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In Italia sono ancora un nicchia. Ma sempre più aziende si adeguano agli obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’ONU
L’aggettivo più comune affiancato a startup è digitale. Da piccoli team e grandi idee sono sbocciate rivoluzioni grazie ad app di cui non potremmo più fare a meno nella vita di tutti i giorni. Se è vero che le aziende innovative non possono disinteressarsi dell’online, d’altra parte il focus di founder e imprenditori si sta spostando verso altre mission, altrettanto importanti sia in termini di awareness sia di concretezza. La sostenibilità, intesa sotto molteplici aspetti, è un contenitore di sfide, dentro cui le startup a impatto – ecco l’altro elemento di cui potremmo sentire parlare sempre di più – trovano anzitutto problemi da risolvere per il bene del territorio e della comunità. GoBeyond, la call for ideas di Sisal che stiamo raccontando su StartupItalia e a cui è possibile iscriversi entro il 31 ottobre, è in cerca proprio di questi profili.
Quante sono le startup a impatto?
Come ci ha spiegato il project manager Davide Orfanelli, sempre più startup inseriscono nei pitch di presentazione l’adesione del proprio business a uno o più obiettivi dell’Agenda 2030. Sono i cosiddetti Sustainable Development Goals, 17 sfide che 193 governi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno sottoscritto nel 2015. A loro volta queste contengono diversi dei 169 target complessivi che, una volta soddisfatti, renderebbero l’ambiente, la società e l’economia più equi. In ordine sparso, andiamo dunque a sondare alcuni di questi obiettivi, raccontandovi tecnologie, servizi e idee che stanno cambiando il mondo. Ma prima qualche dato su quella che al momento è ancora una nicchia: le startup a impatto sociale, fotografate dal Social Innovation Monitor, sono quasi 500 in Italia. Piccoli o piccolissimi team (il numero medio di dipendenti è 1,4) che fronteggiano sfide epocali. Stando ai dati più recenti il ricavo medio annuo di queste aziende è superiore a 112mila euro.
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Dopo un’estate trascorsa a commentare, impotenti, l’emergenza della siccità, l’autunno sembra aver messo in secondo piano una questione che non conosce stagionalità. Tra i punti dell’Agenda 2030, l’obiettivo 6 si chiama proprio “Acqua pulita e servizi igienico sanitari” e contiene tutta una serie di sfide e dati che richiedono soluzioni intelligenti e sostenibili. Tra il 1990 e il 2015, sono dati ONU, la proporzione di popolazione mondiale che utilizza migliori fonti di acqua potabile è salita dal 76 al 91%. Al di là dei comportamenti nei momenti di emergenza – come l’idea del razionamento – il contributo delle startup a impatto potrebbe arrivare da più vie: c’è l’educazione sui temi della sostenibilità, così come la tecnologia che faciliterebbe il risparmio di acqua a livello domestico, trasmettendo magari messaggi attraverso la gamification.
Il futuro ha bisogno di impatto
Sostenibilità non significa soltanto prendersi cura dell’ambiente e delle risorse. La qualità della vita delle persone gioca un ruolo determinante e la parità di genere è una sfida a cui tutti i Ceo e Founder devono porre attenzione. Se l’Agenda 2030 chiede di “garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica”, ciò significa che una startup non può non considerare come prioritaria la parità di genere nel team. Uno dei più recenti rapporti del Ministero dello Sviluppo Economico sull’ecosistema startup, ha rilevato che “le startup innovative con una prevalenza femminile – ossia, in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne – sono 1.962, il 13,4% del totale, a fronte del 20,6% osservato prendendo in esame l’universo delle neo società di capitali”.
L’obiettivo 14 dell’Agenda 2030 è “Vita sotto l’acqua” e ITTINSECT, una delle due startup vincitrici dell’edizione 2021 di GoBeyond, è focalizzata proprio sull’acquacoltura sostenibile, nata per rispondere a uno sfruttamento dannoso degli ambienti marini su cui pesa la pesca intensiva. Secondo l’ONU la quota globale delle risorse ittiche che vivono in condizioni di sostenibilità biologica è scesa dal 90% (1974) al 67% (2015). La startup ha sostituito dunque i tradizionali mangimi estratti dalla fauna marina con altri ricavati dalla farina di insetti. L’altra vincitrice è stata YSI, assistente vocale con intelligenza artificiale in grado di semplificare e rendere più efficace il processo di raccolta dati dai pazienti durante le ricerche cliniche. A questo proposito è utile citare l’obiettivo 3 “Salute e benessere”, in cui il ruolo della tecnologia può accelerare il raggiungimento di numerosi traguardi. Tante altre sono le sfide e le urgenze che si possono trovare nell’Agenda 2030, traendo spunto dai problemi per studiare soluzioni, mettere in discussione l’esistente e, infine, innovare.