Ecco 5 punti per avviare progetti didattici con lo scopo di diminuire il rischio di abbandono scolastico
Il ruolo della tecnologia nella scuola italiana non è ancora ben delineato. C’è chi la considera un’alleata vincente per veicolare meglio i contenuti; altri la considerano un mezzo attraverso il quale gli studenti riescono ad esprimersi meglio; altri ancora la considerano solo un impiccio o un grattacapo in più. Colpevolmente, si pensa quasi sempre alla didattica supportata dalle TIC (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione) come qualcosa che si possa attuare solo in contesti d’élite, rivolta un pubblico allo stesso tempo creativo, competente ed estremamente disciplinato.
I vantaggi per gli studenti a rischio
Al di là dell’oceano invece, dove i cosiddetti “studenti a rischio” sono decisamente numerosi (e con rischio s’intende non solo l’ abbandono scolastico , ma anche la criminalità ed i vari percorsi autodistruttivi), gli studiosi iniziano a raccogliere dati interessanti su come la tecnologia all’interno delle aule possa fornire un valido aiuto per tenere lontano questi giovani da conseguenze troppo pesanti per la loro età. La Alliance for Excellent Education ed il Stanford Center for Opportunity Policy in Education, dell’omonima università, hanno pubblicato un interessante rapporto dal titolo Using Technology to Support At-Risk Students’ Learning.
La tecnologia aiuta l’apprendimento
Nonostante quello che si possa pensare dei ricchi Stati Uniti, i colleghi a stelle e strisce che lavorano in scuole di quartieri ad alto tasso di povertà denunciano che solo il 3% dei loro studenti riesce ad avere accesso ad una qualsiasi forma di tecnologia, mentre la media del paese si attesta al 52%. Cifre che lasciano a bocca aperta, ma non troppo distanti da alcune realtà italiane. I ricercatori, tuttavia, hanno notato che da quando le scuole hanno trovato il modo di far utilizzare strumenti tecnologici a questi alunni, i loro rendimenti scolastici hanno registrato un notevole miglioramento.
5 punti per lavorare con la tecnologia in classe
Gli esperti hanno sintetizzato in cinque punti ciò che ogni scuola che voglia avviare progetti per diminuire il rischio di abbandono scolastico farebbe bene a ricordare:
- Il rapporto alunno/tecnologia dovrebbe essere, per quanto possibile, di 1:1, così da valorizzare l’individuo e supplire alla mancanza di mezzi da parte della famiglia;
- La scuola dovrebbe poter assicurare una connessione veloce, in modo da ottimizzare i tempi ed abbattere la frustrazione del mancato accesso a casa;
- Ogni livello del sistema educativo (a partire dallo Stato, fino ad arrivare al singolo istituto) dovrebbe privilegiare tutti quegli strumenti tecnologici che favoriscono alti livelli d’interattività ed impegno, rendendo la conoscenza disponibile in forme multiple, non solo attraverso i libri di testo;
- I piani di studio dovrebbe prevedere che gli studenti non solo siano in grado di utilizzare la tecnologia come strumento d’apprendimento, ma anche come mezzo per creare nuovi contenuti;
- Insegnanti ed educatori dovrebbero progettare ambienti di apprendimento ibrido, caratterizzati sia momenti di lezione frontale, sia da ricerche autonome dei contenuti nei quali l’adulto fa da tutor, coadiuvando successivamente l’interazione tra studenti.
Dei precetti che potrebbero andare bene anche in contesti d’eccellenza, e che non si distanziano dalla strada tracciata dai massimi esperti di didattica digitale. Ovviamente, concludono i ricercatori, senza una progettazione efficace, un’adeguata formazione specifica e senza un investimento da parte dello Stato, soprattutto per fornire connessioni veloci in tutte le scuole, tutto diventa più difficile, se non impossibile.
In questa prospettiva gli USA assomigliano molto all’Italia, ma purtroppo quando si parla di scuola, il proverbiale “mal comune, mezzo gaudio” non consola nessuno.