Teorico del management, inventore del Business Model Canvas, Alex Osterwalder, è un consulente di fama mondiale sul tema dell’innovazione dei modelli di business. Ha scritto diverse produzioni, tra cui il bestseller internazionale “Creare modelli di business” e “Come creare aziende invincibili” e da più di 20 anni aiuta le aziende a rispondere alle difficoltà. Abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con lui proprio sul tema oggetto del suo ultimo libro e molto altro. Ecco che cosa ci ha detto.
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Come è nata la tua passione per l’imprenditoria?
Mi è sempre piaciuto creare cose, metterle insieme non necessariamente per venderle. Quando ero giovane, credo semplicemente di aver amato inventare cose che non erano mai state fatte prima. Ho imparato molto più tardi cosa significa essere un imprenditore e ho pensato che la cosa migliore fosse lavorare insieme a un team a un progetto. Sono andato a scuola di business, avevo interesse a combinare l’informatica con il commerciale con i sistemi informativi di gestione.
Poi che cosa è successo?
Un giorno, con i miei figli, abbiamo dato vita a “Biz for Kids”, un fumetto per promuovere l’imprenditorialità. Mi sono chiesto: “Come posso insegnare ai miei figli l’imprenditorialità?”. Non mi interessa se diventeranno imprenditori, ma voglio che sappiano come muoversi, e ho pensato che la cosa migliore da fare fosse lavorare insieme a un progetto. Quel progetto si è poi trasformato in una campagna su Kickstarter, abbiamo raccolto 50.000 dollari, abbiamo sperimentato cose nuove e abbiamo persino creato un’azienda in Svizzera. E ricordo che mia figlia mi diceva: “Papà, adoro la parte creativa ma odio vendere”. Io le rispondevo: «Gli imprenditori devono vendere, giusto? Quindi non si tratta solo di costruirlo. I grandi imprenditori sono anche grandi venditori». Tutto è nato così, ci siamo divertiti molto a farlo.
Quali sono le caratteristiche che le aziende devono avere per risultare “invincibili”?
Fondamentalmente, ce ne sono tre. La prima è che non credono di essere invincibili. Quindi, quello che fanno è reinventarsi costantemente. I grandi innovatori non aspettano mentre sono al picco del successo e non pensano solo a prodotti, tecnologia e servizi, ma al modello di business. Prendiamo ad esempio Apple: perché è diventata così popolare? Non soltanto perché fanno solo ottimi telefoni, ma per l’intero sistema. Sull’app store, milioni di sviluppatori creano contenuti e, una volta che sei nell’ecosistema Apple, è difficile uscirne. Domani tu potresti fare il miglior telefono del pianeta ma, probabilmente, non saresti in grado di competere con Apple, iOS o Android. Infine, è la capacità di pensare oltre i confini del settore. La differenza la fa il modello di business nel suo senso olistico, dove tutte le diverse parti si alimentano a vicenda.
Con quale idea e missione ha preso forma il Business Model Canvas?
In realtà tutto è iniziato con una tesi di dottorato. Il mio collega e amico, Yves Pigneur, voleva sostituire il classico business plan perché pensava che non funzionasse davvero. Allora ho iniziato a lavorarci e ci ho scritto una tesi. Si chiama “Business Model Ontology”, e da questo è nato il “Business Model Canvas”. Io avevo una piccola società di consulenza insieme al mio amico Stefano Mastroiacomo: abbiamo disegnato su una lavagna il modello ed eccolo lì! Poi, abbiamo pubblicato il libro “Business Model Generation” ma non avremmo mai pensato che milioni di persone, letteralmente, in tutto il mondo, avrebbero iniziato a usarlo.
Quale consiglio daresti a un neoimprenditore che si avvicina a questo mondo in costante evoluzione?
Di non concentrarsi soltanto sulla fattibilità e sulla tecnologia mentre deve capire chi sarà il cliente e quale sarà il “lavoro, dolore e guadagno”. A me piace riassumere così questi 3 concetti. Una volta capito questo, allora propone una soluzione, però prima si devi chiedere: “Quanto potrebbero pagarmi i clienti per questo? Hanno già un budget?”. A quel punto, si parla di fidelizzazione e solo allora ci si concentra davvero sulla fattibilità. Deve costantemente evolversi e quando tutto ciò che sta cercando di fare non funziona, allora deve fermarsi, che non vuol dire arrendersi, ma concentrarsi su altro, spostare il focus.
Quali progetti hai in mente per il futuro?
In questo momento, solo uno: scalare Strategizer. Eravamo una società di consulenza e stiamo trasformando tutto questo in programmi di innovazione che oggi vendiamo, oltre a sviluppare altri progetti. In futuro, si potrà utilizzare la nostra piattaforma in qualsiasi settore, dalle risorse umane alla sanità, ovunque tu abbia bisogno di implementare un processo e una metodologia, la Strategizer ci sarà.