Tra i dieci punti che meritano un’attenzione centrale ci sono: il team; il processo di validazione; la capacità di attrarre fondatori; il controllo; la specializzazione e il focus; l’allineamento tra studio e investitore; il ruolo del founder; la divisione equa delle quote; la capitalizzazione; la proprietà degli investitori
Quali sono i vantaggi di investire in Startup Studio? E quali i rischi?Mamazen, lo startup studio torinese, è autore di una guida, dal titolo “Redesigning Entrepreneurship”, realizzata insieme a Savvy TinkersStudios e Venture Studio Associates, con il supporto di GSSN e Studiohub, che individua dieci punti chiave a cui prestare attenzione per compiere una scelta sicura nel momento in cui si decide di investire in uno Startup Studio. Una guida utile a investitori e startup. Scopriamo i dettagli.
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Il decalogo di Mamazen
Tra i dieci punti che meritano un’attenzione centrale da parte degli investitori in Startup Studio ci sono: il team; il processo di validazione; la capacità di attrarre fondatori; il controllo; la specializzazione e il focus; l’allineamento tra studio e investitore; il ruolo del founder; la divisione equa delle quote; la capitalizzazione; la proprietà degli investitori. Se, infatti, da un lato gli Studios adottano rigorosi approcci di riduzione del rischio che può portare le startup create a raggiungere round
in investimento in tempi molto più rapidi rispetto alle startup tradizionali, dall’altro le complessità operative e di processo che li caratterizzano non sono per niente banali e si tratta di fasi a cui l’investitore deve prestare una particolare attenzione. Nel decalogo stilato da Mamazen con gli Startup Studio internazionali Savvy Tinkers Studios e Venture Studio Associates, e con il supporto di GSSN e Studiohub, i dieci punti oggetto di analisi da parte degli investitori sono:
- Il team e l’analisi delle capacità imprenditoriali e delle esperienze pregresse dei membri del team dello Startup Studio
su cui si vuole investire; - Il processo di validazione, seguendo diversi passaggi predefiniti che valutano l’opportunità rispetto a specifiche aspettative di performance prima di passare alla fase successiva;
- La capacità di attrarre fondatori (referral, annunci di lavoro, eventi);
- Il controllo delle decisioni e delle spese delle startup create. Se il controllo non è sufficiente, lo Studio non sarà, infatti, in grado di aiutare le startup a evitare gli errori; per contro, invece, se il processo di controllo è eccessivo, i migliori fondatori saranno restii a sentirsi parte del deal. Gli investitori dovrebbero capire se lo Studio ha un controllo
sufficiente per evitare i passi falsi più comuni, come le spese eccessive e un’erronea valutazione delle opportunità, e in che modo il controllo torna al founder una volta che la startup è avviata; - Specializzazione e focus (corporate venture building, venture building classico, eccetera). La focalizzazione aiuta a tenere snello
l’organico, consente di ottimizzare i processi, incoraggia lo sviluppo di competenze verticali e stimola la creazione di un network di valore. Gli investitori dovrebbero verificare come lo Studio è sufficientemente specializzato al fine di ridurre il rischio; - Allineamento tra Studio e investitore per garantire che i suoi interessi siano in linea con quelli dei suoi investitori. Lo Studio dovrebbe iniziare a percepire un ritorno economico solo dopo che l’investimento originale è stato ripagato. Queste realtà, infatti, spesso addebitano alle società create i servizi forniti per compensare i maggiori costi del modello. Uno Studio che si sforza di generare un flusso di cassa positivo attraverso le attività operative non ha gli incentivi giusti per creare valore alle società partecipate.
- Il ruolo del founder. A seconda del tipo di Studio che un investitore sta valutando, la due diligence deve concentrarsi su ulteriori aspetti specifici del modello di business: se lo Studio stesso ricopre il ruolo di fondatore delle startup create, è necessario indagare sul processo di ideazione, validazione e reclutamento del team e del co-founder. Se lo Studio agisce, invece, come co-fondatore, gli investitori dovrebbero considerare come ogni idea viene reperita e valutata in base alla possibilità di raggiungere una exit. Se, infine, agisce come rifondatore, si deve prestare maggiore attenzione al processo di valutazione degli asset e delle tecnologie comprate, a quello di reperimento di nuovi fondatori, investitori;
- Divisione equa delle quote. Non esistono regole fisse per la suddivisione delle quote che uno Studio dà ai co-fondatori. Tuttavia, la quota di capitale che ogni Studio ha deve essere ben bilanciata per mantenere i co-fondatori ingaggiati e garantire un buon ritorno agli investitori dello Studio. Anche il track record dello Studio, il settore su cui si concentra e l’ecosistema locale avranno un ruolo nel determinare la
ripartizione delle quote che sia ragionevole. Gli investitori devono prestare molta attenzione in fase di due diligence alla ripartizione delle quote fra le parti; - Capitalizzazione. Creare startup è costoso. Secondo un rapporto pubblicato da GSSN, il budget medio annuale (dati USA) è di 2,3 milioni di dollari per uno Studio esperto e di 800.000 dollari per uno emergente (Startup Studio Industry Report 2021, Studiohub). In genere, uno Studio non vedrà un ritorno per almeno cinque anni e ciò significa che deve essere ben capitalizzato o avere una strategia efficace di raccolta
fondi. Gli investitori devono comprendere le esigenze di capitalizzazione dello Studio a seconda della sua geografia, la strategia di finanziamento futura e, soprattutto per quelli emergenti, il modo in cui intendono affrontare il reperimento dei fondi necessari; - Proprietà degli investitori. Un investitore deve essere sicuro che lo Studio sia in grado di garantire rendimenti soddisfacenti. In generale, possiamo dire che un buon obiettivo per un investitore è avere il 20% di quote di una startup a prescindere dalla struttura dello Studio.