mondo delle aziende, che forse era nelle sue corde da tempo. “Sono sempre stata un’anima ecologista” prosegue raccontandosi. E infatti Ricehouse, nata nel 2016, dal 2020 è una società benefit.
La materia prima non manca: l’Italia, spiega Monterisi, è il primo produttore di riso in Europa mentre Biella la città più a nord al mondo tra quelle in cui il cereale viene coltivato. “Il bonus 110% sulle ristrutturazioni ci ha fatto esplodere” annota la piemontese. “Abbiamo venti prodotti in catalogo, dagli intonaci alle biopitture ai pannelli isolanti. Sostanzialmente, l’unica cosa che non possiamo realizzare con Ricehouse è la struttura di una casa”.
Una stazione elettrica di Terna fatta col riso. Il progetto Ricehouse
Uno stile non solo aziendale, ma di vita: “A casa nostra non abbiamo riscaldamento nè condizionatore” dichiara, emozionata, Monterisi mentre ritira il premio.
RiceHouse, round da 600mila euro
Le altre startup
Alta la qualità delle altre startup giunte in finale. Un processo di selezione su centinaia di candidature condotto in maniera rigorosa che ha complicato il compito dei giurati. Non mancano progetti interessanti. Come Kampaay, piattaforma digitale “event as a service” che consente di organizzare convention aziendali, in presenza o virtuali. Sul sito si incontrano domanda e offerta, superando i mal di testa di un settore ancora, per molti versi, analogico: si scrive una mail, si richiede un preventivo, si sceglie l’offerta migliore. Trenta le persone un squadra tra Italia e Svezia; l’obiettivo è arrivare a cinque paesi entro il 2023.
Restiamo nell’ambito delle piattaforme con Futurely, che offre aiuto ai ragazzi nell’orientamento post diploma con questionari interattivi e sessioni video, mentre Endelea è un brand di moda etica che produce in Tanzania capi pensati a Milano. Farmelody, invece, studia il microbioma intestinale con l’aiuto di cloud e big data: una frontiera emergente che, secondo i giovani fondatori, potrebbe contribuire a migliorare le tecniche di allevamento.
Ridurre la sovrappesca con gli insetti
Ma la sorpresa dalla serata è l’applauditissima Ittinsect, vincitrice del premio Sostenibilità, assegnato nei giorni scorsi. “Un quarto della pesca globale è destinato a mangimi” racconta il ceo Alessandro Romano, “e il 50% del pesce che mangiamo proviene da acquacoltura”. Per nutrire gli esemplari si utilizano farine di pesce “che noi vogliamo sostituire con insetti e sottoprodotti agricoli” prosegue. Per una spigola da allevamento da un chilo ne servono quattro di sardine: “I nostri mari non possono dare di più”. Lo sa bene lui, che va in barca e con un amico ha tentato la traversata da Venezia a Creta in un catamarano senza cabina. I prossimi, decisivi mesi saranno quelli dell’ingresso sul mercato.