“Con prodotti 100% tailor made aiutiamo l’artigianato locale e soddisfiamo le richieste dei clienti”. Anche se si è piccoli si può diventare grandi, facendo squadra: la ricetta di Lorenzo Colucci, cofounder di Ad Hoc Atelier, giovane piattaforma che ospita solo artigiani che riducono al minimo gli sprechi e incoraggiano la creatività
Il settore del fashion sta vivendo una vera e propria rivoluzione. Con le nuove tecnologie e strumenti hi-tech avanzati c’è chi riesce a risparmiare sulle materie prime soddisfacendo a pieno le esigenze dei clienti. Partendo da questo concetto e portando avanti proprio questa mission è nata Ad Hoc Atelier, la startup cofondata dai giovanissimi Lorenzo Colucci e Giovanni Friggi in tempi di lockdown e pandemia. Li abbiamo intervistati per cercare di capire come la loro azienda è riuscita a sopravvivere ai tempi difficili del Covid affermandosi, successivamente, come modello vincente che non soltanto diffonde il made in Italy a livello globale ma supporta l’artigianato locale.
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Lorenzo, voi siete nati proprio nel bel mezzo della pandemia, vero?
Esatto, a marzo 2020, durante la prima quarantena: io e Giovanni frequentavamo lo stesso Master a Barcellona condividendo appartamento e sogni. Poi l’estate ha bussato alla porta. Avevamo bisogno di vestiti made in Italy, camicie di lino e costumi da bagno. Oltre ai marchi di lusso, ci siamo resi conto che i nostri marchi di fiducia, locali e artigianali non vendevano online. Saremmo dovuti tornare in Italia, ma non è andata così. Abbiamo iniziato a lavorare su una piattaforma per far conoscere gli artigiani italiani nel mondo. Perché ci sono molte produzioni tradizionali ed etiche valide che hanno soltanto bisogno di visibilità. Così è nata Ad Hoc Atelier.
Quale è la vostra mission?
Rispettare i nostri marchi e i nostri clienti è il nostro obiettivo. Allo stesso tempo andiamo cercando brand etici, locali e artigianali. Dopo una nostra attenta valutazione, selezioniamo i prodotti da inserire sulla nostra piattaforma, creando un e-commerce di brand che sviluppano prodotti 100% tailor made.
Cosa comporta quanto hai appena spiegato?
Questo permette all’azienda di risparmiare sulle materie prime, la produzione e lo stock, e al cliente di avere un prodotto che soddisfi al 100% le sue esigenze. Con Ad Hoc Atelier non vogliamo soltanto diffondere il made in Italy ma anche far conoscere tutte quelle PMI locali che hanno bisogno di visibilità, sostenendo l’artigianato locale.
“Ad Hoc Atelier vuole diffondere il made in Italy e sostenere l’artigianato locale”
Quali criteri di selezione adottate nella scelta dei brand?
Ogni prodotto deve essere di alta qualità; accuratamente realizzato a mano da artigiani italiani e deve soddisfare criteri e valori di eticità, all’interno di un settore che richiede una sempre maggiore trasparenza che passa attraverso tutta la filiera. Ospitiamo solo artigiani che riducono al minimo gli sprechi e incoraggiano la creatività offrendo più di 500 prodotti personalizzabili: dai portatovaglioli a borse e gioielli. Sinora abbiamo visitato più di mille laboratori e testato più di 200 artigiani; attualmente lavoriamo con 40 di questi e ora puntiamo ad avere con noi gli artigiani migliori d’Italia.
“Lavoriamo con 40 artigiani e puntiamo ad avere con noi i migliori d’Italia”
Dove si trovano gli artigiani che sono presenti su Ad Hoc Atelier?
Un po’ in tutta la penisola. Crediamo che ogni regione abbia le sue peculiarità: la Toscana è un’eccellenza per quanto riguarda le concerie; a Como troviamo il miglior distretto del cotone e della seta mentre Biella è nota per il cachemire e per la maglieria. Non vogliamo concentrarci soltanto su certe regioni; crediamo che questo sia debilitante anche perché la fascia di prezzo medio alta rispecchia a 360 gradi il valore del prodotto.
Come riuscite a ridurre i consumi?
Siamo un marketplace 100% tailor made: offriamo prodotti che sono concepiti per il singolo cliente una volta ricevuto l’ordine. Questo permette di ridurre gli sprechi. Non abbiamo né un magazzino né uno stock ma le consegne avvengono, comunque, rapidamente, gratuitamente e in massimo 14 giorni, perché ci affidiamo alle mani esperte di artigiani che questo lavoro lo fanno da decenni. Il reso, inoltre, è gratuito.
Operate nel B2B o anche nel B2C?
Entrambi. Per quando riguarda il B2B vendiamo ad aziende e hotel, aiutandoli a rendere l’esperienza degli ospiti ancora più esclusiva con regali pensati ad hoc. Il B2B ci permette di ampliare ancora di più il nostro raggio di azione estendendo le categorie prodotto e rendendo sempre più facile la personalizzazione. La strada è quella che va verso l’automatizzazione dell’intero processo, che passa attraverso la tecnologia. Per quanto riguarda il settore B2C, vendiamo principalmente all’estero – circa il 90% dei nostri prodotti. In particolar modo, i nostri mercati di riferimento sono quello tedesco, svizzero, austriaco, del Medio Oriente e americano.
“Stiamo andando verso l’automatizzazione dell’intero processo”
Quale è il vostro target di riferimento e quale la vostra catena di distribuzione?
Per il 70% i nostri clienti sono donne di età media tra i 30 e i 50 anni. La sede di Ad Hoc Atelier è a Milano ma i nostri artigiani sono dislocati in tutta Italia e grazie a una forte rete logistica che ci supporta riusciamo a consegnare i prodotti in tempi rapidi a livello globale.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Nel B2C l’obiettivo è quello di ottimizzare il catalogo; renderlo interessante ma non esclusivo in termini di prezzo perché non vogliamo operare nel mercato del lusso. Andremo anche ad ampliare il nostro team. Attualmente, oltre a me e Giovanni, a lavorare in Ad Hoc Atelier ci sono: Matteo Todisco, che si occupa di Comunicazione; Tommaso Certo per quanto riguarda il nostro comparto finanziario e Carlotta Pomatti, la nostra social media manager. Ora vorremmo implementare di più il nostro apparato tecnologico e commerciale.